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Il Guardasigilli e i soliti Soloni del nulla
di ENRICO GAGLIARDI

[12 mag 08] E’ incredibile come il nuovo ministro della Giustizia, nonostante non si sia ancora insediato a Via Arenuale e non abbia, di fatto, compiuto alcun atto, nemmeno di ordinaria amministrazione, sia già stato oggetto di attacchi e critiche preventive, ovviamente basate su nessun dato concreto, da parte di chi evidentemente non apprezza Angelino Alfano a prescindere da qualsiasi comportamento possa tenere. Un rimprovero preconcetto, in altri termini pretestuoso e squisitamente politico, nell’accezione peggiore del termine. A menare le danze ha cominciato Antonio Di Pietro che alla poltrona di Guardasigilli aspira praticamente da sempre; il leader dell’Italia dei Valori ha insinuato come la scelta di Alfano sia in realtà una sorta di interposizione fittizia a favore del reale ministro (superfluo nominarlo) Silvio Berlusconi. Tralasciando per un momento l’intento offensivo di dichiarazioni del genere gravemente lesive della professionalità del nuovo Guardasigilli, viene da chiedere in base a quale ragionamento Antonio Di Pietro esprima un giudizio di censura preventiva nei confronti di una personalità verso la quale ha utilizzato parole di stima e considerazione persino l’Associazione Nazionale Magistrati storicamente avversa alle scelte di Silvio Berlusconi in materia di giustizia. Poi la palla è passata a Marco Travaglio che dalle colonne dell’Unità senza mezzi termini ha definito il nuovo Guardasigilli “Vasino, Vasino” sulla scorta del soprannome affibbiato già a Totò Cuffaro.  La sua colpa? Aver baciato un boss mafioso durante un matrimonio, quasi che questo fatto lo qualificasse “de iure” come appartenente a Cosa Nostra.

Resta da chiedere se il giornalista tanto vicino a Michele Santoro chieda il certificato penale a tutti quelli che incontra onde evitare brutte frequentazioni e se in ogni caso il semplice bacio integri la fattispecie descritta dall’articolo 416bis del codice penale, consumata beninteso. Chiude il trittico Giovanni Sartori che in un editoriale sul Corriere di sabato accusava Alfano, ed insieme a lui l’intera squadra di governo, di incompetenza; anche in questo caso medesima osservazione: da quale pulpito di particolare pregio arriva l’ennesima lezione preconcetta? Un’analisi politica che volesse essere davvero ragionata dovrebbe partire dal dato fattuale, dai comportamenti concreti del futuro Guardasigilli e su quelli discutere, criticandoli anche aspramente se necessario. In questo caso invece la critica è preventiva e senza basi concrete. Mentre le critiche di Sartori si dirigono in un determinato senso, più squisitamente politico quelle di Di Pietro e Travaglio invece sono figlie della loro precisa concezione del diritto: dietro le prese di posizioni contro Alfano, dietro quella precisa strategia della delegittimazione del singolo vi è una visione distorta dello Stato di diritto, c’è l’inversione del principio di non colpevolezza e, cosa ancora più grave, il sospetto elevato quasi a certezza giuridica, ad anticamera della verità.

Ecco allora che un bacio ad un matrimonio automaticamente qualifica una persona come “compromessa”. E’ questo l’atteggiamento dal quale tenersi lontano: prendendo posizione rispetto a comportamenti del genere non si intende difendere Alfano quanto ministro della Giustizia nel suo ruolo e nelle sue competenze costituzionali per le quali non ha ancora potuto dimostrare nulla. In tal senso molto più ragionevole è apparsa la posizione de Il Sole 24 Ore il quale ha difeso la figura del nuovo ministro esortando ad aspettare prima di qualsiasi presa di posizione contraria e certamente il quotidiano di Confindustria non può essere considerato un giornale smaccatamente schierato dalla parte del Cavaliere. Nel frattempo tra il silenzio della stragrande maggioranza dei mezzi di informazione, Angelino Alfano ha firmato un provvedimento che commina il carcere duro (il noto 41bis) per alcuni boss mafiosi: se è vero che i fatti parlano più di mille parole, questo del nuovo Guardasigilli rappresenta un atto significativo in opposizione a chi di lui fornisce solamente visioni caricaturali.


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