E’ la
settimana del G8, il vertice degli otto rappresentanti dei paesi più
industrializzati della terra. Si riuniscono da domani a venerdì ad
Heiligendamm, resort turistico sul Mar Baltico ormai da giorni
circondato da una lunga “cortina di ferro” che rende inaccessibile
il passaggio a tutti, salvo che a residenti e organizzatori
dell’evento.
Ideazione (anche
attraverso i
post del
blog
Walking Class) ha seguito per tempo la marcia di avvicinamento a
questo G8, raccontando il clima sempre più incandescente che si
andava creando. La ripresa delle contestazioni, per qualche anno
sopite nella crisi del movimento no-global, i rischi di
infiltrazioni da parte dei black-block, l’approccio duro che era
stato scelto dai servizi di sicurezza e dal ministro dell’Inteno
Wolfgang Schäuble, tutto questo vi
abbiamo raccontato nei giorni scorsi: il lettore di questa rubrica
non si sarà fatto cogliere di sorpresa dagli scontri che, da sabato
scorso, stanno scadenzando i giorni mancanti all’appuntamento. Ieri
è stata vera e propria battaglia: militare a Rostock, politica a
Berlino.
I
partiti si stanno
rimbalzando appelli a distanziare le proprie posizioni
da quelle della sinistra violenta. La CDU incalza l’SPD e
questa accusa la Linke. Particolarmente duro il segretario
dei cristiano-democratici Pofalla: “Non è più tempo di
equidistanza tra polizia e violenti, gli uomini della
sicurezza sono lì anche per difendere i dimostranti pacifici
ed è una vergogna che i gruppi di autonomi s’infiltrino nei
cortei scatenando gli incidenti. E’ tempo che i dimostranti
pacifici e i partiti della sinistra moderata dicano ai
violenti: noi non vogliamo più vedervi tra noi”. E in
qualche modo i partiti di sinistra prendono le distanze
dalle violenze. Con maggiore nettezza l’SPD (“Nessuna
tolleranza verso i violenti”) con qualche distinguo la
Linke. Il segretario Lothar Bisky da un lato ha condannato
gli scontri (“Il livello delle violenze danneggia le tesi
dei critici della globalizzazione”) dall’altro ha ripetuto a
Schäuble l’accusa di aver
voluto drammatizzare il confronto.
Tuttavia, le autorità italiane faranno bene a seguire con
attenzione il livello della protesta e dello scontro qui in
Germania, giacché poche ore dopo dovranno provare a
contenere in un ambito civile le previste manifestazioni
romane in occasione della visita di George Bush nella
capitale, una volta concluso il vertice di Heiligendamm. Il
ministro italiano Giuliano Amato, è augurabile anche sulla
scorta delle indiscrezioni provenienti dall’intelligence,
sta optando per un approccio morbido delle forze di
sicurezza, diverso da quello adottato qui dal suo omologo
Schäuble. E diverso anche
da quello urtilizzato in occasione del G8 di Genova. Visto
quale fu nel 2001 l’esito del vertice italiano, passato alla
storia come il G8 di Berlusconi ma in realtà – giova
ricordarlo – tutto quanto organizzato dal governo precedente
guidato proprio da Amato, sarebbe lecito attendersi
dall’attuale ministro una prova migliore. Tanto più che Roma
non è Heiligendamm.
In
Germania, resa irraggiungibile la sede del vertice, i
manifestanti stanno dunque invadendo la vicina città di
Rostock, capitale della regione del Mecklenburgo, distante
una ventina di chilometri da Heiligendamm. Rostock è uno dei
principali porti anseatici del paese e in questo aeroporto
atterreranno tra poche ore i voli con i capi di Stato e di
governo. Al secondo giorno di manifestazioni e scontri
(sabato e lunedì, la domenica è stata dedicata anche dai
protestatari al riposo) lo schema appare ormai sempre lo
stesso. La gran parte dei contestatori sfila pacificamente.
Slogan e concetti non sono cambiati rispetto a qualche anno
fa, segno che la pausa di riflessione degli ultimi anni non
è servita ad affinare proposte alternative, nonostante i
temi sul tappeto siano diversi rispetto a quelli di
quattro-cinque anni fa e la globalizzazione ponga sfide
nuove anche a chi non ne condivida i presupposti.
La
scena delle proteste occuperà presumibilmente ancora
l’attenzione nelle ore precedenti l’avvio del vertice. E
speriamo che le notizie extra G8 si fermino a questo, dal
momento che l’intelligence è all’erta per un’altra e più
grave minaccia, quella di un attentato terroristico di
estremisti islamici. Fanno bene le autorità tedesche a non
enfatizzare tale preoccupazione e a non allarmare oltre
misura i cittadini, dopo i più che espliciti richiami al G8
di Edimburgo fatti nei giorni scorsi. Poi il proscenio
dovrebbe passare ai protagonisti, gli otto. Ma dei temi di
cui probabilmente si discuterà ci occuperemo da domani,
cronaca permettendo.
(c)
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