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Cipro, Christofias annuncia il suo governo
di
GIUSEPPE MANCINI

[29 feb 08] La Repubblica di Cipro ha un nuovo presidente. È Demetris Christofias, ex presidente della Camera, segretario del partito comunista Akel. Ha sconfitto al ballottaggio di domenica – com’era nelle previsioni – l’ex ministro degli Esteri e europarlamentare Ioannis Kasoulides, esponente del partito della destra nazionalista Disy (53,36 per cento contro 46,64). La sorpresa c’è però stata al primo turno, domenica 17 febbraio, perché ad essere eliminato è stato il presidente uscente Tassos Papadopoulos: 31,79 per cento per lui, 33,29 per Christofias, 33,51 per Kasoulides. Papadopoulos, centrista nazionalista del Diko, si è contraddistinto per la posizione intransigente assunta nei confronti  del piano voluto dall’Onu di Kofi Annan per la riunificazione dell’isola, che dal 1974 è divisa tra la Repubblica nel sud, abitata dai greco-ciprioti e membro dal 2004 dell’Unione europea, e lo Stato-fantoccio della Repubblica turca di Cipro settentrionale, riconosciuta solo dalla Turchia (nei fatti, potenza occupante con circa 40mila soldati) e abitata dai turco-ciprioti e da coloni provenienti dall’Anatolia. L’ex presidente ha manifestato questa sua intransigenza – dovuta ad aspetti specifici del piano, non alla riunificazione in sé – invitando con molta energia a votare per il no nel referendum sul piano Annan, nel 2004: e i no hanno infatti trionfato col 75,83 per cento.

Con Christofias, che ha giurato ieri e ha già annunciato il suo governo (quella di Cipro è una repubblica presidenziale), si attendono profondi cambiamenti e un nuovo clima, pur avendo anche lui ha invitato a votare no, nel referendum del 2004, come segretario dell’Akel. Perché, in realtà, l’Akel è stato determinante nell’elezione di Papadopoulos 5 anni fa e ha fatto parte del suo governo con incarichi di cruciale responsabilità; mentre i voti di Papadopoulos, nonostante la sua ufficiale neutralità, hanno permesso l’elezione di Christofias – e non è un caso se al Diko è stato assegnato, nel nuovo governo, il ministero degli Esteri (a ricoprire l’incarico è stato chiamato Markos Kyprianou, ministro delle Finanze fino al 2004 e attuale commissario europeo alla salute e ai consumatori). L’alleanza Akel-Diko continua, col sostegno anche dei socialdemocratici dell’Edek; l’influenza di Papadopoulos continuerà a farsi sentire: e l’ex presidente ha già dichiarato di non voler lasciare la politica attiva e di voler ancora lavorare sui grandi temi (cioè, sul tema della riunificazione) a beneficio di tutti i ciprioti.

L’Akel, comunista nella forma più che nella sostanza (una sorta di Pds che non ha voluto cambiare né nome né simboli), ha però storicamente rappresentato a Cipro la linea della collaborazione coi turco-ciprioti: il partito dell’unificazione a tutti i costi, per scongiurare l’onta e il flagello della spartizione; il partito che ha sempre festeggiato con convinzione l’indipendenza della Repubblica nata unita (nell’agosto agosto 1960) e al contrario dei nazionalisti non ha mai issato vessilli greci per rivendicare l’enosis (unione) con la madrepatria ellenica. Per questo motivo, l’elezione del comunista Christofias (che ha studiato per un dottorato in storia, conseguito nel 1974, all’Accademia delle scienze sociali di Mosca) è stata salutata con soddisfazione da tutti, persino dalla Turchia e dal leader dei turco-ciprioti Talat. Dopo il rituale viaggio ad Atene, a cui neanche il nuovo presidente ha potuto sottrarsi, i due si incontreranno a breve, probabilmente già nel mese di aprile, per parlare di quella riunificazione fortemente voluta da entrambi.

Ed entrambi hanno fatto riferimento ieri, in modo più o meno esplicito, alla federazione bi-zonale e bi-comunitaria concordata in linea di principio già nel 1977 e mai realizzata per l’impossibilità di accordarsi sul come realizzarla in concreto. Entrambi hanno anche rivendicato il diritto e il dovere dei ciprioti – senza ingerenze o pressioni esterne, di trovare tra di loro una soluzione accettabile per tutti. Il timore, però, è che ancora una volta ci pensi l’Onu a presentare un piano cervellotico e indigesto; la certezza, invece, è che l’unione europea continui a non far nulla per risolvere il problema cipriota: nonostante la presenza della repubblica di Cipro tra i suoi membri, nonostante l’occupazione militare del territorio di uno dei suoi membri da parte di chi aspira a diventarlo (la Turchia, responsabile principale dell’attuale situazione e dell’impossibilità, fino ad ora, di riunificare l’isola). Eppure basterebbe applicare a tutta Cipro il diritto comunitario, senza distinzioni basate sull’appartenenza etnica e religiosa.



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