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Bloomberg si schiera. Per tutti e nessuno
di MATTEO GUALDI

[29 feb 08] Alla fine Michael Bloomberg è sceso in campo. Il sindaco di New York, uno degli uomini più ricchi del mondo (la rivista specializzata Forbes lo pose nel 2005 fra i primi cento), irrompe nella campagna elettorale, non candidandosi direttamente, come alcuni speravano ed altri temevano, ma lanciando una iniziativa politica importante. In un editoriale pubblicato dal New York Times, Bloomberg mette fine alle tante voci che si sono rincorse negli ultimi mesi e che davano come probabile una sua candidatura alla presidenza, come indipendente. “Ho ascoltato attentamente quelli che hanno cercato di incoraggiarmi a correre, ma io non sono – e non sarò – candidato alla presidenza”, ha scritto Bloomberg che però non rinuncia a lanciare la sua battaglia politica. Ma in favore di chi? Di Hillary, di Obama, di McCain? Il sindaco di New York si è schierato con tutti e con nessuno, perché ha deciso di schierarsi per un’idea: un approccio sciolto da vincoli ideologico per risolvere i problemi che affliggono l’America. “Se un candidato applicherà un approccio indipendente e proporrà soluzioni pratiche che non obbediscano alla semplice ortodossia di partito io lo supporterò e convincerò altri ad aiutarlo a vincere nella corsa alla Casa Bianca”, ha scritto Bloomberg che ha aggiunto che “la partita è troppo importante per rimanere a guardare ai bordi del campo”.

Il sindaco di New York conosce bene i problemi della gente, quei problemi per risolvere i quali lavora ogni giorno da quando è stato eletto nel 2001. Sono problemi semplici ma concreti, dalla crescita economica alla disoccupazione, dall’immigrazione alla sicurezza, all’istruzione. Sono tutte sfide che, secondo Bloomberg, richiedono un approccio non ideologico ma pratico da parte dei candidati, i quali dovrebbero affrontarli con quelle “soluzioni di buon senso” che non appartengono solo ad una parte politica. Alcune di queste soluzioni, infatti, sono tradizionalmente associate ai repubblicani, altre ai democratici. “Da uomo d’affari non ho mai creduto che uno dei due partiti da solo avesse tutte le risposte e, come sindaco, ho constatato quanto questo fosse vero”. La ricetta secondo Bloomberg, dunque, è una sola: abbandonare le visioni di parte, le ideologie, gli slogan e riscoprire il semplice buon senso, il valore dell’unità, la concretezza. Certo Bloomberg non è un ingenuo e sa che “ci saranno sempre interessi particolari decisi a opporsi ad ogni tentativo di modifica dello status quo”, così come ci saranno sempre “persone più interessate alla propria rielezione piuttosto che al futuro del Paese”, ma benché “le forze che lottano contro il cambiamento siano forti e si annidino in entrambi i partiti”, il sindaco di New York pensa che solo “il candidato che saprà riconoscere che le posizioni di parte devono essere accantonate potrà vincere le elezioni di novembre e guidare il Paese verso un grande futuro”. Non bisogna cadere però nell’errore di confondere l’approccio di Bloomberg con l’antipolitica.

Il primo cittadino della Grande Mela, che da anni è impegnato in prima persona a cercare di risolvere i problemi quotidiani dei suoi concittadini, non è contrario alla politica, né ai politici e nemmeno ai due principali partiti, ma è semplicemente contrario alle contrapposizioni ideologiche che costringono ad accantonare le giuste soluzioni ai problemi, soltanto perché proposte da “altri”. In definitiva riconosce che ci sono proposte sensate da entrambe le parti, ma ritiene che bisognerebbe operare una sintesi per risolvere i problemi dell’America e che per fare questo ci vorrebbe un candidato indipendente, un candidato pratico che sappia andare oltre gli steccati. Insomma Bloomberg sembra lanciare la propria candidatura nello stesso giorno in cui decide di escluderla pubblicamente.



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