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[14 mar 08]

Le armi spuntate del cinema italiano

Da anni sentiamo dire che il cinema italiano in crisi. E’ un mantra infinito che ci accompagnia fin dagli anni Settanta, da quando, cioè, la grande tradizione cinematografica nostrana ha perso molti dei suoi più illustri protagonisti. Un sicuro passo indietro della settima arte italiana c’è stato, non c’è dubbio. Ma d’altronde eravamo stati abituati troppo bene nei decenni precedenti, con i Rossellini, i De Sica, i Visconti, i Fellini, a fare da inimitabili battistrada. Non ci è andata meglio per quanto riguarda gli attori: Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman non ci sono più e il ricambio è stato terribilmente difficoltoso. Ce ne accorgiamo ancora di più adesso, con un cinema italiano ormai piuttosto anonimo e, nella stragande maggioranza, difficilmente esportabile. Ogni epoca, dunque, ha i rappresentanti che merita e oggi ci dobbiamo accontentare del nuovo trio di astri nascenti che fa innamorare le ragazzine: Silvio Muccino, Riccardo Scamarcio e Nicolas Vaporidis. Nomi che forse ai più non dicono molto, ma che rappresentano, almeno così pare, il meglio che il nostro cinema possa offrire. Personalità e carriere differenti, i tre moschettieri del grande schermo hanno però una cosa in comune: fanno impazzire milioni di fan scatenate.

Muccino, classe 1982, è riuscito a “sfondare” soprattutto grazie al fratello Gabriele, regista di film di successo come L’ultimo bacio o La ricerca della felicità. Da Come te nessuno mai (1999) al recentissimo Parlami d’amore (di cui è anche regista), la carriera del rampollo di famiglia è una marcia trionfale tra tematiche generazionali, commedie all’italiana e un pizzico di impegno politico. Anticonformista per forza, Silvio Muccino è senza dubbio il più “intellettuale” dei tre, o almeno quello che più degli altri si sforza di sembrarlo. Attore niente più che dignitoso e sceneggiatore non eccelso, non è un caso, forse, se il motivo per cui si è parlato di lui negli ultimi tempi è stata la perdita (previo intensivo corso di dizione) della tanto odiata “zeppola”. Della sua breve carriera salviamo la godibile interpretazione in Il mio miglior nemico”, a fianco di Carlo Verdone.

Il pugliese Riccardo Scamarcio, nato nel 1979, incarna alla perfezione il ruolo del tenebroso e maledetto. Schivo e riservato, il “bad guy” del cinema italiano deve il suo successo a due film diametralmente opposti per genere e target: il polpettone filosessantottino La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e il cult Tre metri sopra il cielo, tratto dall’omonimo romanzo per adolescenti di Federico Moccia. E in questa apparente contraddizione, in fondo, sta tutta l’essenza della parabola artistica di Scamarcio. La Freccia Nera (fiction per la tv) e Romanzo criminale (per la regia di Michele Placido), Manuale d’amore 2 (quello della nota scena di sesso con la Bellucci) e il recente Mio fratello è figlio unico: il giovane fidanzato di Valeria Golino sembra aver scelto un cinema sempre più impegnato e d’autore, forse per scrollarsi di dosso l’alone di idolo delle teenager e simbolo del Moccia-pensiero, caratteristica che poco si adatta a chi vorrebbe tanto essere il James Dean del Belpaese. Il talento c’è (è stato molto bravo, ad esempio, in Romanzo criminale), ma non ci sembra che basti (almeno per adesso) per salutare in Scamarcio il grande attore, esportabile anche all’estero, che da troppo tempo manca nel panorama italiano (eccezion fatta per Roberto Benigni).

Il trio si chiude con il più scanzonato, sicuramente quello che si prende meno sul serio. Nicolas Vaporidis (1981), romano di padre greco, sembra non inseguire gli elogi della critica radical chic, né curare particolarmente il suo “personaggio”. La fama inattesa, dopo aver esordito nel mondo del cinema come autista di produzione, lo coglie nel 2006, quando gira il generazionale Notte prima degli esami, riuscito affresco giovanile della fine degli anni Ottanta. Da lì si innesca il solito meccanismo: ospitate in tv, interviste, nuovi copioni e film da interpretare. In realtà, il giovane romano di Monteverde non ha scelto troppo oculatamente i successivi impegni cinematografici. Dei cinque film girati dopo Notte prima degli esami (tra cui il meno riuscito seguito ambientato ai giorni nostri), merita una menzione solo Cemento armato, apprezzabile noir di periferia del 2007. Vaporidis è artisticamente più acerbo rispetto a Scamarcio e Muccino, ma la leggerezza con cui affronta questo periodo di fama e successo è un innegabile punto a suo favore. Il trio delle meraviglie che dovrebbe rilanciare l’arte recitativa in Italia, dunque, non sembra proprio una garanzia per il futuro. Di sicuro, ci sono tre giovani attori dalle belle speranze che hanno ancora tanto, troppo, da dimostrare prima di meritarsi il titolo di novelli Mastroianni. Se ne parlerà, semmai, tra qualche anno.

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