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TransEuropa. Un Continente in prima pagina



[15 mar 08]
Serbia: la crisi con l’Europa porta al voto anticipato
Molte e articolate le notizie della settimana provenienti dall’area balcanica. Partiamo dalla Serbia, dove le frizioni interne degli ultimi mesi legate alla proclamazione dell’indipendenza del Kosovo hanno portato alle dimissioni del premier Vojislav Kostunica, al dissolvimento della coalizione di governo e alla proclamazione di elezioni anticipate per l’11 maggio, data in cui erano già previste le elezioni amministrative. Sarà dunque un election day che deciderà il futuro della Serbia, appena due mesi dopo le tensioni vissute nella sfida presidenziale fra l’europeista Boris Tadic (uscito vincitore per un soffio) e il nazionalista Tomislav Nikolic. Il 2008, insomma, sarà un anno decisivo per le sorti della Serbia, proprio mentre il resto dell’area denominata Balcani occidentali sembra compiere passi in avanti verso Bruxelles. Molte le analisi e i reportage sui principali media europei. La BBC  presenta la notizia e ricostruisce le ultime, turbolente settimane segnate da violente proteste anti-occidentali e racconta la contrapposizione che si gioca dietro le quinte fra Stati Uniti e Unione Europea da un lato e Russia dall’altro. In più offre un esauriente quadro del Paese visto dal punto di vista politico, diplomatico ed economico. Bruxelles è il pomo della discordia e la coalizione di governo fra il partito di Tadic e quello di Kostunica si è frantumata su questo interrogativo: interrompere o meno le relazioni con l’Unione Europea. E’ il filo lungo il quale ci conducono le analisi di Radio Free Europe, Transition Online e l’Economist. Sarà anche il tema centrale di uno scontro elettorale destinato a segnare il futuro della Serbia.

Bruxelles vara il programma per i Balcani
Se a Belgrado la disputa è pro o contro l’Unione Europea, a Bruxelles si è deciso di accelerare le politiche verso i Balcani. Il clima è mutato rispetto a un paio di anni fa, l’impasse sulla Costituzione è stato superato, l’ingresso dei 12 membri dell’Europa centro-orientale e mediterranea viene rapidamente digerito, l’apertura delle frontiere di Schengen di tre mesi fa comincia a mostrare effetti positivi smentendo le Cassandre del catastrofismo. Dunque, si spiana la strada a quelli che vengono comunemente definiti i Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Montenegro, Bosnia, Macedonia e Serbia. Geograficamente vi sarebbe inserita anche la Croazia, che tuttavia può essere considerata ormai molto vicina all’ingresso nell’Ue (ne parliamo nel prossimo paragrafo). La presidenza europea della Slovenia sta ben lavorando su questo piano, trovando maggiore disponibilità rispetto a quanto accadde nel 2006 alla più potente Austria (altro Paese filo-balcanico). Il risultato è la comunicazione della Commissione europea intitolata “Rafforzare la prospettiva europea”, di cui ci parla Osservatorio sui Balcani, mentre l’intero dossier sul nuovo allargamento potrete trovarlo direttamente sul sito della Commissione europea.

Croazia, approdo in vista per il 2011
E i progressi della Croazia sono tali che la Commissione europea ritiene possibile che il Paese completi i 16 capitoli rimanenti dei 35 che compongono il suo dossier entro il 2009. Questo consentirebbe a Zagabria di entrare nell’Ue nel gennaio 2011. Due anni e mezzo dovrebbe dunque durare il purgatorio croato, poi l’Europa si fregerà di una nuova stella, la ventottesima. Lo ha annunciato lo stesso presidente della Commissione José Manuel Barroso nell’incontro con il premier croato Ivo Sanader, ed è la prima volta che da Bruxelles giunge un riconoscimento così esplicito. Frutto anche della rinuncia del governo croato alla zona di protezione di pesca di cui ci parla Ansa Balcani e Transition Online: una decisione (cui era interessata anche l’Italia) in chiaro spirito europeo, che lascia ben sperare nelle possibilità di collaborazione fra paesi confinanti (in questo caso Italia, Croazia e Slovenia) che hanno tutto l’interesse a lasciarsi alle spalle le incomprensioni del passato. Il Financial Times descrive l’incontro fra Barroso e Sanader, il sito della Commissione ci tiene aggiornati sullo stato dei progressi croati. Intanto a L’Aja si prepara il processo contro il generale Ante Gotovina e altri due militari croati, accusati di crimini di guerra compiuti nel 1995 contro i serbo-croati della regione della Krajina orientale. Della questione ci parla la BBC. La figura del generale Gotovina è in patria assai controversa: colui che secondo le accuse europee è un criminale per molti croati resta un eroe. Tuttavia, la capacità di Zagabria rispetto a Belgrado di mantenere sotto traccia queste polemiche è la misura della vicinanza della Croazia agli (e della distanza della Serbia dagli) standard europei.

Libri dall’Est: la Croazia ospite d’onore alla Fiera di Lipsia
A completare il momento magico della Croazia c’è il posto d’onore riservato alla sua letteratura dalla Fiera di Lipsia, in corso questo fine settimana nella città tedesca. Lipsia contende a Francoforte il ruolo di capitale europea dei libri. Negli ultimi anni, tuttavia, le due fiere si sono specializzate e Lipsia ha recuperato il ruolo di osservatorio privilegiato per la letteratura della Mitteleuropa e dell’Europa centro e sud-orientale. Quest’anno ospite d’onore è, appunto, la Croazia, che presenta ai lettori europei un panorama molto articolato e non più esclusivamente legato alle memorie della guerra civile che ha insanguinato il Paese negli anni Novanta. Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung lo speciale sulla Fiera dell’Est.

Libri dal Levante: Israele (boicottata) ospite d’onore alla Fiera di Parigi
Da Lipsia a Parigi, cambia la latitudine ma la direttrice dell’interesse resta l’Oriente. Con una complicazione. Con il sessantesimo anniversario della fondazione dello Stato d’Israele è parso opportuno agli organizzatori parigini riservare a Israele il posto di invitato d’onore. Cosa che ha fatto infuriare la maggioranza dei Paesi arabi, che hanno deciso di boicottare la manifestazione. Scortato da imponenti misure di sicurezza, il capo della Stato israeliano Simon Peres ha inaugurato giovedì scorso la fiera parigina, come riportato da Le Figaro. Il motto è semplice: i libri e la cultura non ammettono boicottaggi.

Go West, go East
Ma dal versante est-europeo arrivano a Bruxelles anche nuove tensioni, sempre legate ai rapporti con gli Stati Uniti. Ce ne parla il Financial Times. A dividere in due l’Europa è ancora la speciale relazione che gli Stati appartenenti all’ex blocco comunista hanno con Washington. A far scoppiare l’ennesimo caso è stata la Repubblica Ceca, che ha concluso con gli Usa un accordo bilaterale di facilitazione sui visti e sulla circolazione interna dei cittadini dei due Paesi. Estonia, Lettonia e Slovacchia sono sul punto di stringere un simile accordo. E, secondo indiscrezioni, anche i rimanenti Stati entrati nell’Ue con la doppia infornata 2004-2007 si sono incamminati sulla stessa via. L’Unione (e i paesi dell’Europa occidentale) considerano questo argomento di pertinenza comunitaria. I Paesi dell’Est accusano invece – e non senza ragione – quelli occidentali di beneficiare già da tempo dell’opportunità di non dover richiedere visti per i loro viaggi negli Stati Uniti e di voler mantenere questo privilegio a loro discapito. Insensibilità e forzature si mescolano come sempre in queste occasioni, lasciando da parte il buon senso che faciliterebbe il raggiungimento di un accordo.

Francia, i dolori del giovane Sarkozy
Ultima annotazione per il secondo turno delle elezioni comunali francesi. Il partito di Sarkozy sembra aver ammortizzato la doccia fredda del primo turno, anche se non è ancora chiaro come il presidente intenda reagire al calo di popolarità. A destra, alcuni hanno quasi tirato un respiro di sollievo: è stata una sconfitta ma non una disfatta. Se il presidente comprende il messaggio, ci sono i margini per recuperare. Più accorta e meditata appare l’analisi del capo del governo François Fillon, riportata da Liberation. Intanto l’Ump prova a ripartire da Marsiglia, dove i sondaggi accreditano un margine di vantaggio, e spera che la legge elettorale faccia ancora una volta giustizia delle velleità centriste di Bayrou. Magra consolazione, tuttavia. I socialisti hanno recuperato alla grande e il crollo di fiducia in Sarkozy, dopo neppure un anno di presidenza, è da guinnes dei primati. Analisi e risultati da domenica sera sulle prime pagine di Le Monde, Le Figaro, Liberation.


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