Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Insider trading: prevenire è meglio che curare
di ENRICO GAGLIARDI

[25 giu 08] Cosa avranno pensato i due ex manager di Bear Stearns quando gli agenti dell’Fbi si sono presentati per arrestarli con accuse pensantissime tra cui insider trading? Sicuramente qualcosa di non facilmente ripetibile visto quello che rischiano. I due sono rimasti coinvolti insieme a più di 400 persone in una maxi operazione sul fallimento dei fondi speculativi che ha innescato la crisi dei subprime. Qualora alla fine del processo venisse accertata la loro responsabilità i soggetti in questione rischiano uno fino a venti anni di carcere e l’altro addirittura il doppio. L’asprezza delle sanzioni è il frutto della riforma del diritto penale societario che ha interessato nel 2002 gli Stati Uniti: tutti ancora hanno nella memoria gli scandali economici (su tutti il crack Enron) che hanno coinvolto la finanza americana, con evidentissime ripercussioni sulla fiducia di tutto il mercato degli investitori. E’ proprio a seguito di quei dissesti che venne emanato nel 2002 il Sarbanes-Oxley Act, una normativa rigidissima per disciplinare i reati finanziari.

La durezza delle pene non deve affatto meravigliare considerando la logica americana sottesa al concetto di “mercato”. A dirla tutta, la tematica del diritto penale dell’economia rappresenta sempre di più un fenomeno di portata globale, che necessariamente coinvolge tutte le democrazie a capitalismo maturo. Non è infatti esente da un discorso del genere nemmeno il vecchio continente che nel 2003 ha approvato una direttiva denominata “Market Abuse” tesa proprio a disciplinare la materia tracciando delle linee normative comuni.

Il nostro Paese ha recepito la normativa europea attraverso le legge 62 del 2005 rimodellando, dunque, tutte quelle fattispecie sparse in vari testi di legge nazionali. Anche da noi la scelta di politica criminale è stata quella di un marcato inasprimento delle sanzioni ma con un tenore decisamente più basso di quelle d’oltreoceano. Proprio su questa materia, che anche da noi è sempre più attuale (basti pensare agli scandali Cirio e Parmalat) le polemiche politiche sono state piuttosto veementi. In molti, soprattutto a sinistra, hanno messo in dubbio l’effettività della disciplina italiana (frutto anche di altre riforme), giudicandola in molte fattispecie eccessivamente mite e dunque poco incline a qualificare in una forte accezione negativa tutto il disvalore di quelle situazioni legate non soltanto ai reati di matrice finanziaria ma anche a tutte quelle disposizioni concernenti le falsità documentali (è nota a tutti la feroce polemica circa la riforma del falso in bilancio approvata nel 2002 dal governo Belusconi). Un’analisi di opportunità però rivela alcune lacune nella visione che dell’argomento ha dato la politica: non si calcola per esempio che in questa materia “fare la faccia cattiva”, cioè prevedere come negli Stati Uniti una disciplina estremamente dura, non sempre porta benefici. E’ proprio in America infatti che il dibattito dottrinale sulla durezza del Sarbanes Oxley Act sta coinvolgendo parecchi esperti; secondo molti il perseguire incondizionatamente tutte le situazioni, anche le più piccole sta costando moltissimo, troppo, al legislatore. Un’analisi economica del diritto insomma sembrerebbe sconsigliare, in termini di opportunità, una repressione a tutto campo del fenomeno.

La questione è facilmente rapportabile anche in Italia dove, seppur in maniera sicuramente minore, i problemi restano i medesimi. Forse allora sarebbe opportuno spostare l’ambito di discussione incentrandolo sul problema dei controlli da parte delle autorità pubbliche di vigilanza. Gli scandali Cirio e Parmalat infatti nascono proprio da un discutibile operato dei principali organi deputati al controllo del mercato finanziario e bancario. Sarebbe allora meglio, piuttosto che prevedere sanzioni pesantissime, vigilare in maniera più stringente sulle attività degli organismi che operano sui mercati: la stessa direttiva europea si muove in tal senso, affidando per esempio alla Consob grandi poteri in ordine al monitoraggio degli strumenti finanziari quotati. Solo con controlli più serrati, solo con un’azione di concerto fra tutte le autorità pubbliche di vigilanza è possibile evitare danni catastrofici come quelli che hanno gettato sul lastrico migliaia di risparmiatori. Come al solito il problema non è quello di legiferare ulteriormente bensì di far rispettare ed applicare le norme già vigenti oltre ovviamente ad una giustizia penale che funzioni veramente, considerando che a cinque anni dal crack Parlmalat, di fatto, ancora non è iniziato il “vero” processo ai danni di Callisto Tanzi e dei suoi collaboratori.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



E bravo Giulio
di Daniele Capezzone



L'epopea dei Rosinenbomber
di Pierluigi Mennitti



Il Dpef scommette sulla crescita

di Massimo Lo Cicero



Italiani, più telefonini per tutti
di Barbara Mennitti



Guida estiva per cinefili disperati
di Domenico Naso



Sergio Calizza: coordiniamo le politiche giovanili
di Stefano Caliciuri