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Merkel al Cremlino, fiori e affari per la Germania
di STEFANO GRAZIOLI

[12 mar 08] Dmitry Medvedev non si è ancora insediato al Cremlino, ma ha già cominciato a fare il presidente. Lo scorso weekend ha ricevuto Angela Merkel, primo capo di governo occidentale a prendere la via di Mosca e stringere la mano al successore di Vladimir Putin. Di più. Per la cancelliera tedesca ci sono stati, al castello di Maiendorf, a una decina di chilometri dalla capitale, baci, abbracci e un mazzo di fiori da parte del futuro capo di Stato: l'8 marzo si festeggia anche in Russia. La Merkel ha incontrato naturalmente anche Putin, presidente in carica e futuro primo ministro, nella sua residenza di Novo Ogarevo. Anche qui, sorrisi, galanterie e bouquet profumato. Al di là dei convenevoli e delle dichiarazioni putiniane riportate dai media di mezzo mondo (sulla questione est-ovest: “Sbaglia chi pensa che il rapporto sarà più facile con il mio successore Dmitry Medvedev”; sulla Nato: “Un'espansione senza limiti del blocco militare, nelle condizioni moderne, quando non c'è più un confronto tra due sistemi ostili, è dannoso e controproducente”), occorre chiedersi perché il premier tedesco si sia preso la briga di chiedere udienza al Cremlino appena dopo le elezioni e da Mosca abbiano risposto con estrema velocità. La realtà è che, passando oltre la retorica destinata a soddisfare le esigenze di giornali e tv, tra Germania e Russia le cose vanno a gonfie vele.

Dal crollo del Muro di Berlino, e da quando i tedeschi inneggiavano a Gorby, sono passati quasi quattro lustri, nei quali i rapporti politici si sono fatti intensi e produttivi con enormi ricadute su quelli economici e sociali. Non si tratta solo dei rapporti personali e privilegiati tra Helmut Kohl e Gorbaciov prima, tra Kohl e Boris Eltsin dopo e tra Gerhard Schröder e Putin sino ad un paio di anni fa: indipendentemente dal colore del governo a Berlino e dalla presidenza a Mosca, i due Paesi hanno avviato un processo di avvicinamento e alleanza che si è palesato nei più diversi settori, dalla riunificazione tedesca al no alla guerra in Iraq, dal Nordstream al Petersburger Dialog. Naturalmente, con la Merkel al Kanzleramt la forma è cambiata, più asciutta e sobria; la sostanza è rimasta però identica. Considerando anche il fatto che il nuovo architetto berlinese della Ostpolitik è il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, esponente socialdemocratico e per anni compagno di viaggio di Gerhard Schröder.

Se è giusto quindi ricordare come la Merkel abbia stigmatizzato a più riprese l'involuzione autocratica in Russia e l'emarginazione dell'opposizione (e c'è da pensare che l'atteggiamento non cambierà con Medvedev al posto di Putin), è altrettanto vero che i toni critici della politica scompaiono quando in ballo ci sono interessi economici. Nel senso che se ci guadagna Gazprom, Eon e Basf non ci perdono di certo. E chi se ne importa se in Cecenia i diritti umani si rispettano a fatica o se l’ex primo ministro Mikhail Kasyanov viene escluso dalle elezioni. La Germania è il più importante partner economico per la Russia (davanti all'Italia): nel 2006 il volume commerciale è cresciuto di oltre il 37 per cento, raggiungendo i 53 miliardi di euro; migliaia di grandi, medie e piccole imprese tedesche (4500 in tutto) si sono insediate con successo in Russia. E’ questa la solida base sulla quale crescono esigenze comuni. Angela Merkel, nel suo primo incontro con Medvedev, non ha rilasciato dichiarazioni eclatanti, ma il gesto è stato significativo.

Più chiaramente si è espresso Steinmeier un paio di giorni fa, in un discorso alla Fondazione Willy Brandt: “La Russia è e rimane un partner strategico irrinunciabile, se vogliamo costruire un unico ordine pacifico europeo. Abbiamo bisogno della Russia nella comune responsabilità per la sicurezza e la stabilità, per le questioni energetiche per quelle degli armamenti o della lotta al terrorismo. Abbiamo bisogno della Russia anche se vogliamo rapporti stabili e durevoli in Medio Oriente o nei Balcani. Ma non siamo solo noi ad aver bisogno della Russia. La Russia ha bisogno di noi. E’ un Paese che si trova di fronte a massicce esigenze di modernizzazione: infrastrutture decadenti, grande bisogno di investimenti, enorme dipendenza dall'export di energia, pericolo di deindustrializzazione e incombente catastrofe demografica. In tutti questi settori c’è un urgente bisogno di agire. E in Russia la politica sa che l'Europa è il partner naturale per questa modernizzazione”.



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