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Bruxelles pronta a varare la Partneship orientale
di GIUSEPPE MANCINI

[19 giu 08] Oggi e domani a Bruxelles, in occasione dell’ultima riunione durante la presidenza slovena, il Consiglio europeo discuterà della “Partnership orientale”. Il documento ufficiale che traccia le linee essenziali del progetto è stato già presentato in via preliminare ai ministri degli Esteri dei 27, il 26 maggio, congiuntamente dai rappresentanti della Polonia e della Svezia, Radosław Sikorski e Carl Bildt. L’obiettivo dichiarato è la creazione di una nuova e originale base istituzionale – simultaneamente bilaterale e multilaterale – per i rapporti tra l’Unione Europea e i suoi vicini orientali: Ucraina, Moldavia, Georgia, Azerbaigian e Armenia. Tutti Stati che, già membri del Consiglio d’Europa, potranno teoricamente aspirare un giorno a una piena integrazione nell’Ue. Ma verrebbero coinvolte anche la Bielorussia – solo però a livello tecnico e non politico (il regime autocratico del presidente Lukashenko è considerato a Bruxelles un ostacolo insormontabile) – e la Russia, quest’ultima limitatamente a progetti di cooperazione locale (ad esempio, quelli che interessano l’enclave di Kaliningrad).

La partnership orientale, in buona sostanza, trae ispirazione dal modello sperimentato con successo – ormai da alcuni anni – della “Dimensione settentrionale”: un forum, lanciato dalla presidenza finlandese nel 1997, che ha dato un grande impulso alla cooperazione transfrontaliera tra i Paesi nordici dell’Ue (Finlandia, Danimarca, Svezia e Germania), i Paesi che si preparavano a una imminente adesione (Polonia e Stati baltici) e i Paesi vicini esclusi dai meccanismi istituzionali fuori dell’Unione Europea (Norvegia e Russia) - con il protagonismo ulteriore di entità non-statali (regioni, province, altri enti autonomi). Ma l’iniziativa polacco-svedese è anche un modo per controbilanciare – a livello di attenzione politica e anche di investimenti finanziari – il progetto di Unione mediterranea a cui il presidente francese Sarkozy cercherà di dare vita operativa già durante il Consiglio europeo di Parigi del 13 e 14 luglio.

In concreto, la partnership orientale prevede forme intense di negoziato per arrivare a facilitazioni sui viaggi, con l’abolizione dei visti d’ingresso; all’istituzione di aree di libero scambio, nei settori dei servizi e dei prodotti agricoli; alla realizzazione di progetti bilaterali – tra i singoli Stati e l’Unione Europea – per intensificare gli scambi tra studenti, per migliorare il livello di protezione ambientale, per assicurare un flusso costante di risorse energetiche verso l’Europa occidentale. Le forme istituzionali preventivate sono particolarmente agili: niente segretariato permanente, ma al suo posto un coordinatore speciale nominato dalla Commissione; mentre i necessari finanziamenti sarebbero stornati dal budget previsto per la European neighbourhood policy (Enp). Si tratta del framework istituzionale che oggi esiste per regolare i rapporti tra i vicini orientali e meridionali dell’Unione, ma che – a causa della mancanza di gradualità nei confronti di Stati estremamente diversi fra loro – sta dando risultati poco incoraggianti. E anche se nelle dichiarazioni di Sikorski e Bildt la partenrship orientale andrebbe a rafforzare e a rendere più flessibile l’approccio dell’Enp, a conti fatti verrebbe a sostituirsi ad essa nel gestire le relazioni tra l’Ue e i vicini orientali che aspirano ad aggiungersi – come membri a pieno titolo – ai 27.

Tuttavia, la partnership orientale non risolverebbe l’ambiguità di fondo propria dell’Enp: della possibilità di un futuro ingresso nell’Unione degli Stati coinvolti non si fa parola – né per prevederla, né per escluderla. E tale ambiguità spiega le risposte identiche, ma per ragioni diametralmente opposte, di Ucraina e Russia: la prima, perché aspira a un percorso diretto verso l’adesione all’Ue; la seconda, perché non tollera che l’Ucraina possa un giorno far parte dell’Unione. E poco favorevoli sono state le reazioni preliminari di Bulgaria e Romania: entrambe timorose per un ridimensionamento dell’Organizzazione per la cooperazione economica del mar Nero e del Forum del mar Nero per la partnership e il dialogo – organizzazioni internazionali su cui i nuovi membri orientali dell’Unione Europea puntano molto per accrescere il loro ruolo privilegiato di membri. Ma la partita è tutta da giocare. Si comincerà questa settimana a Bruxelles, proseguirà il mese prossimo a Parigi.


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