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L'avvicendamento all'Avana non porta la democrazia
intervista a JOEL RODRIGUEZ di DOMENICO NASO

[20 feb 08] L’annuncio dell’abdicazione di Fidel Castro, pubblicato da Granma, quotidiano ufficiale del regime castrista, ha riacceso in giro per il mondo molti focolai di speranza. Di sicuro, dopo quasi cinquant’anni di dominio incontrastato, l’uscita di scena del lider maximo ha un significato, forse più simbolico che effettivo, da non sottovalutare. Ma quali scenari si aprono adesso per l’isola caraibica? Lo abbiamo chiesto a Joel Rodriguez, portavoce dell’Unione per le Libertà a Cuba. Joel è giovane e agguerrito. Sa come si vive a Cuba e non si fa illusioni. La sua reazione alle “dimissioni” di Castro è pragmatica, attendista. Troppe volte, in passato, si erano paventati cambiamenti democratici poi mai avveratisi. Ma Joel continua a combattere, anche pensando alla madre che vive a Cuba.

Cosa cambia realmente a Cuba dopo l’annuncio di Castro?
Per noi esuli e oppositori non cambia assolutamente niente. Il potere è in mano a Raul Castro già da un anno e mezzo e nulla è cambiato. Continua la repressione, anzi si intensifica. E il regime cubano addirittura arresta oppositori per poi ricattare la Spagna in modo da ottenere canali privilegiati con l’Europa.

Fidel, nella lettera pubblicata da Granma, ha più volte sottolineato che deve continuare “l’opera rivoluzionaria con l’appoggio dell’immensa maggioranza del popolo”. Il consenso a Cuba è davvero così vasto o è cresciuto il numero di dissidenti?
Fidel e Raul Castro non hanno mai avuto un largo consenso, ma non c’è dubbio che ultimamente la situazione per loro è ulteriormente peggiorata. La gente ha meno paura e non sopporta più la repressione.

Il posto di Castro verrà preso quasi sicuramente dal fratello Raùl, considerato da molti “il volto stalinista della rivoluzione”. La situazione potrebbe addirittura peggiorare con l’avvicendamento familiare all’Avana?Peggio di così non credo. Dopo mezzo secolo di dittatura criminale, di disastro economico e sociale, come può peggiorare la situazione? Al massimo sarà uguale ad oggi.

Sebbene da più parti si cominci a parlare di transizione, non sembra che la situazione stia davvero cambiando. Lo stesso Fidel ha dedicato molto spazio alla prima generazione dei rivoluzionari. Forse questo è l’ultimo tentativo della vecchia guardia di conservare il potere?
Di una parte della vecchia guardia. Perché molti rivoluzionari del ’59 sono esuli o imprigionati. Di sicuro l’obiettivo è quello di mantenere il potere a tutti i costi. Ora aspettiamo le decisioni del cosiddetto Parlamento di domenica prossima. Se verrà “eletto” Raul avremo la certezza che nulla cambierà. Solo nel caso venga designato qualcun altro meno duro e allineato al castrismo si potrà sperare in un’evoluzione positiva della vicenda.

Una parte consistente della gioventù italiana ha sempre fatto il tifo per il regime cubano. Nel suo Paese che rapporto c’è tra giovani e regime?
E’ sufficiente considerare che la maggior parte dei giovani ha un solo sogno: scappare da Cuba. E molti di loro muoiono in mare nel disperato tentativo di raggiungere le coste della Florida. Poi ovviamente anche i giovani a Cuba spesso sono costretti a una doppia morale: se vogliono studiare e vivere tranquillamente devono pur prendere parte alle attività del regime.

Non si è fatta attendere la reazione di George W. Bush, che ha chiesto l’inizio di un cammino verso una democrazia compiuta. Cosa ne pensa della posizione espressa da Washington?
Non le nego che io sono un grande sostenitore di Bush. Però stavolta il presidente americano ha sbagliato nel giudicare anche solo potenzialmente democratica una svolta del genere. Se gli oppositori verranno liberati allora potremo dire che qualcosa si muove. Ma per adesso nulla ci porta a sperare in una transizione democratica.

Cosa avete intenzione di fare nel prossimo futuro voi dissidenti all’estero?Aspetteremo fino alla fine di marzo per valutare le reazioni della comunità internazionale. Se non ci saranno risposte concrete indiremo manifestazioni a oltranza finché qualcosa non si muoverà davvero.

Oltre alla mobilitazione all’estero, crede che ci sia finalmente la possibilità di una ribellione interna?
Non c’è alcuno spazio per insurrezioni o cose del genere. Quando venne annunciata la malattia di Fidel Castro il regime ha addirittura intensificato i controlli e la repressione. E poi il controllo militare è tutto nelle loro mani.

Mi permetta una domanda personale: ha parenti a Cuba in questo momento?
Sì, certo. Mia madre vive lì.

E non ha paura che il regime metta in atto delle ritorsioni nei suoi confronti?
Ovviamente. Vivo nella paura che possa succederle qualcosa, ma ormai sono in ballo e continuerò a lottare per la libertà e la democrazia nel mio Paese. In fondo, se sto lottando è anche per regalare la libertà a mia madre.



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