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Governo: pochi dubbi, molte certezze
di
STEFANO CALICIURI

[15 apr 08] I numeri parlano chiaro: il Popolo della Libertà è andato oltre ogni più rosea previsione e blinda i due rami del Parlamento. Il fenomeno Lega da un lato e lo sfondamento al centro di Berlusconi hanno consegnato alla coalizione di centrodestra un margine di assoluta tranquillità in Senato: 171 a 130. Il peso della Lega è fondamentale (25 senatori) ma il patto del nord siglato sull’asse Arcore-Cassano Magnano dovrebbe dare assoluta garanzia di stabilità. Nei prossimi giorni dovrebbe essere nominato il nuovo governo. Pochi i punti fermi. Il numero dei ministri non dovrebbe superare le dodici unità, più due viceministri senza portafoglio (si parla di Gianfranco Micciché e Adriana Poli Bortone); con i sottosegretari la squadra non dovrebbe superare i sessanta rappresentanti esecutivi.

In campagna elettorale Silvio Berlusconi aveva già detto che certamente saranno ministri Lucio Stanca (innovazione), Stefania Prestigiacomo (Politiche comunitarie), Giulio Tremonti (Economia), oltre a Gianni Letta alla vicepresidenza del consiglio. Mancherebbero all’appello quindi nove ministri, tre dei quali dovrebbero essere donne. Due ministeri dovrebbero spettare alla Lega Nord, quattro alla componente di An interna ormai al Pdl. Roberto Maroni è considerato imprescindibile dal dicastero al Lavoro e quindi dovrebbe essere riconfermato nel ruolo che già lo vide protagonista nel secondo governo Berlusconi. Roberto Calderoli potrebbe andare invece ad occupare il tavolo delle Riforme istituzionali. Da via della Scrofa si fanno insistenti i nomi di Adriana Poli Bortone, Altero Matteoli e Ignazio La Russa, tutti indicati come persone d’esperienza in grado di mantenere un ruolo di responsabilità. Nelle ultime ore è uscito anche il nome di Giulia Bongiorno per il ministero della Giustizia, eventualità che eliminerebbe dalla rosa dei potenziali ministri Gianni Alemanno. Per Maurizio Gaspari si profila il ruolo di capogruppo alla Camera, mentre per il Senato il nome più accreditato è quello diRenato Schifani. Elio Vito, avendo già alle spalle un’esperienza di capogruppo, potrebbe occuparsi dei rapporti col Parlamento, mentre Michela Vittoria Brambilla (Ambiente) e Mara Cafagna (Famiglia) potrebbero essere i nuovi ingressi in Consiglio dei ministri.

Restano i nodi più difficili da sciogliere: Sanità, Difesa, Interni ed Esteri. Per quest’ultimo ruolo Bossi e Berlusconi avrebbero già trovato l’intesa su Franco Frattini che lascerebbe così il posto di commissario europeo a Renato Brunetta. Molto poi dipenderà da cosa vorrà fare Formigoni. La Lombardia è salita a modello di buon governo, quindi per l’attuale governatore si profilerebbe un ruolo di primo piano. Il dubbio è se elevarlo alla seconda carica dello Stato (presidenza del Senato) oppure fornirgli carta bianca su un ministero a scelta tra Interni e Sanità. In ogni caso lascerà il Pirellone: il prossimo anno il candidato governatore sarà quasi certamente un esponente della Lega Nord. La Camera, invece, sarà presieduta da Gianfranco Fini. Al Viminale si prospetta un ritorno di Giuseppe Pisanu, mentre alla Difesa potrebbe ritornare Antonio Martino (nei prossimi giorni parteciperà ad una festa in suo onore a New York organizzata dalla madre di McCain). Gli unici dubbi al momento sono per il ministero alla Sanità, anche se circola l’ipotesi di un “tecnico” su cui però le tre punte del Popolo della Libertà non sembrano convergere.


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