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Emergenza rom: poteri straordinari ai prefetti,
critiche da sinistra e dubbi dall’Europa

di STEFANO CALICIURI

[15 mag 08] Ancora assalti nei confronti di tre campi nomadi abusivi nella periferia napoletana. E ancora costrette le forze dell’ordine a interporsi tra manifestanti e rom. Dimenticato il problema rifiuti, ora sembra che in Campania non vi sia nient’altro di più urgente che cacciare gli abusivi. La paura sollevata dal presunto tentato rapimento di una bambina dall’appartamento ha certamente innescato la miccia esplosiva, non soltanto metaforica, per costringere i nomadi ad abbandonare baracche, roulottes e rifugi di fortuna. Le fiamme sono state appiccate volontariamente con bottiglie molotov in tre insediamenti in via San Pietro e Paolo, in via Argine e in via Ville romane nel quartiere Ponticelli. Nessun ferito, anche perché i rom, scortati dalla polizia, avevano da qualche ora abbandonato l’insediamento. Probabilmente l’azione dolosa rientra in una strategia a lungo termine: distruggere i campi significa cioè evitare la possibilità che i nomadi possano tornare e ricostruire le baracche. Il centinaio di nomadi è stato prima radunato presso un piazzale poco lontano dal campo, poi trasferito dalle forze dell’ordine in un luogo rimasto sconosciuto per motivi di ordine pubblico.

Se Napoli piange, Roma non ride. Nottetempo gli agenti della polizia della capitale hanno fermato una cinquantina di stranieri irregolari presenti all’interno del più grande campo nomadi della città. Circa un migliaio di persone, per lo più serbi, bosniaci e rumeni, sono stati identificati e schedati. Per cinquanta di loro è scattato il fermo giudiziario non essendo in regola con i permessi di soggiorno. Il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato che anche a Roma, seguendo l’esempio di Milano, presto sarà istituito il commissario che dovrà gestire l’emergenza rom. I poteri straordinari saranno assegnati al prefetto, quindi non occorrerà creare ex novo una struttura ma semplicemente ampliare i poteri e le responsabilità di un soggetto già operativo. I dettagli dell’operazione sono stati discussi in un vertice tra il sindaco Alemanno ed il ministro degli Interni Roberto Maroni che oggi incontrerà il suo omologo rumeno. All’ordine del giorno la possibilità di ampliare la squadra dei cinque agenti della polizia rumena distaccati in Italia e di far fronte comune per interrompere i flussi clandestini. Nel dibattito è intervenuto anche Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, che, contrariamente al disegno Moratti-Alemanno-Maroni, vorrebbe che la responsabilità fosse affidata ad un commissario nazionale, in grado di gestire l’emergenza su tutto il territorio e non lasciare così “libero arbitrio” alle singole amministrazioni od ai prefetti.

La morsa stretta attorno la clandestinità irregolare sta dando i primi frutti: oltre ai casi singoli di Roma e Napoli, questa notte su tutto il territorio nazionale gli agenti della direzione anticrimine della polizia ha consentito di arrestare oltre cinquecento persone e comminare decine di espulsioni. L’operazione è stata coordinata dal servizio centrale operativo di Roma ed ha interessato nove regioni: Lombardia, Veneto, Lazio, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. L’ipotetica introduzione nel codice del reato di clandestinità ha animato la discussione comunitaria. Secondo il commissario europeo Leonard Orban, se tale provvedimento venisse introdotto in Italia creerebbe uno “spiacevole” incidente. “La direttiva 38 - precisa il commissario rumeno - sancisce la libertà di circolazione delle persone come principio fondamentale: qualunque legge nazionale non dovrebbe contraddire questa”. Anche sul fronte delle espulsioni Orban parla chiaro: “Niente espulsioni collettive. Eventualmente solo misure individuali, caso per caso, proporzionate alla gravità della situazione. Misure da prendere se c’è una minaccia vera, e sufficientemente grave, all’ordine, alla salute, alla sicurezza pubblica. L’urgenza e la gravità di questa minaccia devono essere dimostrate”.


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