Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com


di Alessandro Marrone

 

[12 mar 08]

Trionfo di Obama, Hillary appesa alla Pennsylvania

Le ultime primarie hanno registrato in campo democratico il doppio successo di Obama contro Clinton, mentre McCain ormai acquisita la nomination si appresta a riorganizzare la macchina elettorale repubblicana. Sabato 8 Obama ha stravinto i caucus del Wyoming con il 61 per cento dei consensi. Tale voto non costituisce un test molto significativo sia per la scarsa popolazione dello Stato nel cuore delle Montagne Rocciose, non a caso erano in palio solo 12 delegati con vincolo di mandato, sia perché i  nei caucus sono sovra-rappresentati  attivisti e giovani che rappresentano il principale bacino elettorale del candidato afro-americano. Martedì 11 Obama ha bissato il successo con un risultato ben più pesante nelle primarie del Mississippi: con oltre 250mila preferenze, il 61 per cento dei voti, Obama ha conquistato i 33 delegati con vincolo di mandato espressione dello Stato del profondo sud americano. Nel raggiungere tale risultato è stato probabilmente determinante il voto etnico: la componente afro-americana rappresenta circa il 35 per cento della popolazione del Mississippi ed il 60 per cento dell’elettorato democratico, ed avendo votato in blocco per il candidato di colore ha più che compensato la vittoria di Clinton nell’ambito del voto bianco.

Dopo le ultime primarie, secondo la stima del New York Times nel conto dei delegati della convention democratica, oggi Obama può contare su circa 1.500 sostenitori contro i 1.400 della rivale, includendo quelli senza vincolo di mandato e i “superdelgati” espressione del vertice del partito. Clinton dunque è ancora in gara per arrivare alla maggioranza dei 2.025 delegati necessari per avere la nomination, e punta tutto sul prossimo appuntamento della Pennsylvania in calendario il 22 aprile, che con i suoi dodici milioni di abitanti assegnerà ben 188 delegati. Lo Stato tra i Grandi Laghi e la East Coast ha infatti una comunità nera relativamente piccola, concentrata a Philadelphia, ed un elettorato democratico con una forte componente di anziani che finora hanno votato in maggioranza per Clinton. Inoltre la senatrice di New York ha passato parte della sua infanzia in questo Stato, e sta cercando di sottolineare i legami della sua famiglia con il territorio e la gente della Pennsylvania. Obama con le ultime due vittorie cercherà invece di accreditarsi come front runner lanciato verso la vittoria per rimettere in moto quell’effetto valanga – il “momentum” – fermato da Hillary in Ohio e Texas, ed ha buon gioco nell’affermare che finora lui ha vinto in più Stati, ha avuto più voti popolari e conta su più delegati, ed è perciò il numero uno della corsa. Con questi argomenti ha rifiutato l’idea lanciata da Bill Cliton di un ticket presidenziale che vedrebbe la moglie presidente e Obama vice, un’accoppiata che secondo l’ex inquilino della Casa Bianca costituirebbe “una forza inarrestabile”. La proposta è stata anche considerata dallo staff di Obama come un tentativo di sminuire il candidato afro-americano, e al tempo stesso di sedurre gli elettori indecisi dicendo implicitamente loro: se vi piacciono entrambe i candidati votate Clinton così avrete anche Obama vicepresidente. Il senatore dell’Illinois ha rispedito al mittente l’invito riaffermando che i democratici devono scegliere “tra passato e futuro”, mentre il suo staff ha sottolineato che invitare Obama a fare il vice significa riconoscere che non è poi così inesperto e inadatto a guidare il Paese come Clinton ha finora sostenuto.

In campo repubblicano si tira un sospiro di sollievo per il proseguimento della lotta fratricida in casa democratica, ma in un certo senso se Atene piange Sparta non ride. Con le scorse primarie  McCain ha raggiunto la maggioranza di delegati necessaria per ottenere la nomination, così il rivale Huckabee si è ritirato dando il suo (freddo) appoggio al senatore dell’Arizona e lo stesso Bush nel parco della Casa Bianca ha dato il suo endorsement all’ex rivale del 2000, dando ufficialmente inizio alla campagna repubblicana per le presidenziali. Nonostante ciò, in Mississippi Huckabee ha ottenuto ancora il 12,5 per cento dei voti, e l’insieme di altri candidati da tempo ritirati l’8,8, certificando così che un quinto dell’elettorato repubblicano ancora non si fida del candidato ufficiale del Grand Old Party. Non stupisce dunque che il primo obiettivo fissato da McCain per i prossimi mesi non sia attaccare i democratici ma “mettere ordine in casa propria”. In primo luogo, il candidato repubblicano in pectore dovrà integrare la propria (piccola) macchina elettorale con quella del partito, e a tal fine ha nominato suoi uomini di fiducia al vertice del Repubblican National Committee (Rnc), che guida la macchina organizzativa del Gop indispensabile per mobilitare gli elettori repubblicani. In secondo luogo, McCain deve affrontare il nodo dei fondi elettorali: al 31 gennaio Obama aveva raccolto 141 milioni di dollari e Clinton 138, mentre McCain si era fermato a soli 55 milioni. Ora il senatore dell’Arizona potrà contare sui 25 milioni già a disposizione del Rnc e soprattutto sul collaudato staff di fund raiser di Bush, e sono già in programmazione una trentina di appuntamenti per convincere i finanziatori repubblicani a sostenere la sua campagna elettorale. Inoltre, ora che è il candidato ufficiale del partito, i suoi sostenitori che hanno già versato individualmente il massimo consentito dalla legge (4.600 dollari) possono appoggiarlo indirettamente dando un ulteriore contributo al partito repubblicano. E’ probabile dunque che McCain sparirà per un po’ dai titoli di testa dei media americani, troppo presi dall’affascinante lotta in campo democratico, ma la sua campagna elettorale non per questo sarà finita anzi sarà cominciata per davvero.

 


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Ma dov'erano i riformisti?
di Daniele Capezzone



In bici nella Berlino degli scioperi
di Pierluigi Mennitti



Kahnemann
ceduto alla politica

di Massimo Lo Cicero



Cuneesi in vetta senza rum
di Barbara Mennitti



Verdone, il passato che non torna
di Domenico Naso



Giovanardi: "Il Pdl diventa repubblica"
di Stefano Caliciuri