Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

L'indipendenza del Kosovo divide il mondo
di RODOLFO BASTIANELLI

[02 lug 08] La dichiarazione di indipendenza del Kosovo non è stata accolta ovunque in maniera favorevole. Oltre ai già noti no di alcuni importanti Paesi europei, infatti, anche al di fuori del nostro continenente esistono posizioni molto critiche, o quantomeno prudenti, in merito al riconoscimento della sovranità di Pristina.

In America del Sud si sono opposti il Brasile, che riconoscerà il Kosovo solo se lo farà la Serbia, l’Argentina, il Venezuela e la Bolivia, le quali hanno espresso il loro veto o in ragione di questioni interne oppure per ostilità verso gli Stati Uniti, come nel caso di Caracas. Se infatti per Buenos Aires l’indipendenza del Kosovo costituisce un precedente in grado di indebolire le sue aspirazioni a raggiungere un’intesa sulla questione delle Falkland e per La Paz la secessione kosovara è paragonabile alle istanze autonomiste avanzate dalle quattro regioni orientali più ricche, per Chávez, invece, gli Stati Uniti attraverso il Kosovo stanno solo tentando di indebolire la Russia. Nel continente africano va ricordato il no del Sudafrica, in quanto per Pretoria l’indipendenza del Kosovo violerebbe il principio giuridico internazionale che garantisce il rispetto dell’integrità territoriale degli Stati.  Tra i Paesi asiatici va segnalato il no della Cina. Anche se ufficialmente Pechino ha motivato la sua contrarietà con il fatto che l’indipendenza kosovara può destabilizzare la regione balcanica e porre a rischio il tentativo di ricostruire una società multietnica, dietro la posizione del governo cinese vi è soprattutto il timore che il Kosovo crei un precedente che in futuro potrebbe essere applicato alle regioni dove più sono forti le spinte autonomiste, quali il Tibet, il Sinkiang e, soprattutto, Taiwan. E proprio il fatto che quest’ultima si sia espressa a favore del riconoscimento, sottolineando come il principio dell’autodeterminazione sia fissato dalla carta delle Nazioni Unite, ha ulteriormente irritato il governo di Pechino, secondo il quale Taipei non ha nessun diritto ad esprimersi sulla questione essendo una provincia cinese. Tuttavia, va sottolineato come il Kosovo si sia astenuto dal riconoscere a sua volta Taiwan, auspicando anzi, attraverso un dirigente del Partito democratico del Kosovo (Pdk), l’avvio di rapporti diplomatici con Pechino.

Non si è poi ancora espresso il più popoloso Paese musulmano del pianeta, l’Indonesia, che durante i lavori della conferenza islamica tenutasi a marzo si è opposto ad un documento proposto dalla Turchia nel quale si invitava a sostenere l’indipendenza del Kosovo. Tuttavia, nonostante la comune appartenenza religiosa con i kosovari, il governo indonesiano non si è si dichiarato in favore del riconoscimento considerando la questione un problema etnico e non religioso: un atteggiamento prudente dettato anche dalla presenza di movimenti secessionisti nella regione di Aceh e nell’Irian Jaya. Ed anche altri due importanti Paesi islamici dell’Asia, la Malaysia ed il Pakistan, pure se inizialmente avevano salutato con favore l’indipendenza del Kosovo, non hanno ancora riconosciuto formalmente il nuovo Stato. Per il governo malaysiano alcuni aspetti della situazione devono essere ulteriormente approfonditi, mentre il prudente atteggiamento pakistano, secondo alcuni analisti, sarebbe dettato dal fatto che Islamabad si trova a fronteggiare le aspirazioni separatiste delle aree tribali confinanti con l’Afghanistan e degli sciiti del Belucistan. Un’analoga posizione di attesa ha assunto l’India, che da un lato non ha voluto irritare le nazioni musulmane negando apertamente il riconoscimento al Kosovo, ma dall’altro però con il suo silenzio non ha inteso offrire spazio alle aspirazioni secessioniste del Kashmir ed a quelle degli altri movimenti presenti nelle zone nord-orientali del Paese. Sulla stessa linea si sono poste le Filippine, impegnate da tempo a fronteggiare gli attentati dei separatisti musulmani nell’arcipelago di Mindanao, mentre per il no al riconoscimento si sono schierati la Nuova Zelanda, per la quale la proclamazione unilaterale d’indipendenza di Pristina costituisce un fattore di divisione sulla scena internazionale, il Vietnam e lo Sri Lanka, la cui opinione contraria risente della sua difficile situazione interna essendo il Paese da oltre trent’anni teatro di un conflitto tra le forze governative ed i guerriglieri Tamil che puntano a creare un loro Stato autonomo nel nord dell’isola.

Resta infine in sospeso anche la posizione della Thailandia, che ha dichiarato di voler attendere le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Diversi osservatori sottolineano però come la linea attendista di Bangkok sia dettata essenzialmente da considerazioni di politica interna, in quanto il governo thailandese si trova alle prese con la protesta della minoranza musulmana residente nelle zone meridionali del Paese che più volte è sfociata in azioni terroristiche. Tra i Paesi mediorientali, va registrato lo scetticismo di Israele, preoccupato che l’indipendenza unilaterale del Kosovo un domani possa spingere i territori palestinesi a prendere un’analoga decisione qualora dovessero fallire i negoziati sul loro status finale oppure a Gerusalemme si insediasse un governo contrario alle trattative di pace, senza contare che vi è anche chi ipotizza addirittura come la stessa popolazione araba israeliana potrebbe in futuro avanzare la stessa richiesta per quelle aree, quali la Galilea occidentale, dove è maggioritaria. Di tono contrario sono state poi le reazioni sia dell’Iran, per il quale con l’indipendenza kosovara si starebbe cercando solo di indebolire le Nazioni Unite e porre a rischio la stabilità dei Balcani, che della Libia, il cui segretario per gli Affari Europei si è schierato a fianco della Serbia ritenendo illegale la proclamazione d’indipendenza del Kosovo. Non ha ancora dichiarato, invece, se riconoscerà il nuovo Stato l’Egitto, che però alla conferenza islamica dello scorso marzo non ha votato il documento proposto dalla Turchia a sostegno del Kosovo invitando le parti a rispettare il diritto internazionale. Nonostante la comune appartenenza alla religione musulmana, tra i Paesi islamici per il momento solo Afghanistan, Senegal e Turchia hanno riconosciuto il neonato Stato balcanico, avendo gli altri  assunto una posizione di attesa oppure espresso il loro parere negativo all’indipendenza kosovara.

Ma anche all’interno dei Paesi che hanno riconosciuto l’indipendenza di Pristina non sono comunque mancate delle voci discordanti dovute proprio alla presenza di situazioni ritenute potenzialmente analoghe a quella kosovara. E’ il caso, ad esempio, del Canada, dove mentre il ministro degli Esteri Maxime Bernier ha precisato come quello del Kosovo costituisce un caso unico non assimilabile al Quèbec, i dirigenti del Parti Quèbecois hanno dichiarato invece che il modello kosovaro potrebbe proprio servire da esempio per favorire l’indipendenza della provincia francofona canadese. In proposito, uno dei parlamentari della formazione autonomista, parlando ad un’emittente televisiva canadese, si è spinto oltre aggiungendo che se il governo di Ottawa ha riconosciuto la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo dovrà accettare anche quella del Quèbec qualora questo decidesse di proclamare la sua piena sovranità. Ed allo stesso modo anche in Belgio nei mesi scorsi non erano mancate, soprattutto negli ambienti politici valloni, voci critiche all’indipendenza del Kosovo nel timore che questa potesse rafforzare le richieste autonomiste provenienti dalle Fiandre. Pure negli Stati Uniti, l’ex ambasciatore all’Onu John Bolton ha sottolineato le sue riserve sulla secessione del Kosovo, affermando come questa non solo contraddice quanto stabilito dalla risoluzione 1244, nella quale si afferma come lo status della regione può essere cambiato solo con il consenso del Consiglio di sicurezza, ma rappresenta un fattore di instabilità per tutta la regione balcanica in quanto potrebbe  spingere a ridisegnare attraverso criteri etnici e religiosi un gran numero di confini oppure favorire addirittura l’emergere del radicalismo islamico in Europa. Dopo aver proclamato l’indipendenza lo scorso 17 febbraio, il Kosovo ad oggi ha ricevuto il riconoscimento di 43 Stati, anche se appare comunque difficile per Pristina ottenere l’ammissione alle Nazioni Unite dato il veto che, con ogni probabilità, verrebbe posto dalla Russia e dalla Cina Popolare.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Cercasi garantisti. A sinistra
di Daniele Capezzone



Sarkozy alla prova dell'Europa
di Pierluigi Mennitti



Ma sarà davvero inflazione?
di Massimo Lo Cicero



La vita comincia
a 46 anni

di Barbara Mennitti



La commedia sexy all'italiana
di Domenico Naso



Mauro D'Attis,
un forum per gli amministratori

di Stefano Caliciuri