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Alfano e la poltrona scomoda di via Arenula

di ENRICO GAGLIARDI

[08 mag 08] Doveva essere davvero molto scomoda la poltrona di via Arenula se è vero, come sembra, che quasi tutti quelli chiamati in queste consultazioni ad occuparla hanno via via rifiutato, uno dopo l’altro. Certo, il ruolo di Guardasigilli non è affatto agevole, soprattutto in questo momento storico che ormai da anni si contraddistingue per uno scontro continuo tra politica e magistratura. Alla fine comunque dopo tante trattative la riserva è stata sciolta: sarà Angelino Alfano il ministro della Giustizia del nuovo governo Berlusconi. Alfano, classe 1970 e siciliano di origine, viene considerato uomo di fiducia del Cavaliere e rappresenta senza alcun dubbio un esponente di spicco della realtà siciliana di Forza Italia. Già parlamentare per due legislature eredita il posto occupato fino a pochi mesi fa da Clemente Mastella. Il nome del ministro della Giustizia per giorni è stato oggetto delle previsioni più disparate tanto che i mezzi di informazione e gli analisti politici più accreditati avevano adombrato l’ipotesi che nessuno volesse in realtà ricoprire quel ruolo considerato sconveniente per svariati motivi. A prescindere dalla verosimiglianza di tali ipotesi, resta comunque l’innegabile difficoltà della sfida che Alfano dovrà affrontare.

Il nuovo Guardasigilli eredita, infatti, dalla passata gestione non pochi problemi ancora totalmente irrisolti, senza contare la naturale ostilità da parte della magistratura organizzata che, nelle sue componenti più strutturate, non vede certo di buon occhio il ritorno di un governo targato Silvio Berlusconi. Alfano, dunque, si troverà in una situazione piuttosto complicata, in bilico tra la “gestione Mastella” caratterizzatasi per continui, eccessivi ammiccamenti nei confronti della magistratura e l’operato di Castelli decisamente più rigido nei confronti della funzione giudiziaria. Le questioni sul tappeto sono davvero moltissime: dalle condizioni delle carceri che, finito l’effetto e l’efficacia dell’indulto, sono nuovamente sature ed ai limiti del collasso passando per quello della sicurezza e della certezza della pena troppe volte messe in discussione da un processo penale letteralmente paralizzato e privo di garanzie sostanziali per tutti, parti lese ed imputati; da questo elemento poi discendono interrogativi ancora più importanti: come interpreterà Alfano il suo nuovo ruolo il ministro? Che tipo di rapporto instaurerà con le componenti più politicizzate della magistratura? Adotterà la linea morbida di Mastella o deciderà di porsi come vera e propria controparte anche a costo di uno scontro muro contro muro?

Domande queste non di poco conto soprattutto alla luce del programma del Pdl in materia di giustizia e delle recenti dichiarazioni di Berlusconi, secondo il quale uno dei primi provvedimenti del governo sarà indirizzato ad attuare proprio la riforma organica della giustizia sulle linee già tracciate da Roberto Castelli. Il banco di prova sarà proprio questo e sulla base di come reagirà Alfano alle prime e sicure resistenze dei magistrati si potranno tracciare delle proiezioni sull’andamento del dicastero di via Arenula. Una riflessione forse può essere fatta immediatamente, prima ancora di vedere all’opera il nuovo guardasigilli, e riguarda la sua giovane età: per una volta un ruolo di grande responsabilità verrà ricoperto da una personalità molto giovane e forse proprio per questo di mentalità più aperta, elastica ed in grado di intuire immediatamente i problemi più spinosi, quelli da risolvere con celerità. Vista la maggioranza che sostiene questo governo e visto il momento forse politicamente favorevole per intese trasversali su materie importanti, Alfano ha una grande opportunità: imprimere una svolta decisiva alla giustizia italiana dando impulso ad un’operazione a vasto spettro in grado di risolvere non ogni problema (sarebbe assurdo e paradossale solo il pensarlo), ma di mettere comunque mano ai nodi principali che rendono la nostra giustizia una delle più inefficienti tra i Paesi occidentali. La speranza resta quella di non vedere ancora una volta frustrate le aspettative di chi desidera semplicemente una giustizia degna di questo nome.

 

 


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