Il libro
di Marcello Dell’Utri


Non ci vollero tanti anni perché dopo l’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg, in Italia si inaugurasse la più bella, la più ricca, la più straordinaria stagione della storia della stampa. Nella bottega dei Manuzio a Venezia, tra la fine del ’400 e gli inizi del ’500, si costruì il primato del libro italiano nel mondo. L’invenzione del carattere “italico”, minuto e nitido, consentì di stampare i primi libri tascabili e Aldo Romano, capostipite dei Manuzio, passò alla storia dopo poco più di vent’anni di attività frenetica e avventurosa. Fu durante questo periodo d’oro che, grazie all’iniziativa imprenditoriale e culturale di uno stampatore, si poterono conoscere i classici greci stampati nella lingua originale con quella perfezione che ci fa apparire il carattere greco quasi manoscritto e la pagina di Aristotele come un insuperabile capolavoro di arte grafica. Il libro italiano perde il suo primato dopo la scompasa di Aldo (1515), ma la sua memoria e la testimonianza dei suoi libri durano ancora oggi insuperati e insuperabili.

Nello stesso ’500 altri grandi stampatori italiani hanno diritto di citazione, e Firenze sembra ereditare la fama di Venezia con i suoi Giunta, Giolito e Torrentino. Ma bisognerà attendere quasi trecento anni, fino alla fine del ’700, per assistere alla nascita di un nuovo grande astro tipografico nel piemontese di Saluzzo, ma parmense di formazione, Giovanbattista Bodoni. Qui il libro italiano riprende il suo primato di livello europeo e mondiale. Bodoni disegna e intaglia un nuovo carattere, il “bodoni” appunto, col quale inciderà in pagine memorabili, anche per l’enorme formato, le opere di Dante, di Omero, di Orazio. Quello che sino a poco fa si è chiamato il secolo scorso e che ora ci appare più antico e lontano, l’800, non ci ha dato grandi stampatori, se non imitatori, anche ottimi, del Bodoni, specie a Milano e in Lombardia. Sarà il secolo scorso che per opera di un umanista tedesco vissuto in Italia e innamorato del nostro paese, Hans Mardersteig, ci restituirà il primato della qualità del libro perché stampato al torchio con i vecchi strumenti della impressione. E’ un vanto per il nostro paese avere avuto (e in parte mantenere ancora nell’era elettronica), raffinati stampatori appassionati di quest’arte magica e straordinaria. Alberto Tallone, Franco Riva, Luigi Maestri, Castiglioni e Corubolo, Alessandro Zanella sono gli epigoni dei grandi “torcolieri” del passato di cui Mardersteig rappresenta il massimo esponente.

21 dicembre 2001

 
 

 

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