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Quasi chiusa la lista dei ministri
ma rimane vacante la poltrona di via Arenula

di STEFANO CALICIURI

[05 mag 08] In attesa di salire al Colle per ricevere l’incarico governativo, Silvio Berlusconi ha nominato il nuovo coordinamento politico di Forza Italia che, sostituendo il binomio Bondi-Cicchitto, dovrà traghettare il movimento azzurro all’interno del Popolo della Libertà. Denis Verdini, nato a Fivizzano (Massa) l’8 maggio 1951, laureato in Scienze Politiche, è dottore commercialista e docente di Storia delle dottrine economiche all’università Luiss di Roma e presidente del Credito cooperativo fiorentino, ha nelle mani quindi la pesante eredità di Sandro Bondi, con un’ulteriore zavorra: conciliare le differenti anime rappresentate in Forza Italia, portandole al congresso costituente del Pdl previsto ad ottobre senza troppi “traumi”. Roberto Formigoni, uscito dalla rosa ministeriale per restare a capo della Regione Lombardia, ha invece ottenuto la vicepresidenza di Forza Italia: di fatto, Silvio Berlusconi lo ha innalzato a numero due del partito. Quasi un premio-fedeltà per non aver abbandonato la Regione Lombardia proprio alla vigilia dell’Expo, anteponendo gli interessi politici e collettivi alle ambizioni personali.

Lasciando una casella libera all’interno del puzzle ministeriale, la corsa alla poltrona vuota è entrata nel vivo. Sia la Lega che Alleanza nazionale vorrebbero un ministro in più rispetto a quanto pattuito alla vigilia elettorale: i posti ad oggi vacanti sono quelli di via Arenula e del ministero del Welfare. Le due nomine sono, ovviamente, legate e complicate dal fatto che, a quanto pare, nessuno vuole andare ad occupare il posto che già fu di Martelli, Castelli e Mastella. Nei giorni scorsi si parlava di Marcello Pera, ma Silvio Berlusconi vorrebbe evitare di lanciare in prima linea l’ex presidente del Senato, riservandolo invece a ruoli più istituzionali e bipartisan. Alleanza nazionale insiste invece per avere il ministero del Welfare, già assegnato a Gianni Alemanno prima della clamorosa vittoria alle comunali di Roma. In un primo momento, su suggerimento del neo sindaco della capitale, sembrava essere Alfredo Mantovano il papabile per occuparsi di lavoro e stato sociale, ma a stretto giro di posta, attraverso un comunicato stampa, An ha sterzato sul nome di Andrea Ronchi.

Silvio Berlusconi giurerà di fronte Giorgio Napolitano il prossimo 9 maggio, e con lui anche i componenti della squadra di governo. La legge prevede che non si possano superare i sessanta componenti, di questi dovrebbero essere 12 i ministri con portafoglio, più altri quattro senza. Tra i nomi già sicuri compaiono quelli di Roberto Maroni agli Interni, Franco Frattini agli Esteri, Ignazio La Russa alla Difesa, Claudio Scajola alle Attività produttive, Giulio Tremonti all’Economia, Maria Stella Gelmini all’Istruzione, Sandro Bondi ai Beni culturali. Conclude la lista dei sicuri Luca Zaia, quarantenne leghista trevigiano, che si occuperà di politiche agricole. Prima delle elezioni a Michela Vittoria Brambilla fu promesso il ministero all’Ambiente ma è lo stesso a cui punta Stefania Prestigiacomo, non soddisfatta di vedersi nuovamente assegnata alle Pari Opportunità (ministero senza portafoglio) nonostante gli anni di esperienza già maturati in quasi quindici anni di Parlamento. Ecco che allora il nome della siciliana potrebbe essere abbinato al ministero della Salute, ma in questo caso le resistenze giungerebbero proprio dal suo stesso partito, Forza Italia, dove sono in molti a non aver dimenticato le posizioni assunte da Prestigiacomo in occasione dei referendum sulla procreazione assistita.

I ministeri senza portafoglio sono stati invece assegnati senza problemi già da tempo: due di essi andranno alla Lega (Bossi alle Riforme e Calderoni all’Attuazione del programma), quattro a Forza Italia (Raffaele Fitto agli Affari regionali, Lucio Stanca all’innovazione, Angelino Alfano alla funzione pubblica e Paolo Bonaiuti ai Rapporti col parlamento), oltre a Gianfranco Rotondi agli Affari sociali. In questa settimana sarà redatta anche la lista completa dei sottosegretari (che, per la verità, sta dando molti meno problemi rispetto a quella dei ministri e dovrebbe essere già chiusa) e, in sede di riunione di gruppo parlamentare, quella delle presidenze delle commissioni.


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