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(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
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Redazione: piazza 
Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

	Bruxelles vara il 
	programma per i Balcani
	Se a Belgrado la disputa è pro o contro l’Unione Europea, a Bruxelles si è 
	deciso di accelerare le politiche verso i Balcani. Il clima è mutato 
	rispetto a un paio di anni fa, l’impasse sulla Costituzione è stato 
	superato, l’ingresso dei 12 membri dell’Europa centro-orientale e 
	mediterranea viene rapidamente digerito, l’apertura delle frontiere di 
	Schengen di tre mesi fa comincia a mostrare effetti positivi smentendo le 
	Cassandre del catastrofismo. Dunque, si spiana la strada a quelli che 
	vengono comunemente definiti i Paesi dei Balcani occidentali: Albania, 
	Montenegro, Bosnia, Macedonia e Serbia. Geograficamente vi sarebbe inserita 
	anche la Croazia, che tuttavia può essere considerata ormai molto vicina 
	all’ingresso nell’Ue (ne parliamo nel prossimo paragrafo). La presidenza 
	europea della Slovenia sta ben lavorando su questo piano, trovando maggiore 
	disponibilità rispetto a quanto accadde nel 2006 alla più potente Austria 
	(altro Paese filo-balcanico). Il risultato è la comunicazione della 
	Commissione europea intitolata “Rafforzare la prospettiva europea”, di cui 
	ci parla
	
	Osservatorio sui Balcani, mentre l’intero dossier sul nuovo allargamento 
	potrete trovarlo direttamente sul sito della
	
	Commissione europea.
	Croazia, approdo 
	in vista per il 2011
	E i progressi della Croazia sono tali che la Commissione europea ritiene 
	possibile che il Paese completi i 16 capitoli rimanenti dei 35 che 
	compongono il suo dossier entro il 2009. Questo consentirebbe a Zagabria di 
	entrare nell’Ue nel gennaio 2011. Due anni e mezzo dovrebbe dunque durare il 
	purgatorio croato, poi l’Europa si fregerà di una nuova stella, la 
	ventottesima. Lo ha annunciato lo stesso presidente della Commissione José 
	Manuel Barroso nell’incontro con il premier croato Ivo Sanader, ed è la 
	prima volta che da Bruxelles giunge un riconoscimento così esplicito. Frutto 
	anche della rinuncia del governo croato alla zona di protezione di pesca di 
	cui ci parla
	
	Ansa Balcani e
	
	Transition Online: una decisione (cui era interessata anche l’Italia) in 
	chiaro spirito europeo, che lascia ben sperare nelle possibilità di 
	collaborazione fra paesi confinanti (in questo caso Italia, Croazia e 
	Slovenia) che hanno tutto l’interesse a lasciarsi alle spalle le 
	incomprensioni del passato. Il
	
	Financial Times descrive l’incontro fra Barroso e Sanader, 
	
	il sito della 
	Commissione ci tiene aggiornati sullo stato dei progressi croati. Intanto a 
	L’Aja si prepara il processo contro il generale Ante Gotovina e altri due 
	militari croati, accusati di crimini di guerra compiuti nel 1995 contro i 
	serbo-croati della regione della Krajina orientale. Della questione ci parla 
	la
	
	BBC. La figura del generale Gotovina è in patria assai controversa: 
	colui che secondo le accuse europee è un criminale per molti croati resta un 
	eroe. Tuttavia, la capacità di Zagabria rispetto a Belgrado di mantenere 
	sotto traccia queste polemiche è la misura della vicinanza della Croazia 
	agli (e della distanza della Serbia dagli) standard europei.
	Libri dall’Est: 
	la Croazia ospite d’onore alla Fiera di Lipsia
	A completare il momento magico della Croazia c’è il posto d’onore riservato 
	alla sua letteratura dalla
	
	Fiera di Lipsia, in corso questo fine settimana nella città tedesca. 
	Lipsia contende a Francoforte il ruolo di capitale europea dei libri. Negli 
	ultimi anni, tuttavia, le due fiere si sono specializzate e Lipsia ha 
	recuperato il ruolo di osservatorio privilegiato per la letteratura della 
	Mitteleuropa e dell’Europa centro e sud-orientale. Quest’anno ospite d’onore 
	è, appunto,
	
	la Croazia, che presenta ai lettori europei un panorama molto articolato 
	e non più esclusivamente legato alle memorie della guerra civile che ha 
	insanguinato il Paese negli anni Novanta. Dalla
	
	Frankfurter Allgemeine 
	Zeitung lo speciale 
	sulla Fiera dell’Est.
	Libri dal 
	Levante: Israele (boicottata) ospite d’onore alla Fiera di Parigi
	Da Lipsia a
	
	Parigi, cambia la latitudine ma la direttrice dell’interesse resta 
	l’Oriente. Con una complicazione. Con il sessantesimo anniversario della 
	fondazione dello Stato d’Israele è parso opportuno agli organizzatori 
	parigini riservare a Israele il posto di invitato d’onore. Cosa che ha fatto 
	infuriare la maggioranza dei Paesi arabi, che hanno deciso di boicottare la 
	manifestazione. Scortato da imponenti misure di sicurezza, il capo della 
	Stato israeliano Simon Peres ha inaugurato giovedì scorso la fiera parigina, 
	come riportato da
	
	Le Figaro. Il motto è semplice: i libri e la cultura non ammettono 
	boicottaggi. 
	Go West, go East
	Ma dal versante est-europeo arrivano a Bruxelles anche nuove tensioni, 
	sempre legate ai rapporti con gli Stati Uniti. Ce ne parla il
	
	Financial Times. A dividere in due l’Europa è ancora la speciale 
	relazione che gli Stati appartenenti all’ex blocco comunista hanno con 
	Washington. A far scoppiare l’ennesimo caso è stata la Repubblica Ceca, che 
	ha concluso con gli Usa un accordo bilaterale di facilitazione sui visti e 
	sulla circolazione interna dei cittadini dei due Paesi. Estonia, Lettonia e 
	Slovacchia sono sul punto di stringere un simile accordo. E, secondo 
	indiscrezioni, anche i rimanenti Stati entrati nell’Ue con la doppia 
	infornata 2004-2007 si sono incamminati sulla stessa via. L’Unione (e i 
	paesi dell’Europa occidentale) considerano questo argomento di pertinenza 
	comunitaria. I Paesi dell’Est accusano invece – e non senza ragione – quelli 
	occidentali di beneficiare già da tempo dell’opportunità di non dover 
	richiedere visti per i loro viaggi negli Stati Uniti e di voler mantenere 
	questo privilegio a loro discapito. Insensibilità e forzature si mescolano 
	come sempre in queste occasioni, lasciando da parte il buon senso che 
	faciliterebbe il raggiungimento di un accordo.
	Francia, i dolori 
	del giovane Sarkozy
	Ultima annotazione per il secondo turno delle elezioni comunali francesi. Il 
	partito di Sarkozy sembra aver ammortizzato la doccia fredda del primo 
	turno, anche se non è ancora chiaro come il presidente intenda reagire al 
	calo di popolarità. A destra, alcuni hanno quasi tirato un respiro di 
	sollievo: è stata una sconfitta ma non una disfatta. Se il presidente 
	comprende il messaggio, ci sono i margini per recuperare. Più accorta e 
	meditata appare l’analisi del capo del governo François Fillon, riportata da
	
	Liberation. Intanto l’Ump prova a ripartire da Marsiglia, dove i 
	sondaggi accreditano un margine di vantaggio, e spera che la legge 
	elettorale faccia ancora una volta giustizia delle velleità centriste di 
	Bayrou. Magra consolazione, tuttavia. I socialisti hanno recuperato alla 
	grande e il crollo di fiducia in Sarkozy, dopo neppure un anno di 
	presidenza, è da guinnes dei primati. Analisi e risultati da domenica sera 
	sulle prime pagine di
	
	Le Monde,
	
	Le Figaro,
	
	Liberation.

|  Le riflessioni di un filosofo sul mondo che cambia. _____________  Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere. _____________  _________________ IL POST I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione. _____________ IDEAZIONE DOSSIER Analisi, approfondimenti e reportage. 
		
		
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