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Totoministri, le prime voci sul governo del Pdl

[22 feb 08] La promessa fatta da Silvio Berlusconi di annunciare l’eventuale squadra di governo e i primi disegni di legge già nel corso della campagna elettorale sta agitando il sonno a molti. I ministri non saranno più di dodici, mentre si fermeranno a sessanta i posti da assegnare ai sottosegretari. E’ evidente come al termine delle contrattazioni private ed interne alle segreterie, saranno più coloro che dovranno leccarsi le ferite rispetto agli accontentati. Il numero di partiti e di componenti interne, inoltre, rende praticamente impossibile l’uso del metodo Cencelli, fino ad ora inossidabile. Berlusconi in questi giorni è diviso su tre fronti: la campagna elettorale, la scelta dei candidati e la scelta dei ministri. Sono tutti di uguale e fondamentale importanza per garantirsi una vittoria, che sembrerebbe anche confermata dagli ultimi sondaggi che gli danno un margine di almeno nove punti percentuali sul Pd. Sa però che rilassarsi significherebbe rischiare di arrivare alla notte del 14 aprile nella stessa situazione di due anni fa, ovvero giocarsi il governo per una manciata di voti. E allora, ha espressamente detto ai suoi stretti collaboratori che tutte le decisioni prese in via dell’Umiltà e in via della Scrofa, prima di essere ufficializzate, devono passare assolutamente da palazzo Grazioli, sua residenza e quartier generale. I rapporti con la Lega, invece, saranno curati e gestiti direttamente da Arcore.

Anche se totalmente in divenire, la lista dei ministri sta per prendere forma. Ovviamente i dubbi sono ancora molti, ma l’ossatura di base è stata praticamente disegnata. L’unico nome su cui tutti convergono è quello di Roberto Maroni che ritornerebbe al ministero del Lavoro. Gli Esteri dovrebbero essere assegnati a Franco Frattini che lascerebbe vacante il seggio di Commissario europeo. A quel punto il suo sostituto naturale dovrebbe essere Renato Brunetta, che però aspirerebbe in realtà al posto che già fu, e che sarà, di Giulio Tremonti: all’Economia. In realtà per il dicastero della Farnesina si fa anche il nome di Barbara Contini, ma sembrano più voci volte al depistaggio che altro. Alla Giustizia, nonostante l’interessamento di Ignazio Larussa, il candidato numero uno resta Altero Matteoli. All’Istruzione (che nell’ottica della semplificazione potrebbe comprendere anche l’Università e la Ricerca) in molti vedrebbero bene la giovane Laura Ravetto, nome ben visto anche negli ambienti leghisti. Stefania Prestigiacono ai Beni culturali e Michela Vittoria Brambilla all’Ambiente dovrebbero concludere l’elenco delle presenze femminili nel governo.

Mentre Castelli non sarebbe soddisfatto del ministero dei Trasporti e Grandi opere, Italo Bocchino vorrebbe invece occuparsi in prima persona di comunicazione. Ma in Forza Italia sono in molti a storcere il naso, eccezion fatta per la componente campana. E a un campano andrebbe anche il ministero alla Difesa: Sergio De Gregorio, espressione del movimento degli Italiani all’estero. Il ministero degli Interni sarebbe strettamente legato all’affidamento del ministero della Sanità, ruolo chiave in questo periodo. L’ipotesi che va per la maggiore vedrebbe Gianfranco Fini agli Interni e Roberto Formigoni alla Sanità, quadro che delineerebbe per il leader di An una carriera sulla falsariga di Sarkozy: erede designato di Berlusconi nel caso in cui quest’ultimo lasciasse l’incarico per accedere al Quirinale. Formigoni avrebbe però qualche remora a lasciare il Pirellone prima della naturale scadenza del mandato: fra un paio di settimane la decisione però dovrà essere definitiva. (ste.cal.)



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