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C'E' UN NESSO FRA LIBERTA' ECONOMICHE E CIVILI?
Il nuovo governo Berlusconi dovrà affrontare il nodo irrisolto dei cosiddetti temi etici, cercando di mediare fra le diverse anime della sua maggioranza.
di ROBERTA TATAFIORE

[15 mag 08] Libertà economiche, libertà individuali e civili, liberà di ricerca, vanno assieme oppure no? Io vorrei che andassero assieme. Milton Friedman era contro la war on drugs di Bush padre (proseguita da Clinton) e per la depenalizzazione dell’uso di droghe. Durante i governi di Margaret Thatcher piangevano i sindacati dei minatori, non Mary Warnock a capo della commissione bioetica che decise l’uso degli embrioni fino al quattordicesimo giorno per la ricerca scientifica. Ronald Reagan, è vero, era contro l’aborto, ma non si spese più che tanto per restringere il diritto alla privacy della famosa sentenza Roe versus Wade. Sua moglie si batte energicamente per la libertà di ricerca scientifica. Bush jr., invece, ha deciso il divieto degli aborti a nascita parziale e abolito i finanziamenti pubblici alla ricerca che utilizza embrioni, ricerca che però prosegue nelle aziende private. Oggi il Paese che ha introdotto più libertà è la Spagna socialista, dove di libertà economiche ce ne sono certo di più che da noi quando ha governato il centro-sinistra. In Italia, invece, dopo il divorzio “lungo” e l’aborto di Stato regolato dalla 194, non è più accaduto alcunché. Anzi: c’è stata la legge 40 sulla procreazione assistita assai restrittiva e la sconfitta dei referendum abrogativi che ha mostrato un’Italia del tutto riluttante a impegnarsi e appassionarsi per le libertà di cui sopra.

A governo Berlusconi insediato, abbiamo un megaministero per il lavoro, il welfare e la salute in mano al bravo Maurizio Sacconi. Due i sottosegretari alla Salute: Francesca Martini, collaudata politica della Lega Nord, e Ferruccio Fazio, primario presso l’Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano. Terzo sottosegretario connesso alla salute, ma per le questioni etiche, Eugenia Roccella, femminista della “differenza materna” e sostenitrice della necessità di un “tagliando” per la legge sull’aborto. Senza abolire la legge tout court (neanche la Chiesa, per lo meno fino all’ultima dichiarazione del Papa, si augurava tanto), se ne accentuerà l’impronta statalista. Ovvero: ci saranno più finanziamenti pubblici ai Centri per la vita, forse anche una modifica alla legge sui consultori per dare spazio a una politica dissuasiva dell’interruzione di gravidanza. Inoltre ci saranno restrizioni nel campo degli aborti terapeutici tardivi. Quindi: stop alla pillola RU486 e restrizioni, se non divieto, delle prescrizioni del contraccettivo d’emergenza, detto “pillola del giorno dopo”. Infine, nessuna possibilità di allargare alle strutture private la facoltà di eseguire aborti.

Sul “testamento biologico”, invece, è difficile fare previsioni. Ma sia il “divorzio breve” sia la regolazione delle “coppie di fatto” ce li possiamo scordare. Quanto alla legge sulla procreazione assistita, vedremo come e quando verranno ribaltate le linee guida varate in extremis da Livia Turco che hanno abolito il divieto delle analisi pre-impianto sull’embrione. Però, se il governo Berlusconi vorrà andare oltre l’emergenza e incidere profondamente sull’inversione del declino produttivo, dovrà affrontare il problema dell’utilizzo degli embrioni nella ricerca scientifica. E chissà se ascolterà più Giulio Cossu di Angelo Vescovi, direttori dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele, il primo favorevole alla ricerca anche sugli embrioni, il secondo no. E forse l’Italia non perderà definitivamente il treno del bio-tech medico. La situazione, però, è meno cupa di quanto sia stata sotto il governo Prodi, in cui malgrado le battaglie dell’Associazione Luca Coscioni federata al Partito Radicale, a sua volta coinvolto nel governo, abbiamo avuto la sensazione dell’instaurarsi di un precetto statuale, imposto dall’alto e accettato dal basso, non più ispirato alla società aperta e pluralista ma alla società chiusa e monovaloriale. Una sorta di nuovo corso morale. Il Berlusconi “anarchico” sui temi etici potrebbe cavarsela meglio del suo predecessore.

Il fatto è che il discorso sulle libertà individuali e civili si è ridotto a scontro sulla laicità dello Stato senza tener conto del fatto che quando lo Stato riduce le libertà a diritti in realtà se ne impossessa, e pone la libertà sotto la sua tutela. Il che - alla lunga – inaridisce l’idea stessa di libertà come responsabilità e rischio. In giro c’è scarso amore per questo tipo di libertà. Infatti è in corso una congiuntura che fa paura: paura della frammentazione delle reti di relazione con conseguenza dell’aumento della violenza, paura dell’assedio all’Occidente, della globalizzazione cosiddetta selvaggia, della cosiddetta tecno-scienza futuribile. Con questo sentimento diffuso occorre fare i conti. Ma c’è un vuoto di pensiero sulla società attuale e bisogna attraversarlo. Del resto, il nesso tra libertà economiche, libertà individuali e civili non è stato ancora realmente affrontato.  


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