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Elezioni: dov'è finito il dibattito sui diritti civili?
di STEFANO CALICIURI

[20 mar 08] Dovevano essere tra i temi caldi di questa campagna elettorale, invece sono usciti del tutto dalla scena. I diritti civili, così come i temi etici, hanno monopolizzato il dibattito degli ultimi mesi di legislatura, dividendo ed accendendo aspre polemiche. Il silenzio, probabilmente, è dovuto proprio alla mancanza di una linea comune all’interno degli schieramenti. Soprattutto nel centrosinistra, dove tra i teodem e i laici è quasi impossibile trovare un punto d’accordo. Non appena l’eco di quanto accaduto ieri in Francia ed in Belgio rimbalzerà anche all’interno dei nostri confini, quasi certamente il dibattito si riaprirà, almeno sul fronte dell’eutanasia e del testamento biologico. Ieri, dicevamo, in Belgio è morto lo scrittore Hugo Claus. Anzi, per la verità, ha deciso di morire. Affetto dal morbo di Alzheimer, ha scelto il giorno e l’ora in cui salutare la vita terrena. E lo ha fatto in silenzio, senza clamore, attraverso una semplice comunicazione scritta. In Belgio, infatti, l’eutanasia è legale dal 2002 e Claus ha colto l’attimo perché voleva andarsene con fierezza e dignità, prima che il morbo lo devastasse e gli imponesse di smettere di scrivere. L’unica voce che si è levata dall’Italia per commentare la decisione di Claus è stata quella di Mina Welby, comprensibilmente commossa: “Sono felice per Claus. Lui ha potuto. Lui ha avuto la libertà di scegliere quando la vita gli è parsa senza via di uscita, senza speranza”.

Sempre ieri, ma qualche centinaio di chilometri più a sud del Belgio, è morta Chantal Subire, una donna francese afflitta da una grave forma tumorale al volto. Da qualche anno chiedeva allo Stato di poter “morire con dignità”, di non continuare a soffrire dolori atroci per un cancro incurabile che le aveva deformato il volto trasformandolo in una maschera spaventosa ed irriconoscibile. Aveva preso la decisione di comune accordo con i suoi tre figli. Lunedì scorso la giustizia francese aveva definitivamente rifiutato la sua domanda di eutanasia. Non si sa se per cause naturali, suicidio o eutanasia, ma ieri pomeriggio Chantal Sebire, 52 anni, è stata trovata senza vita nel suo appartamento di Piombières les Dijon. Bernard Kouchner, ministro degli esteri, fondatore di Medici senza frontiere, aveva chiesto per lei un’eccezione alla legge affinché si evitasse “un suicidio nascosto ma annunciato”. Ora è Carla Bruni l’interlocutrice privilegiata delle associazioni che in Francia chiedono un legge sull’eutanasia: si rivolgono a lei ed “alla sua sensibilità di madre” per farsi da portavoce della battaglia.

In Europa solo tre i Paesi dove viene riconosciuto il diritto alla dolce morte: Olanda, Lussemburgo e Belgio. In Italia se n’è discusso più volte e a più riprese durante gli scorsi anni, soprattutto sull’onda emotiva di grandi casi di cronaca come quelli di Terry Schiavo e Piergiorgio Welby. Forse l’eutanasia non è vista come un argomento da campagna elettorale, ma nei mesi successivi l’insediamento del nuovo governo bisognerà comunque riaprire il dibattito. I programmi elettorali non dicono nulla in materia, anche se vi si potrebbe risalire dalle dichiarazioni successive al caso Welby. Franco Marini non lasciava nessuno spazio di dialogo: “Per quanto mi riguarda la parola eutanasia non ha spazio nel dibattito politico del nostro Paese. Forse però si può discutere di testamento biologico”. L’attuale candidato a sindaco di Roma, Gianni Alemanno, invece sosteneva che l’eutanasia è respinta dal centrodestra. Era favorevole al dibattito, seppure con dei limiti, Roberto Calderoni (Lega): “Ben venga il confronto purché si parta dall'affermazione dalla certezza delle dignità della vita, che ha come naturale conseguenza il rispetto della vita stessa, della sua origine fino al suo termine naturale". La voce del centrosinistra è invece spaccata tra i cattolici della ex Margherita, per i quali non esiste alcuna possibilità di intesa su un argomento che metterebbe in discussione il valore della vita, e i laici come Umberto Veronesi, capolista in Lombardia che, attraverso la fondazione a lui intitolata, pubblica periodicamente studi e relazioni sulla necessità di introdurre il testamento biologico e di accelerare la discussione sulla dolce morte.

 


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