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Somalia, la terra di tutti e di nessuno
di ANGELO M. D'ADDESIO

[14 mag 08] Benvenuti a Mogadiscio, città fantasma dove non c’è casa o edificio che non mostri segni di distruzione. Le strade, anche quelle principali, sono diventate mulattiere polverose, centinaia di migliaia di persone sono fuggite. Mogadiscio è un’eterna Stalingrado, dove però non è possibile riconoscere le fazioni nemiche: tutti sono contro tutti. Dopo le sparute avvisaglie di pace, nel 1994 prima e nel 2004 poi, Mogadiscio fu preda dei signori della guerra che attaccarono la gente islamica, operando le più atroci repressioni verso capi religiosi e fedeli comuni; nell’estate del 2006, le milizie islamiche, armate da Libia e Nigeria conquistarono Mogadiscio, scacciando governo e signori della guerra e nel 2007 le truppe governative, supportate dall’aviazione etiope e dagli Usa, misero in fuga le Corti islamiche. Oggi Mogadiscio, come l’intera Somalia, è terra di tutti e di nessuno. Il presidente Abdullahi Yusuf Ahmed ha nominato a gennaio l’ennesimo governo, guidato da Nur Hassan Hussein, totalmente incapace di gestire una situazione militare pesantissima e soprattutto una forte crisi economica che, con l’aumento dei prezzi, ha portato il popolo somalo all’esodo ed alla sofferenza.

Si fugge verso Gibuti, l’unica via percorribile, visto che il Kenya ha chiuso le frontiere, e chi non va via si unisce ai clan dei signori della guerra, uccide e ruba. Nel frattempo però il ricordo dell’arrivo delle milizie islamiche a Mogadiscio, che coincise con apertura di porto ed aeroporto, abbassamento dei prezzi di beni di prima necessità, è sempre più grande ed il popolo sembra sperarci. Solo una parte delle vecchie Corti è fuggita in Eritrea con i suoi capi Hassan Daher Aweis e Shek Sharif Shek Ahmed; molti gruppi non sono mai andati via, anzi avanzano sempre di più e conquistano vasti territori. Dall’inizio del 2008 le milizie governative e le truppe etiopi alleate hanno perso basi militari strategicamente fondamentali come quella di Dinsor molto vicina a Baidoa, sede provvisoria del governo, nella zona centrale del Paese, e molti villaggi e città limitrofe alla capitale, come Bula Burte, Balad ed il capoluogo della regione Shabeellaha Dexhe, Jowhar. I nuovi protagonisti dell’estremismo islamico in Africa sono i giovani mujaheddin fuoriusciti dalle Corti e confluiti nel braccio armato di Al Qaeda in Somalia chiamato Al Shabab e guidato dallo sceicco Muhktar Robow (Abu Mansur), che proseguono la guerriglia “porta a porta” a Mogadiscio e sono il vero obiettivo degli Usa che proprio una settimana fa ne hanno ucciso un importante leader carismatico. Laddove non possono assaltare, organizzano attentati micidiali, come a Chisimaio, a sud, il porto più importante del Paese, dove hanno provocato la morte di quattro uomini del personale di Medici senza frontiere, o in Puntland, regione autonoma della Somalia non riconosciuta a livello internazionale, dove venti civili etiopi sono stati uccisi da un’esplosione, per ritorsione verso gli “invasori etiopi cristiani”.

Nell’anarchia totale, neppure i marines americani, giunti all’inizio del 2007 per scovare potenziali basi di Al Qaeda, sono andati via. La guerra americana mirata verso singoli terroristi e forti leader islamici a livello regionale, è agevolata in Somaliland, regione autoproclamatasi indipendente dalla Somalia nel 1991, strategicamente importante perché prospiciente alla penisola arabica, che sta collaborando con gli Usa in cambio del riconoscimento in sede Onu. In Somalia però tutto è più difficile, perché per tutti, americani ed etiopi sono “invasori da cacciare”. L’ultima novità devastante è la comparsa di pirati attivi nel Mar Arabico che hanno attaccato importanti navi di lusso e mercantili stranieri. Forse ribelli islamici riparati sul mare o esperti navigatori somali votati alla razzia. In ogni caso la vicenda della nave francese Le Pognant, rimasta sotto sequestro per una settimana e liberata solo dopo il pagamento di un milione di euro, è emblematica della debolezza mondiale verso il fenomeno. A Mogadiscio, nelle ultime ore, le milizie governative esasperate hanno sparato sui civili mentre l’aviazione americana con i suoi missili sta provocando la morte di numerose persone. Durante le proteste contro l’aumento dei prezzi, cinque manifestanti sono stati uccisi, ma la contestazione continua in attesa dei liberatori. Saranno i soldati governativi, le milizie islamiche o i signori della guerra? Nel frattempo i militari etiopi iniziano ad abbandonare le posizioni. La priorità per loro, come lo è stata per un milione di somali negli ultimi dieci anni, è fuggire dal nulla.


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