Garibaldi
di Giano Accame


Nizza 1807 - Caprera 1882. Generale, contribuì in modo determinante con la spedizione dei Mille all’indipendenza e all’unità d’Italia, ma diventò straniero nella città natale, ceduta alla Francia. Amato da Bettino Craxi per il suo socialismo umanitario, affermava anche che la guerra era "la vera vita dell’uomo". Vantò quindi i pregi della "santissima carabina" così esortando i genitori italiani: "Spero che sino i bambini vostri eserciterete a quell’arma, ormai baluardo sicuro dell’indipendenza nazionale". Repubblicano, evitò le intransigenze di Mazzini e seguì con la Società Nazionale ideata da Cavour la via unitaria e più “di destra”, riassunta nel motto "Italia e Vittorio Emanuele". Da parlamentare fu contro le tasse. Il 27 dicembre 1875, lamentando “il deterioramento della bella razza italiana, che fa pompa di memorie, ma è inferiore d’assai dai tempi gloriosi di Roma", scriveva al direttore de La Capitale: "Uno Svizzero paga nove lire per essere ben governato. Un Italiano ne paga oltre 50, per essere governato d’un modo che non dirò, poiché sono risoluto di non uscire dalla moderazione adeguata ai tempi". Il senso della misura fu alla base dei suoi straordinari successi come figura emblematica e capo militare.

21 dicembre 2001

 
 

 

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