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Cina, la sismologia è nata qui ma non serve
di TIZIANA LANZA

[15 mag 08] I terremoti non guardano in faccia nessuno. Oggi però gli uomini possono guardare in faccia i terremoti e decidere di affrontarli perché la scienza ha fatto progressi. Anche in Paesi come la Cina con terremoti catastrofici come quello avvenuto qualche giorno fa a Sichuan con una magnitudo pari a 7.7, si può fare molto. Basta guardare l’esempio del Giappone, dove terremoti analoghi e di intensità più o meno simili possono essere meno distruttivi. Purtroppo anche in questo caso ancora non è noto il numero delle vittime ma si parla di cifre consistenti con decine di migliaia di morti. E’ andato distrutto l’80 per cento degli edifici, una grossa percentuale se si pensa che la Cina ha una lunga tradizione per quanto riguarda la sismologia. Sebbene si tratti di una scienza recente, poiché è decollata grazie ai progressi fatti dalla tecnologia, la prima pietra miliare di questa disciplina fu messa secoli fa proprio dai cinesi. Fu Zhang Heng, uno scienziato alla corte della dinastia degli Han a interessarsi per primo nel suo Paese ai terremoti come fenomeni naturali. Il risultato fu la creazione del primo sismografo della storia datato 132 d.C. Il suo nome era “Houfeng Didong Yi” che significa: strumento per indicare il vento e le scosse della Terra. Era anche un oggetto di pregio, che consisteva in un’anfora centrale con attaccati otto draghi che puntavano nelle rispettive direzioni tenendo in bocca una pallina. I draghi corrispondevano alle otto colonnine interne all’anfora stessa, al centro della quale vi era un pendolo. Alla base di ciascun drago vi era una rana con la bocca aperta pronta ad accogliere la pallina indicando così in quale direzione era avvenuto il terremoto.

Certo era uno strumento rudimentale se lo si compara ai moderni sismografi e alle reti sismiche moderne in grado di localizzare una scossa, di misurarne l’ intensità e la durata in tempi brevi. Ma a proposito di reti sismiche, la Cina ne possiede una moderna, che circa una decina di anni fa è stata digitalizzata, cioè i dati vengono registrati su supporto informatico. Inoltre, negli anni Ottanta, i cinesi hanno accolto l’invito a far parte della rete sisimica mondiale, un miraggio durante la Guerra Fredda dato che i sismografi registrano anche le esplosioni nucleari sotterranee. Va anche detto che la Cina è uno di quei Paesi con un grosso archivio storico e perciò chi studia i terremoti in Cina può fare affidamento su una grande quantità di dati storici. Il primo terremoto è datato 2300 a.C. I dati storici aiutano moltissimo dal momento che quelli strumentali sono assai recenti. Proprio ieri è stata diramata la notizia da alcuni organi di informazione che Chen Xuezhong, un esperto sismologo cinese dell’Istituto Geofisico di Stato aveva avvertito più di cinque anni fa che un terremoto di simili proporzioni si sarebbe abbattuto in quell’area della Cina dopo il 2003. Sichuan veniva indicato in un suo articolo uscito nel 2002 come il possibile epicentro del terremoto.

A queste conclusioni, lo scienziato è arrivato proprio basandosi sui dati storici. Dal 1800 risultava infatti chiaro che l’intervallo medio in questa zona per il verificarsi di terremoti di grossa intensità era di sedici anni mentre l’ultimo terremoto di simili proporzioni, cioè sopra il settimo grado della scala Richter si era avuto nelle contee di Songpan e Pingwu nel 1976, cioè ventisei anni prima rispetto alla stesura di quell’articolo. Un avvertimento che è stato sottovalutato. Parliamo di avvertimento semplicemente perché studiare i dati storici significa accogliere una lezione dal passato per preparasi a eventuali eventi futuri di cui, magari, non si conoscono le date precise. Si può ad esempio cambiare le normative edilizie, escogitare nuove tecniche ingegneristiche per edifici più sicuri, urbanizzare secondo una logica ben precisa, come è stato fatto in Giappone. Inoltre, per evitare pericoli estremi, bisogna mettere immediatamente in sicurezza le centrali nucleari lì dove esistono. Infine va ricordato, sempre a testimonianza dell’impegno dei cinesi nello studiare i terremoti, che sono gli unici ad avere previsto un terremoto con successo indicandone la data esatta e il luogo. Successe ad Hai Cheng nel Febbraio del 1975. Ma fu più che altro un evento fortuito e non frutto di una metodologia scientifica. Infatti, l’anno successivo nella zona di Tangshan un terremoto di magnitudo 8,2 fece 650mila morti, il più disastroso del secolo scorso. Insomma, la Cina non può scherzare con i terremoti. Ma le premesse per un futuro migliore in tal senso ci sono tutte. Sta come al solito al governo farne tesoro garantendo al proprio Paese una sicurezza da cui non si può prescindere.


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