Machiavellismo
di Alessandro Campi


Machiavellici gli italiani, cioè adepti dell’arte della dissimulazione, cultori dell’inganno pubblico, del dire senza dire, furbi e sfuggenti, cortigiani sempre in cerca d’un padrone, popolo senza morale e senza credo? Piuttosto machiavelliani, svelti sì, magari anche cinici e disincantati, ma senza doppiezze calcolate, liberi da ogni falso moralismo. Meglio li si direbbe - col loro misto d’umanità e di cattolicissimo senso delle cose - dei “realisti”, con i piedi piantati in terra, gli occhi sempre aperti ed uno strano sorriso (tra l’ironico e l’amaro) sulla bocca, proprio come Niccolò. Gente che di cose ne ha viste, che di uomini ne ha conosciuti e sa dunque che tutto passa e tutto capita nelle umane vicende, e si può dunque credere ed infiammarsi ma senza fanatismi, si può anche piegare la testa ma per poi riprendersi la propria libertà, con quella alternanza di riso e tragedia, di leggerezza e rigore, che altri reputano essere il sigillo della nostra brutta storia ma che noi - appunto realisti machiavelliani - sappiano essere il sigillo della storia di tutti.

21 dicembre 2001

 
 

 

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