Cuore
di Ernesto Galli della Loggia

Il papà e la mamma, naturalmente, e poi la mitica terza elementare, i maestri e le maestre, la scuola, il sig. Direttore, i compagni: il tutto sullo sfondo di una Torino soffusa di ricordi risorgimentali ma già trascolorante verso lotte civili di aspro rigore gramscian-gobettiano. E’ di un ligure di Oneglia, di Edmondo De Amicis, il più bel libro scritto, nella forma letterariamente geniale del diario scolastico, sull’educazione di un fanciullo borghese alla serietà della vita. Nel 1886, e dunque con molto patriottismo, molti buoni sentimenti, e perciò inevitabilmente un po’ ipocrita e paternalistico: insomma, ottimo materiale per i cachinni postumi del professor Eco. Ma pure su quei racconti mensili che Enrico Bottini ricopiava così diligentemente si formarono generazioni d’italiani che forse ne ricordarono qualcosa quando gli capitò di vedersela con eventi meno spiritosi dei cachinni suddetti. E gli capitò, oh se gli capitò! Furono gli italiani dei reali carabinieri e dei medici condotti, degli “umili servitori dello stato” e delle “laboriose maestranze”, gli italiani del Piave e di Cefalonia, anche di qualche Gap disperato, di qualche ancor più disperata Brigata Nera. Poi tutto finì, e l’alba sorse radiosa sull’epoca del metodo Montessori.

21 dicembre 2001

 
 

 

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