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CASO BASSOLINO: SOLO UNA QUESTIONE DI COSCIENZA?
L'epopea campana di Antonio Bassolino, dai fasti del G8 alla crisi dei rifiuti. Le sue dimissioni riguardano davvero solo la coscienza del governatore?
di ANTONIO FUNICIELLO

[06 mar 08] Una delle critiche rivolte ad Antonio Bassolino dai suoi oppositori politici in questi anni è di somigliare al suo omonimo, Antonio Barracano, sindaco del Rione Sanità della commedia del grande Eduardo. Un rilievo estetico - per così dire - che nulla ha a che fare con il rinvio a giudizio toccato al presidente della Campania. In effetti, quel misto di sconcerto e incredulità che si legge in viso a Bassolino, quando gli si rivolge una parola di disapprovazione sul suo operato, somiglia a quello del protagonista della commedia di Eduardo, magistralmente messa in scena da Carlo Giuffré in giro per l'Italia. Accade nell'opera laddove a Barracano si rivolge il sodale più fidato, Fabio Della Ragione, per confessargli di aver deciso di lasciare, deluso per quello che è diventato, il Rione Sanità. Barracano stenta a credergli. Nell’interpretarlo, al momento della confessione dell'amico, Carlo Giuffrè disegna sul suo volto lo stesso misto di sconcerto e incredulità che siamo ormai abituati a leggere in viso al Bassolino incalzato dai suoi accusatori.

Qui non interessa lanciare l'ennesimo crucifige al presidente della Campania. E l’ipocrisia di uomini politici come Bertinotti e Pecoraro Scanio che dividono quasi equamente le responsabilità dell’emergenza rifiuti con Bassolino, avendo in Campania i loro assessori e i loro presidenti provinciali, si commenta da se. Per non parlare dell'ostruzionismo dell’ex ministro dell'Ambiente verso le ultime soluzioni avanzate nei due anni che abbiamo alle spalle. Qui, date per certissime le responsabilità politiche di Bassolino nell'emergenza rifiuti, si prova a raccontare una storia tutta italiana su un uomo e il suo sistema di potere. Quando nel 1993 Antonio Bassolino è candidato sindaco a Napoli contro Alessandra Mussolini, è già deputato da due legislature. Tangentopoli ha travolto la giunta comunale del sindaco socialista Nello Polese, ma anche la federazione provinciale del Pds che, commissariata da Roma, accoglie Bassolino nel suo primo incarico di commissario: deve occuparsi dei presunti “rifiuti” politici del suo partito. Il capogruppo pidiessino al comune è il filosofo Aldo Masullo, amatissimo in città, capolista del partito alle amministrative, alle prese con il tentativo (poi fallito) di formare una “giunta del sindaco” che conduca a nuove elezioni. Napoli invoca Masullo sindaco: nei quartieri, nei settori produttivi, nel mondo culturale, l'indicazione per Masullo è unanime. Achille Occhetto, segretario nazionale del Pds, sceglie invece di candidare Bassolino. E’ importante segnalare che, sin dagli esordi della sua ascesa, questi è sostenuto da Roma con sorda risolutezza. E’ il primo elemento da tener presente per interpretare al meglio tutta la storia.

L'effetto shock dei primi due anni di sindacatura, però, c'è tutto. Oggi chiunque annovera tra le più belle piazze d'Italia la napoletana piazza del Plebiscito, cornice suggestiva di Capodanni, Festivalbar e imbarazzanti installazioni artistiche. Una memoria appena un po' più lunga della cortissima a cui siamo abituati nel nostro Paese, dovrebbe riportare in mente che piazza del Plebiscito, prima del 1993, era soltanto uno dei più comodi (seppure molto affollati) parcheggi del caotico centro napoletano. Con tanto di strisce bianche per disegnare i rettangoli di parcheggio. Bassolino la restituisce a se stessa e con altri interventi simili disegna un nuovo arredo della città, con un impatto sui media che non può non essere dirompente. Contemporaneamente acquista il consenso del jet-set intellettuale progressista della città che, ancora intrinsecamente comunista, non attende altro che affidarsi a un principe, a un mecenate di Stato per prosperare. Gli stessi attori, critici, pittori, cantanti che oggi lo rinnegano, facevano la fila fuori il suo ufficio di piazza Municipio.

E' a questo punto che può introdursi una seconda chiave di lettura. Bassolino ha rilanciato con efficacia l'immagine della città, spendendo bene i finanziamenti per il G8 a Napoli e costruendo una rete robustissima di adesione e consenso. Deve - siamo nel bel mezzo della suo primo mandato sindacale - aggredire quel sistema di rapporti di forza che ha regolato negli anni Ottanta in maniera così deleteria la vita politica partenopea, facendo diventare straordinarie questioni ordinarie come quella dello smaltimento dei rifiuti. E però, più che impegnarsi a rompere quel circolo vizioso di rapporti di forza, sostituendolo con un sistema più moderno ed efficace di gestione amministrativa e politica fondato su competenze, meriti e una visione discontinua del presente e del destino di Napoli, Bassolino sceglie di mettersi a capo del vecchio sistema. Fidando dell'antico e fallacissimo primato morale dei comunisti, tutti gli vanno un po’ dietro, contando che, messo nelle sue mani pulite, il circolo vizioso muti in virtuoso.

Naturalmente, non va così. Il partito nazionale però continua a sostenerlo, nei passaggi da sindaco a governatore, da ministro a commissario straordinario, fino ad arrivare alle elezioni regionali del 2005, per le quali ad un Bassolino già politicamente compromesso con l'emergenza rifiuti e poco incline ad accettare una nuova candidatura, il segretario Piero Fassino sollecita con fermezza di accettare. Da qui all'invasione dei sacchetti di immondizia per le strade della Campania felix, un soffio, che le esalazioni dei roghi di “munnezza” rendono irrespirabile. Walter Veltroni se ne tiene, al momento, alla larga. Fu lui, in fondo, nel famoso congresso di Torino dell'I care, a posticipare l'intervento previsto di Bassolino a sera tarda, provocando l'ira bassoliniana fino a convincere il presidente della Campania ad andare via senza intervenire. Ad oggi, Veltroni ha inserito tra le questioni di coscienza, assieme al testamento biologico e i diritti delle coppie conviventi, anche quella delle sue dimissioni. L'incalzare della campagna elettorale potrebbe convincerlo ad andare oltre la libertà di coscienza di Antonio Bassolino.



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