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Abkhazia, sale la tensione tra Russia e Georgia
di STEFANO GRAZIOLI

[15 mag 08] L’ultima dichiarazione è quella dell’ambasciatore russo a Tbilisi, Viacheslav Kovalenkolo, lo scorso fine settimana: “La Russia non vuole nessuna guerra in Georgia”. Poco prima da parte georgiana c’era stata la smentita della notizia data da Sukhumi, la capitale della regione separatista dell’Abkhazia (formalmente parte della Georgia, di fatto ormai indipendente dall’inizio degli anni Novanta), di aver abbattuto due aerei spia. Una sorta di mossa propagandistica secondo Tbilisi in risposta alle accuse georgiane nei confronti della Russia di aver fatto precipitare il 20 aprile un altro velivolo in azione di spionaggio. La repubblica indipendentista supportata da Mosca si è presa in ogni caso la responsabilità dell’abbattimento e ha pure ribadito, tramite il portavoce del presidente Sergei Bagapsh, Alchas Tscholokua, che le forze militare abkazi hanno ricevuto l’ordine di colpire in futuro qualsiasi oggetto volante che ferisca lo spazio aereo abkazo.

Già da un paio di settimane, da quando l’ormai ex presidnete russo Vladimir Putin, ha dichiarato di voler intensificare i rapporti con l’Abkhazia aumentando gli aiuti economici e sociali, da quando Mosca ha accusato la Georgia di prepararsi ad un’azione armata (7500 uomini sono concentrati nella valle di Kodori, secondo Sukhumi) e da quando i russi hanno annunciato a loro volta di voler aumentare il proprio contingente militare nella regione anche in difesa dei propri cittadini (la stragrande maggioranza degli abkazi ha infatti il passaporto russo), la tensione nel Caucaso è salita alle stelle. Il rappresentante russo alla Nato, Dmitry Rogosin, ha detto senza mezzi termini che “Russia e Georgia sono vicine alla guerra” e il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha espresso la propria preoccupazione nel caso Tbilisi avesse intenzione di intraprendere un’operazione militare in Abkhazia.

Ma la questione si gioca non solo tra il Cremlino e il presidente georgiano Saakashvili, che fin dalla sua prima elezione ha proclamato di voler riportare le regioni indipendentiste sotto controllo (oltre l’Abkhazia lo stesso tema interessa anche l’Ossezia meridionale): a Sukhumi durante il weekend passato sono arrivati per incontrare Bagapsh l’ambasciatore statunitense in Georgia, John Teft, e il vice assistente segretario di Stato per gli Affari euopei ed euroasiatici Mattew Bryza. Gli Stati Uniti, maggior sponsor di Saakashvili e unico attore esterno nel Great Game nel Caucaso, sono impegnati, stando alle parole del ministro degli Esteri abkazo Sergei Shamba, in negoziati diplomatici per ridurre la probabilità di uno scontro. La realtà è che la situazione in Georgia rischia di precipitare: con la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, non riconosciuta non solo dalla Russia, ma anche da altri Stati europei alla prese con movimenti secessionisti di varia natura e grandezza, si è alzata la voce di coloro che in quelle regioni caucasiche considerano il modello kosovaro applicabile alla loro realtà. Cecenia, Abkhazia, Ossezia, Alto Karabach, il problema non riguarda solo Russia e Georgia, ma Azerbaijan e Armenia. E’ la polveriera che minaccia di esplodere, ancora una volta, e con l’Europa che sta a guardare.


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