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D'Alema rilegge Moro in chiave antiberlusconiana
di PAOLA LIBERACE

[17 mar 08] C’era da aspettarselo: che il Partito Democratico, messo in crisi dall’andamento dei sondaggi, dal pasticcio delle liste e dai passi falsi di certi alleati, avrebbe approfittato persino di un’occasione come la ricorrenza trentennale del sequestro di Aldo Moro per tentare di risalire la china del consenso, era pressoché scontato. Era ovvio che ex democristiani ed ex comunisti avrebbero tentato di nobilitare il senso della loro imperfetta unione, richiamandosi al progetto politico-istituzionale di Moro, o quanto meno alla sua vulgata, che riduce tutto all’ascesa al governo del Pci insieme alla Dc. Un po’ meno ovvio che, in questo contesto, un politico come Massimo D’Alema, da vari giorni impegnato a contraddire la linea dialogante del suo segretario, sia riuscito a strumentalizzare l’evento al punto da trasformare in polemica di bassa lega persino una commemorazione che dovrebbe unire il Paese nel cordoglio. 

In un’intervista a L’Unità, D’Alema ha rivendicato al Partito democratico l’eredità della visione di Moro, orientata alla realizzazione di una democrazia compiuta, all’insegna dell’alternanza. La stessa alternanza in nome della quale l’onorevole D’Alema non ha trovato di meglio che proseguire nell’antico sport di delegittimazione dell’avversario, accusando Berlusconi di rappresentare “il contrario di Moro”. Un brigatista rosso, quindi? Per fortuna D’Alema non è arrivato a tanto; in mancanza di migliori argomenti, si è limitato ad accusare il Cavaliere di farsi portatore di una somma di “istanze particolaristiche”. Da persona intelligente quale passa per essere, l’ex ministro degli Esteri deve poi essersi reso conto di aver esagerato, perché è passato subito a precisare che “rispetto alle categorie dell’analisi di Moro sono cambiate molte cose”, come la fine della guerra fredda. Finita per tutti, evidentemente, tranne che per D’Alema, che evidentemente preferisce richiamarsi a Berlinguer che ai vari padri nobili evocati a suo tempo per il Pantheon del Partito democratico.

Non è questo il luogo per discutere della verità storica sulla drammatica vicenda di Moro, ancora ieri messa in questione dalla figlia Agnese – non foss’altro, per il rispetto che si deve alla memoria di un uomo cui troppo torto farebbero letture approssimative. Sarebbe stato bello se il presidente D’Alema si fosse sentito obbligato allo stesso rispetto, evitando di trasformare in patrimonio di parte una lezione politica che appartiene a tutti gli italiani: come gli ha ribattuto un testimone tra i più vicini a Moro come Beppe Pisanu, che ha detto di non aver mai pensato di rivendicare in via esclusiva la sua eredità. E però, vale la pena di domandarsi almeno quale sia questa eredità: perché, se si tratta del compromesso storico, lo stesso D’Alema ha ammesso che le culture politiche sono andate “oltre”. Se invece, prescindendo dal contenuto, si tratta della forma del progetto moroteo, vale a dire del tentativo di pacificare le due principali forze politiche del Paese in nome del bene comune, non si vede come possa D’Alema dichiararsene erede nell’atto stesso di condannare l’altro dei due grandi partiti che oggi concorrono per il governo dell’Italia, accusandolo proprio di non tenere presente quello stesso bene.

Insomma, sarebbe stato meglio se D’Alema avesse dedicato all’argomento un supplemento di riflessione: perché, se è vero che il Pd prosegue nell’opera iniziata da Moro, questo contraddice il fatto che si tratti di un partito nuovo, che guarda in avanti e ha ormai ha preso atto dei cambiamenti storici cui lo stesso D’Alema fa cenno. Se invece D’Alema stesso riconosce che il lascito di Moro, di cui vorrebbe farsi carico, sta nella capacità di perseguire l’interesse generale del Paese, avrebbe dovuto fare più attenzione a indirizzare la sua polemica verso un interesse particolare: in nome del quale respingere Berlusconi dall’altro lato della solita, immaginaria linea tracciata dalla superiorità morale della sinistra, che separa i (soliti) buoni dai (soliti) cattivi.


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