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Polemiche e strumentalizzazioni,
l’omicidio di Verona e la Fiera del libro di Torino

di STEFANO CALICIURI

[06 mag 08] Sono stati arrestati anche gli ultimi due aggressori che ancora mancavano all’appello delle forze dell’ordine colpevoli del pestaggio mortale nei confronti di Nicola Tommasoli, il 29enne deceduto ieri in seguito ad un edema cerebrale causato dai violenti calci ricevuti alla testa. Federico Perini e Nicolò Veneri, 20 e 19 anni, entrambi veronesi, sono rientrati la notte scorsa da Londra dove avevano cercato di nascondersi. I carabinieri li hanno raggiunti e tratti in stato di arresto all’aeroporto di Orio al Serio. Il cerchio, quindi, si è chiuso intorno ai cinque responsabili dell’aggressione culminata in tragedia per la negazione di una sigaretta. Il primo ad essere stato bloccato dagli investigatori era stato Raffaele Delle Donne, 19 anni, studente, a cui sono succeduti Guglielmo Corsi, 19 anni, metalmeccanico, e Andrea Vesentini, 20 anni, promotore finanziario. Con l’arresto anche di Perini e Veneri gli inquirenti hanno ricomposto il gruppo, che ora attenderà il processo dietro le sbarre. Descritti come figli di buona famiglia, i cinque giovani sarebbero componenti di un gruppo di supporters del Verona calcio, frangia di estrema destra. A quanto pare, però, la politica non c’entra nulla con quella che appare invece come un’aggressione gratuita, semplicemente, forse, per “movimentare un po’ una serata uguale a tutte le altre”.

Sul fronte politico, intanto, le dichiarazioni del neo presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, sulla morte di Tommasoli, hanno scatenato la polemica. Durante la trasmissione Porta a Porta, l’esponente del Pdl ha affermato che “quel gruppo neonazista va preso, messo in galera e rieducato, non ci può essere nessun tipo di solidarietà”. E ha continuato: “La società si deve interrogare sul perché questi giovani danno vita a questi comportamenti. Si tratta di episodi gratuiti, fenomeno diffuso non solo in Italia ma anche in altri Paesi. Sono giovani che presi uno per uno, nove volte su dieci sono dei vili”. Tolleranza zero, dunque? “Certo. Non è che uno è delinquente se è immigrato e non lo è se nasce sotto i portici di casa nostra”. Anche se, poco dopo, Fini definisce “molto più gravi” gli insulti e le manifestazioni antisioniste della sinistra massimalista contro la Fiera del libro di Torino che celebrerà i sessant’anni della costituzione dello Stato d’Israele. E lo sarebbero perché rappresentano “pregiudizi di tipo politico-religioso. C’è un consenso non dico di massa, ma una posizione politicamente considerata legittima da una parte della sinistra radicale”.

Immediate le reazioni della sinistra che, sentitasi chiamata in causa, ha espresso la propria posizione attraverso le parole di Iacopo Venier, componente della segreteria nazionale dei Comunisti Italiani. “Nel momento in cui tutti dovrebbero piangere la morte di un ragazzo, unirsi al dolore della famiglia e chiedere la massima punizione per gli assassini, assistiamo invece ad una serie di basse speculazioni politiche. Tra queste la più grave è certo quella del presidente della Camera che assolve i picchiatori fascisti e si prepara a scatenare nuove repressioni violente come quelle che egli comandò a Genova”. Dichiarazione alla quale nuovamente Gianfranco Fini non ha potuto non controbattere, rimarcando il fatto che non ha mai espresso parole a favore della banda veronese. “I naziskin di Verona sono dei pazzi criminali assassini. La violenza che c'è in alcune frange della società nei confronti dello Stato di Israele è una violenza di tipo politico ideologico, non perché i naziskin non avessero una distorta ideologia nazista nella testa, ma i due fenomeni non sono paragonabili tra di loro”.

Ovvero: il pestaggio è stato frutto di una follia isolata, l’avversità nei confronti di Israele è un concetto ideologico radicato all’interno dell’intera sinistra estrema. Sull’episodio di Verona, dal salotto di Porta a Porta ha preso la parola anche Renato Schifani, neopresidente del Senato: “Tolleranza zero, ma anche certezza della pena: davanti a questi gesti di violenza lo Stato sarà rigorosissimo. Sono giovani che non stanno bene, che non hanno equilibrio. Giovani che chiedono di essere rieducati. E’ come se ci fosse un pezzo della gioventù italiana che non riesce a trovare un suo percorso e la severità della pena va coniugata con la funzione rieducativa”.


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