L’egemonia è finita. Andate in pace

E’ ancora lecito parlare di una cultura della destra e di una cultura della sinistra nell’Italia bipolare? Se è stato il rapporto privilegiato instaurato con la sinistra, e in particolare quella comunista, a costituire uno degli elementi fondamentali della rappresentazione di sé fornita dalla classe italiana degli intellettuali dal dopoguerra ad oggi, quali prospettive di un’apertura pluralista si pongono all’indomani del superamento dell’anomalia politica del nostro paese? La realizzazione di un’alternativa bipolare ha legittimato di diritto la destra italiana all’interno del sistema politico. Un rischio permane: che quell’alternativa non trovi spazi di realizzazione su altre sfere, perseverando nella diabolica, vecchia “logica spartitoria” del potere, tra classe politica al governo e chi detiene il monopolio culturale. Quando Pierluigi Battista, nel suo ultimo libro “Il partito degli intellettuali”, mette in evidenza i motivi del “successo egemonico” dell’intellighenzia comunista in Italia apre la strada ad una serie di riflessioni sul ruolo antagonistico che la destra deve assumere non solo in un ambito strettamente politico. Ed evidenzia come la scelta a sinistra dell’intellettualità nostrana sia stata prevalentemente di carattere etico. Si può ancora oggi essere obbligati a tenere conto di questo elemento di eticità nel prospettare risposte nuove alle richieste di una cultura liberale, intendendo con questo termine proprio l’apertura al pluralismo?

Ideazione.com ha voluto dedicare uno spazio speciale al rapporto tra la cultura e la politica dell’oggi e del domani nel nostro paese, proprio perché riteniamo che su questo rapporto si giochi una parte consistente dello “scontro” tra opposti contendenti. Pluralismo culturale o bipolarismo culturale, cultura di destra o cultura dell’anti-sinistra, una destra alla ricerca di un’identità culturale o piuttosto il superamento della necessità di parlare di una cultura della destra in senso stretto? Questi ed altri gli elementi di riflessione che pongono sul tappeto soprattutto coloro che non appartengono alla schiera dell’ortodossia culturale. “Siamo realmente e definitivamente fuoriusciti - come sostiene Luciano Lanna - dalle culture ideologiche ed egemoniche fondate sul primato della sinistra” grazie all’esistenza di un universo emergente di nuovi elementi propositivi di destra? O piuttosto - come sostiene Domenico Mennitti - appare ormai anacronistico continuare a ricercare una contrapposizione destra-sinistra anche nel campo culturale, poiché la figurazione degli opposti antagonismi ideologici ha davvero fatto il suo tempo ed è giunto il momento che ci si confronti su “politiche concrete e scenari concreti”? La Casa delle libertà può fattivamente rappresentare un momento di superamento rispetto al passato anche nel campo culturale - secondo la visione di Luca Pesenti? E ancora, che cosa ne pensano, in definitiva, i diretti interessati, gli addetti ai lavori, i veri uomini della cultura? (c. viv.)

29 giugno 2001


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L’INTERVISTA
A BATTISTA
www.ideazione.
com/settimanale/
5.cultura/32_15-
06-2001/
vivenzio.htm