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Maturità: il ministro Brunetta vendichi Montale
di
ANTONIO FUNICIELLO

[19 giu 08] Come si fa a non immaginarsi la scena del capolavoro delle gaffe ministeriali in fatto di tracce per gli esami di maturità. Magari sarà stato di lunedì, una riunione convocata dai funzionari incaricati dal ministro dell’Istruzione di occuparsi della faccenda (gente che guadagna più di un parlamentare). Magari di buon’ora, tipo alle undici del mattino, e rigorosamente cominciata a mezzogiorno. In una sala riunioni all’ultimo piano del ministero, mentre fuori impazzava il traffico di viale Trastevere… “Allora cominciamo?”. E un altro: “Demo aspettà almeno i professori”. “Ma se ho visti giù ar bar, seduti ar tavolino a piglia’ er caffè cor funzionario capo”. E un altro incaricato, appena entrato: “Ma che ar bar, so’ salito con loro dieci minuti fa. Se so’ fermati a piglia’ ‘na brioche a’ macchinetta”. “Oh, io sto qua dalle undici e mezza!”, proprio mentre fanno il loro ingresso il funzionario capo e due professori; uno di questi: “Colpa mia, scusate: sono dovuto passare all’università”.

“Allora cominciamo”. “Con calma: la traccia di italiano è delicata; ricordate er bordello su Dante, l’anno scorso?”. “E va’ a capirce quarcosa: quei canti da Divina Comedia so’ tutti tali e quali!”. Risate. “E’ vero, professoressa: quest’anno facciamo qualcosa di più attuale”. “Più vicino”. “Postmoderno”. “Ermetico”. “Quasi contemporaneo…”. Silenzio. “Famo Montale!”. “E’ un’idea. Professore, che ne pensa?”. “Beh, qualcosa sulla donna angelo, che salva il poeta Montale dal non senso”. “Che ne dice, Professoressa?”. “Potrebbe andar bene, guardiamo un attimino su internèt”. “Professore’, n’attimo che attivo er portatile”. “Ma è piccolissimo”. “Eh sì, è quello de servizio; ‘amo cambiati prima de elezioni. Quello vecchio era più largo de tre centimetri. Ho dato a mi’ figlio”. “Guardi su Gughel, metta: poesie Montale”. “Ce ne so’ diverse…”. “Dica un po’…”. E giù un elenco di titoli. “Prendiamone una più semplice”. “Eccola qua: Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida…”. “Bene: il sorriso della donna, il male del mondo, il ricordo della donna che salva il poeta… Butto giù la traccia in due minuti”. “Eh, il computer ha cambiato anche la vita di noi umanisti!”. “Aho! Certo ch’è forte ‘sto Gughel”.

Non sarà andata molto diversamente. La scena deve essere stata senz’altro molto simile a questa. Certamente, difatti, nessuno dei funzionari strapagati e degli esperti dalle consulenze d’oro, ha neppure sfogliato una qualsiasi edizione degli Ossi di seppia, raccolta da cui è tratta la lirica in questione. Bastava sfogliare quella degli Oscar Mondadori (la collana popolare a basso prezzo dell’editore milanese) per leggere la prima nota della poesia “Ripenso il tuo sorriso…” (pag. 68 dell’edizione Oscar 2003, n.d.r.) e scoprire che il sorriso di quel certo K. a cui dedicata, non è il sorriso di una lei, bensì quello di un vecchio amico del poeta. Bastava leggere un paio di paragrafi di un buon bignami per sapere che il tema della donna angelo nelle poesie degli Ossi di seppia, raccolta del 1925, non è presente, ma che comincia ad essere affrontato ne Le occasioni (1939) e tematizzato in via definitiva solo ne La bufera e altro (1956). Bastava un buon bignami.

E allora, quanto di ragionevole si può scrivere sull’intera faccenda è solo una lettera breve ancorché accorata, non al ministro dell’Istruzione, quanto a quello della Pubblica Amministrazione. Eccola qua: caro ministro Brunetta, molti – anche tra quelli che non l’hanno votata – guardano a lei con fiducia; tutti costoro la pregano, ministro: ci dica i nomi di questi benedetti funzionari strapagati ed esperti dalle consulenze d’oro responsabili del capolavoro ministeriale; ci dica i nomi e poi li cacci, li licenzi per manifesta e incontrovertibile incompetenza; ne parli col ministro dell’Istruzione Gelmini – donna di valore – e insieme compite un gesto esemplare; lanciate un messaggio a tutti i dipendenti pubblici che non fanno il loro dovere, sbattendo fuori per primi quelli di fascia e reddito più alto; lo faccia, ministro, perché Montale è lo scrittore italiano più studiato nel mondo e chi dirige l’istruzione pubblica italiana non può non sapere nulla della sua opera; è come se un medico non sapesse misurare la pressione, un ingegnere non sapesse fare le moltiplicazioni, un macellaio non distinguesse la carne di manzo da quella di pollo, un sarto non sapesse infilare un filo di cotone nella cruna di un ago! Scusi lo sfogo, ministro Brunetta. Noi aspettiamo fiduciosi e ci creda sempre, nel salutarla, suoi sinceri estimatori.


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