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Gianfranco Micciché stregato dalla rete
di PAOLA LIBERACE

[07 mar 08] La campagna elettorale in corso verrà ricordata, tra l’altro, per le feroci battaglie sulle candidature. Non solo quelle per un posto in lista (che nel Partito Democratico si sono già risolte con la vittoria di quella massa di segretarie, portaborse, mogli, figli e parenti che Peppino Caldarola ha definito “la servitù al potere”); ma anche quelle per posizioni più significative (ad esempio, la presidenza della regione Sicilia). Un’altra buona ragione per ricordare la campagna elettorale sarà il ruolo giocato dalla democrazia telematica del web 2.0. E’ vero, Internet non compare per la prima volta da protagonista: già nelle primarie del Pd era stato candidato un blogger di peso come Mario Adinolfi; e sempre attraverso il blog un altro aspirante leader, Beppe Grillo, ha continuato a lanciare nei mesi scorsi i suoi strali antipolitici; per non parlare dello scontro a distanza (ma non troppo) di qualche mese fa tra i blog di Antonio Di Pietro e Clemente Mastella. Stavolta, però, le potenzialità – e i rischi – della partecipazione via Internet sono venute allo scoperto in maniera più sostanziale: e non solo per via della campagna che promette di portare alla Camera un blogger (Edoardo Colombo, titolare de Il Giulivo) tra le file del Popolo della Libertà (malgrado tra queste stesse file vi sia ancora chi ignora la mole di sostenitori del centrodestra in rete), ma anche per vicende come quella dell’iniziativa di Gianfranco Micciché sul suo blog.

 

A differenza di Adinolfi (ma anche di Colombo), Micciché è un politico di professione: uno che ha evocato il seguito dei navigatori in nome di un consenso elettorale pregresso, e non viceversa (per il quale, insomma, il blog è una conseguenza, non una premessa). A differenza di Mastella, d’altro canto, ha un blog ben fatto, tanto graficamente quanto editorialmente, che quanto a numero di visitatori e commenti ha poco da invidiare ai blogger “blasonati”. E però, a differenza di Grillo – e di Di Pietro -, non si è limitato a pubblicare sul blog articoli da tribuno, che vellicano indignazioni scontate, ma è intervenuto in prima persona, parlando dei suoi desideri e progetti, sollecitando pareri e risposte, mettendo in gioco tanto la pubblica azione quanto l’immagine privata. La comunità dei blogger di Micciché, come egli stesso chiama i suoi seguaci in rete, non è un bacino di tifo sfegatato al quale attingere tout court o da brandire come corpo contundente; ma un vero e proprio interlocutore da tenere in considerazione e al quale rispondere delle proprie scelte, anche di quelle più impopolari. Com’è successo in occasione dello scontro recente per la candidatura alla presidenza della regione Sicilia, che ha tenuto il Popolo della libertà con il fiato sospeso per giorni.

 

E’ lo stesso blog di Micciché a testimoniare che sarebbe azzardato ridurre tutta la vicenda – come molti hanno fatto nelle scorse ore – a una semplice questione di poltrone. Mentre il presidente dell’Assemblea regionale siciliana trattava con Berlusconi per sciogliere il nodo che avvolgeva Raffaele Lombardo, Stefania Prestigiacomo e lui stesso, aggiornava costantemente i suoi navigatori sullo stato delle cose: chiamandoli alla “rivoluzione siciliana”, rendendo conto della contrapposizione a Cuffaro, riferendo delle notti insonni e degli interminabili faccia a faccia con Berlusconi. Per giorni, sulle pagine di Gianfrancomicciche.net hanno campeggiato frasi come “vi chiedo di aiutarmi a pensare”, “mi siete stati vicini e siete stati determinanti per la mia scelta”, “la cosa di cui potete stare certi è che avrò bisogno di tutti voi”; e ancora, “mi voglio fidare del blog, ma voi dovete essere così bravi da farmi capire”. Quando i nodi si sono sciolti, con la rinuncia a correre da solo, Micciché nello stesso blog ha raccontato nel dettaglio l’esito, spiegando le sue ragioni, ascoltando la delusione e le perplessità (che non sono mancate), raccogliendo commenti di sostegno insieme a critiche, anche spietate, persino insulti. Fino a quando, fedele alla dichiarazione fatta a Berlusconi di essere “fortemente condizionato dal mio blog”, ha deciso di chiamare direttamente in causa i suoi sostenitori telematici, invitandoli a formare insieme una lista per le regionali. E così li ha convocati in assemblea, lunedì scorso, per raccogliere direttamente le loro indicazioni, continuando a insistere sull’importanza della democrazia partecipata e della condivisione.

 

Stando agli esiti dell’assemblea comunicati nel blog, i blogger avrebbero stabilito di differire l’iniziativa, per comparire con la loro lista alle prossime amministrative; anche se tra i commenti all’ultimo post non sono scomparsi i messaggi di chi dissente, e quelli di chi attende un ultimo pronunciamento diretto di Micciché. E ieri qualcuno dei navigatori, a sua volta titolare di un blog, ha pensato bene di indire un sondaggio online per tastare il polso del web in merito alla decisione, nella convinzione che sia proprio la blogosfera il “destinatario naturale” dell’iniziativa politica di Micciché. Che a questo punto riesca o meno a convincere definitivamente i suoi navigatori, il candidato siciliano ha già segnato un punto a suo vantaggio: è sfuggito all’utopia antipolitica del qualunquismo - elevato dalla piazza del web all’ennesima potenza – che livella ogni dissenso in un borbottio generalizzato. Forse non sarà popolare come Grillo, ma Micciché ha dimostrato di essere un politico vero, che con le ragioni della politica intende contagiare la rete, partendo dalla realtà; anche a costo di rischiare che il contagio gli si ritorca contro.



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