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[05 mag 08]

Più Balladur e meno Attali

Nel bene come nel male, è forse un esercizio opportuno per il centrodestra appena vincitore in Italia guardare al di là delle Alpi: per somiglianza o per differenza, infatti, non pochi aspetti dell'esperienza francese dell'ultimo anno possono tornare assai utili anche da noi. Intanto, le due Commissioni volute da Sarkozy. A mio avviso, ha ragione Silvio Berlusconi nel ritenere piuttosto sopravvalutata la Commissione Attali, che, in fondo, non ha partorito granché: nonostante la vasta eco e la grande azione promozionale ricevuta - con un pizzico di provincialismo - anche dalla stampa italiana, si tratta solo di misure di leggera liberalizzazione, mai in grado di intaccare i punti nevralgici dello statalismo francese. Da questo punto di vista, vede giusto Gaetano Quagliariello, quando invita a considerare con maggiore interesse la Commissione Balladur, più centrata sugli aspetti istituzionali: e, nel metodo così come nel merito, sarebbe forse il caso di far tesoro di quest'ultimo esempio, a partire dal tema elettorale di cui questa rubrica si è occupata la scorsa settimana.

Ma la “lezione francese” non finisce qui. Infatti, l'enorme fiducia e il largo mandato conferito dagli elettori a Berlusconi somigliano, per molti versi, alla vittoria landslide ottenuta a suo tempo - altrettanto meritatamente, e contro avversari altrettanto ripiegati nella conservazione - dal presidente francese. Il quale Sarkozy, oggi, vive un momento difficile (del quale pagherà il conto, probabilmente, il primo ministro Fillon): e non a causa di un eccesso, ma forse ad un difetto di rupture. Insomma, sembra esserci una distanza sensibile, un décalage tra le attese suscitate dalla campagna elettorale e i meno scintillanti risultati di questo primo anno di governo.

Ed è proprio questo il rischio maggiore anche da noi: ora, è vero che Berlusconi ha avuto l’accortezza e l’onestà intellettuale, prima del voto, di dire la verità e di prevedere tempi difficili per il paese; è però anche vero che l’attesa degli italiani è comunque grande, mentre, sul versante opposto, il vecchio establishment non attende altro se non di poter “constatare” le prime difficoltà dell’esecutivo. Una ragione di più, quest’ultima, per costruire un governo che sia davvero di grande livello e fortemente innovativo. E’ l’auspicio che da queste colonne desidero anch’io rilanciare, mentre si apre una settimana decisiva. Buon lavoro, dunque!

 

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