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Berlusconi frena le pressioni: niente viceministri
di STEFANO CALICIURI

[09 mag 08] Niente viceministri, solo sottosegretari. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi all’uscita dal primo Consiglio dei ministri. La partita, infatti, si sta dimostrando più difficile del previsto. Contrariamente a quanto succedeva in passato, quando tali posti erano assegnati ad almeno un centinaio di deputati delusi, questa volta i posti da assegnare non potranno essere più di trentanove. E i “prenotati” ad un sottosegretariato o a un posto da viceministro sono già molti. Michela Vittoria Brambilla preme per vedersi assegnata la delega alla Salute; Luca Barbareschi vorrebbe entrare nello staff del ministro Sandro Bondi per occuparsi di spettacolo, anche se a quanto pare il posto dovrebbe essere assegnato a Gabriella Carlucci; Adriana Poli Bortone è stata in silenzio sino ad ora proprio perché “rassicurata” dal presidente del Consiglio; Alessandra Mussolini non avrebbe digerito la presenza a Palazzo Chigi della Democrazia cristiana per le autonomie (nella persona di Gianfranco Rotondi); Vittorio Sgarbi sta alzando la voce da quando Letizia Moratti gli ha tolto la delega assessorile; Margherita Boniver è sicura di tornare alla Farnesina; Giuseppe Pizza vuol ottenere un riconoscimento per aver consentito il corretto svolgimento delle elezioni. Insomma, il cellulare del premier in queste ore è subissato di chiamate più o meno insistenti. Il Consiglio dei ministri di ieri ha formalizzato le deleghe ministeriali senza portafoglio e la nomina di Gianni Letta a segretario della presidenza: sarà proprio quest’ultimo, pur sempre a strettissimo contatto con Berlusconi, a gestire le operazioni politiche (anche se sarebbe meglio dire diplomatiche) sulla scelta dei nomi su cui puntare.

Trentanove, dicevamo, i posti da assegnare, di cui dieci sarebbero stati viceministri. Le intese ne assegnavano a Forza Italia la metà: Paolo Romani alla Comunicazione, Mario Valducci alle Attività produttive, il piemontese Guido Crosetto alla Difesa, Mario Mantovani agli Esteri e MIchela Brambilla alla Sanità. Su quest’ultimo nome però c’è stata una levata di scudi proprio da parte dei forzisti che non vedrebbero di buon occhio un così prepotente ingresso della “rossa sciura” nella lista governativa. Probabilmente sarà proprio il ministro Sacconi a sciogliere la riserva dopo essersi consultato con Berlusconi. Sul fronte Alleanza nazionale si parla invece del magistrato Alfredo Mantovano all'Interno, Adolfo Urso che dovrebbe tornare come già sette anni fa al Commercio estero e Mario Landolfi alle Comunicazioni. Roberto Castelli è stato segnalato da Umberto Bossi per le Infrastrutture, mentre Giovanni Pistorio, esponente dell’Mpa lombardiano avrebbe probabilmente la delega all’attuazione e realizzazione del Ponte sullo Stretto. Nessun dubbio invece sui sottosegretari alla presidenza del Consiglio: oltre al già formalizzato Gianni Letta, la squadra comprenderà altri quattro forzisti (Paolo Bonaiuti con delega all’Editoria, Carlo Giovanardi alla Famiglia, Rocco Crimi allo Sport e Gianfranco Micciché al Mezzogiorno).

Anche se il numero dei partiti al governo è più che dimezzato rispetto due anni fa, le richieste sono pressanti e numerose. E’ stato proprio in questo clima che Silvio Berlusconi, a corollario della riunione della presidenza, avrebbe sbottato: “Questa dei vice sta diventando la partita più difficile. Le richieste sono tantissime e i posti pochi. Se siamo tutti d’accordo eliminiamo quelle poltrone e facciamo solo sottosegretari”.Il Cavaliere è sicuro che, passati questi primi giorni in cui tutti sperano e chiedono, anche i delusi dimenticheranno ben presto l’esclusione, riprendendo a svolgere il loro incarico parlamentare nel migliore dei modi. Tanto, in ogni caso, questa volta i numeri sono dalla parte di Silvio Berlusconi.


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