Il Corriere della Sera
di Paolo Mieli


In casa mia, quand’ero al liceo, si leggeva il Corriere della Sera. Era il quotidiano a cui collaborava mio padre dopo aver lasciato la direzione dell’Unità ed essere uscito, qualche anno dopo, dal Pci. Ma di cosa fosse il Corriere, mi accorsi, per caso, alla fine degli anni ’70 quando stetti per un periodo all’università di Davis in California. Lì, nella biblioteca, era l’unico pezzo d’Italia che giungeva con una qualche continuità. Un giorno vidi un professore americano che lo sfogliava, leggeva gli articoli più diversi e prendeva appunti. Gli domandai perché lo facesse. Mi spiegò che stava studiando una complessa questione del Quattrocento italiano e che quei dettagli di cui prendeva nota gli erano preziosi per identificare alcuni fili di continuità tra il passato e il presente del nostro paese. Gli chiesi se aveva bisogno di altre fonti, altri giornali di cui avrei potuto con facilità procurargli l’abbonamento. Mi rispose di no, che per un periodo aveva letto anche altri quotidiani e settimanali ma poi aveva capito che la lettura del Corriere gli offriva ciò che era “davvero” necessario per la sua ricerca. Mi fece molti esempi, parlammo per delle ore. Quel giorno capii che il Corriere della Sera è l’Italia.

21 dicembre 2001

 
 

 

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