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Emergenza rifiuti, le soluzioni possibili
di
CLAUDIA POLLIO

[16 apr 08] Lo stile di vita e di consumo dei paesi industrializzati ed il modello produttivo che essi adottano implicano la produzione di montagne di rifiuti il cui stoccaggio e smaltimento sono sempre più difficili e costosi da realizzare, rivelando un modello sociale non sostenibile dal punto di vista sia ambientale che economico.La crescita economica intesa come aumento delle merci prodotte e consumate, come ad esempio il petrolio impiegato nella produzione di carburanti e di materiali plastici, piuttosto che di beni è causa dell’aumento dell’inquinamento atmosferico e della scarsità di alcune risorse. La soluzione a questo problema, che non può in nessun modo essere circoscritto alla Regione Campania a meno di peccare di imprudente ingenuità, non può essere vista soltanto nella realizzazione sul territorio di nuovi termovalorizzatori, o nell’identificazione di nuovi siti per lo stoccaggio delle eco-balle. Di sicuro un efficiente sistema di raccolta differenziata è indispensabile per il recupero di parte del valore delle merci, ma il primo passo da compiere è quello della riduzione della produzione dei rifiuti a monte. L’Italia in questo senso non può vantare ancora grandi risultati, infatti tra il 2003 e il 2006, secondo i dati forniti dall’Osservatorio nazionale sui rifiuti, la produzione dei rifiuti urbani è aumentata dell’8,3 per cento.

Per avere una misura della quantità di rifiuti che passano direttamente dal sacchetto della spesa (compreso il sacchetto stesso che, nella maggioranza dei casi, è in plastica) alla spazzatura basta contare gli involucri e gli imballaggi, spesso più ingombranti delle merci stesse, rigorosamente in plastica o polistirolo che imballano dal dentifricio alla frutta, nelle indispensabili vaschette monoporzione, come se si trattasse di fragilissimo cristallo di Boemia. Proprio gli imballaggi e le confezioni dei prodotti che acquistiamo giornalmente rappresentano chili e chili di plastica il cui smaltimento comporta l’immissione nell’atmosfera di una lauta percentuale di anidride carbonica. La riduzione dei rifiuti prodotti dovrà essere la conseguenza di un radicale cambiamento culturale. A tal fine è rivolto il Progetto Riduci Imballi, che mira alla rivoluzione delle modalità di consumo nei vari momenti di vita e di lavoro dei cittadini e delle istituzioni. Si inizia dal progetto “Scuole leggere”, infatti è importante introdurre l’educazione all’ambiente e all’ecologia come disciplina formativa sin dai primi anni di scolarizzazione del bambino, oltre a far in modo che le scuole, in quanto istituzioni, riducano l’acquisto di materiali inquinanti e la loro dispersione nell’ambiente. Le altre aree di progetto coinvolte da questa interessante iniziativa per la compatibilità ambientale e sociale dei consumi sono: “Negozi leggeri”; “Mense leggere”, per sostituire le migliaia di stoviglie di plastica utilizzate al giorno con quelle riutilizzabili; “Aziende leggere”, per fare in modo che anche le aziende produttrici di beni e servizi di largo consumo possano fare la loro parte nel riutilizzo dei materiali; “Province leggere”; “Comuni leggeri”.

Oggi, presso molti esercizi commerciali anche nelle catene della grande distribuzione nella Provincia di Torino e nel Comune di Roma, è possibile acquistare i detersivi con una nuova formula commerciale che consente di acquistare la confezione di plastica soltanto una volta e di riutilizzarla con modalità ricarica. Per ora sono disponibili il detersivo per i piatti, quello per la lavatrice e l’ammorbidente, ma è prevista la produzione e la distribuzione di altri prodotti disimballati. Questi progetti, realizzati dall’assessorato all’ambiente delle Regioni Lazio e Piemonte con la collaborazione dell’ente di ricerca ambientale Ecologos, hanno registrato un notevole beneficio sia in termini collettivi, per la conseguente riduzione dei rifiuti prodotti, che di risparmio individuale, nonché un grande favore di pubblico. Bisogna assumere la consapevolezza che il problema dei rifiuti non riguarda solo la cittadinanza delle realtà locali in cui la crisi è ormai dolorosamente evidente, bensì la salute pubblica nazionale, le cui ingenti ripercussioni sul sistema sanitario e sulla qualità della vita nelle città e nei siti prescelti per gli impianti di smaltimento devono spingere ognuno di noi ad assumere comportamenti di consumo improntati ad un maggiore senso di responsabilità sociale. Inoltre, sarebbe auspicabile che il Governo centrale prendesse dei provvedimenti volti a disincentivare il consumo di plastica, analogamente a quanto già adottato in altre nazioni, come ad esempio la Germania, dove, per dirne una, il consumo di bevande in bottiglie di plastica è penalizzato con costi notevolmente superiori rispetto a quelle in confezioni di vetro.


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