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PD, LE LISTE DELLA DISCORDIA
Veltroni presenta le liste e scoppia la rivolta nel nuovo partito. Esclusi eccellenti, poche donne, candidati di facciata, radicali sul piede di guerra.
di
STEFANO CALICIURI

[05 mar 08] Più che strappare consensi al centrodestra, il Partito democratico in questa fase di campagna elettorale sembrerebbe impegnato nella salvaguardia del proprio nocciolo duro di elettorato. Walter Veltroni è investito dalle critiche che lo bersagliano da tutti i fronti. Da destra, per opera dei radicali non soddisfatti della posizione in lista dei loro nove candidati; dal centro, dove si è riaperta la ferita legata alla questione cattolica; da sinistra, per mezzo di Giuseppe Caldarola, escluso dalla nomina a parlamentare. E non finisce qui. Le donne democratiche ritengono di non essere state abbastanza tutelate e rappresentate, così come i giovani militanti non si riconoscono nelle candidature under 30 di matrice veltroniana. 

Marco Pannella ed Emma Bonino proprio in queste ore stanno verificando la possibilità di ribilanciare le quote dei radicali all’interno delle liste del Pd. La loro richiesta, che poi richiesta non è ma semplice rispetto degli accordi, è di rivedere la posizione in lista di almeno tre candidati (Coscioni in Friuli, Zamparutti in Campania e Mecacci nel Lazio), garantendone l’elezione. Saranno quindi due giornate lunghissime per i militanti di via di Torre Argentina: nel caso in cui Veltroni non mantenesse la promessa, Pannella e i suoi minacciano di rompere il patto uscendo dalla competizione. A conti fatti, però, sembra che sia Veltroni a tenere il coltello dalla parte del manico, mentre i radicali hanno soltanto qualcosa da perdere. Certo, l’onore e la coscienza non hanno prezzo, ma gli stipendi di sei parlamentari hanno comunque il loro valore.

La questione non pare appassionare Dario Franceschini, numero due del Pd e leader della corrente cattolica democratica. Bobba e Bindi capilista in Piemonte e Veneto e Binetti in posizione super privilegiata (terza posizione al collegio camerale della Lombardia) gli garantiscono, oltre alla rappresentanza garantita, anche una posizione di forza rispetto proprio ai radicali, che invece conterebbero su un solo capolista (Bonino) e due posizione al limite (Poretti sesta in Puglia e Perduca ottavo in Toscana). Massimo D’Alema, sempre pronto a scalzare Veltroni, ha sotto il suo diretto controllo la Puglia e la Campania, dove in entrambi è il capolista ed ha pieno potere di veto sulle candidature. Ne sa qualcosa Giuseppe Caldarola che, reo di aver scritto un pamphlet contro l’attuale ministro degli Esteri, è stato escluso dalle liste. Stessa sorte, in Campania, toccata a Umberto Ranieri, che aveva criticato la politica estera del governo in carica nei confronti di Israele. Gli uomini campani di D’Alema sanno che un’eventuale sconfitta di Veltroni (ovvero, il mancato raggiungimento del 35 per cento) rilancerebbe le loro chance all’interno del partito. Velardi e Polito su tutti che, non a caso, per questa tornata hanno preferito non esporsi in prima persona.

I malumori investono anche le donne del Pd: la quota del 30 per cento di candidate è stata raggiunta, ma in realtà le elette si conteranno sulle dita di due mani. Emblematica la situazione in Lombardia. Tra le prime venti posizioni si trovano soltanto quattro donne, tre delle quali con possibilità di elezione. Altre undici sono candidate tra il ventunesimo e il quarantesimo posto, quindi con una possibilità di successo pari allo zero. Marianna Madia era stata presentata come il nuovo, la presunta ricercatrice scelta dalla classe dirigente per rappresentare gli under 30. Ma sono gli stessi giovani del Pd a non sentirsi rappresentati da lei. Nella storica sezione romana di via dei Giubbonari il disappunto è stato esternato in occasione di una riunione dei giovani militanti: “C’è chi si impegna tutto l’anno e chi invece viene scelto sulla base del cognome che porta”. La riprova è la posizione in lista del trentacinquenne blogger Mario Adinolfi: diciottesimo nel Lazio, quindi sicuramente non eletto. La motivazione? “Ovvio, ha osato sfidare alle primarie sua maestà Veltroni”.



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