La Juve
di Gian Piero Boniperti


La Juventus per me è stata tutto. E’ stata la mia vita. Ricordo il primo giorno, legato alla figura di Felice Borel, un uomo stupendo. Feci un provino al giovedì e lui, che era allenatore e giocatore, mi lanciò in gol. Mi volle rivedere la domenica, nella squadra riserve: segnai sette reti, entusiasmai. Nel sottopassaggio mi fecero firmare il mio primo cartellino bianconero, al Barengo andarono 60 mila lire. Da quel momento la mia vita è stata, per oltre cinquant’anni, inscindibilmente legata alla Juventus. Non è soltanto una società di calcio. E’ parte della storia italiana e internazionale, è un modo di vivere molto legato allo stile della famiglia che da sempre ne è il simbolo. Con gli Agnelli, l’avvocato e il dottor Umberto, ho avuto sempre un rapporto molto cordiale, prima da giocatore e poi da dirigente. Direi ottimo, sotto tutti gli aspetti. Una volta feci una battuta, dissi che stare accanto agli Agnelli era un po’ come esporsi al sole: bisogna stare attenti a non scottarsi.

Molti negli anni mi hanno chiesto che cosa significhi realmente “stile-Juventus”. Oggi vorrei dire che quando si parla di stile bisogna appunto ispirarsi proprio allo stile degli Agnelli. La Juventus ha tifosi in tutto il mondo, tanti italiani all’estero si identificano con questi colori. Mi è capitato di trovarne nei posti più sperduti. Il loro entusiasmo è eccezionale, la loro passione esemplare. Ecco, i tifosi sono un patrimonio da coltivare. Chi non è nato juventino è destinato a soffrire perché non è un caso che questa squadra abbia vinto più scudetti di tutte, abbia fornito il maggior numero di giocatori alla nazionale e sia stata la prima a conquistare tutte e tre le coppe europee.

21 dicembre 2001

 
 

 

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