Un semestre decisivo
di Antonio Tajani

Dal primo luglio l’Italia guida l’Unione in una congiuntura che si presenta delicata e, per tanti versi, unica. Abbiamo davanti molte sfide. Su tutte, quelle che vengono proposte dalla cronaca di queste settimane: la Costituzione europea, la pace in Medio Oriente e l’allargamento. Il nostro Paese ha l’occasione di essere protagonista del rafforzamento del ruolo dell’Unione nel mondo. Per questo obiettivo il governo sta lavorando da tempo e con le idee chiare all’Agenda di presidenza.

Per Forza Italia la partita del semestre deve essere giocata al rilancio. Viviamo un momento di transizione. Le istituzioni che hanno funzionato in un’Unione più piccola paralizzerebbero l’Europa dei Venticinque. Inoltre, le linee guida della politica europea devono essere adattate al nuovo contesto internazionale. L’Italia dovrà dunque avere l’ambizione di cercare nuove prospettive e di trovare il giusto mix fra conservazione ed innovazione. In questa direzione, i deputati europei azzurri potranno dare un contributo significativo: Forza Italia gioca infatti un ruolo fondamentale nel Ppe non solo per il suo consenso elettorale, ma proprio perché è in prima fila nella sfida del cambiamento e delle riforme.

Il mondo ha oggi più bisogno di Europa; e l’Europa ha sempre più bisogno del patrimonio di competenze dei suoi Stati membri. In questa prospettiva, sarà importante serrare i tempi della Conferenza intergovernativa sulla Costituzione europea che si aprirà in ottobre, per arrivare alla firma di un nuovo trattato di Roma al più tardi nel 2004. Con i Popolari europei riteniamo che i risultati della Convenzione vadano difesi. Nel testo approvato si è infatti affermata l’idea di Unione sostenuta dal Ppe. Un’Europa Federazione di Stati-nazione basata sui principi di solidarietà e sussidiarietà e dotata di un’unica personalità giuridica. Un’Europa che decide sui grandi temi e lascia le altre competenze agli Stati, alle regioni, alle grandi città. Un’Unione con un presidente del Consiglio europeo stabile, un ministro degli Esteri e procedure legislative finalmente semplificate. Certo, c’è ancora molto da fare. Da una parte, occorrerà estendere la maggioranza qualificata in politica estera per avere un’Europa davvero protagonista sul palcoscenico internazionale. Dall’altra, occorrerà accentuare nella Costituzione il riferimento ai valori che fondano la Comunità europea. Il Ppe si è battuto con determinazione in Convenzione per il riferimento alle radici giudaico-cristiane, nella convinzione che in questo modo le istituzioni possano innervarsi e divenire più salde.

Quanto alla politica estera, la storia dei Popolari europei ci indica una priorità in quell’amicizia transatlantica che nei decenni ha consentito all’Europa di vivere in pace, libertà e sicurezza. Tale priorità è oggi riaffermata dai Paesi che all’Est hanno vissuto la drammatica esperienza del totalitarismo comunista. L’Italia dovrà operare per ricucire le relazioni fra le due sponde dell’Atlantico dopo le vicende legate alla guerra per la liberazione dell’Iraq. Europa ed Usa hanno infatti, oggi come ieri, un destino comune di fronte alle nuove sfide del terrorismo e della pace mondiale.
Dal Gruppo europarlamentare di Forza Italia viene poi un incoraggiamento al presidente Berlusconi affinché vada avanti nel grande progetto di un’Unione allargata alla Bulgaria ed alla Romania, ma che guardi al traguardo dell’inclusione della Turchia, dei Paesi dei Balcani e poi anche di Israele e della Russia. Questa idea di un’Europa aperta, ricca di tante tradizioni e culture, raccoglie la migliore tradizione del Ppe. A chi teme l’arrivo di nuovi Stati membri dobbiamo ricordare che il mercato e le istituzioni comuni non ripartiscono le ricchezze esistenti, ma le moltiplicano: un percorso comune tra tante diverse Nazioni è la migliore garanzia per il mantenimento in un’area sempre più vasta della pace e della prosperità. Un’Europa che avvii un cammino di questo genere con Israele sarà anche più capace di svolgere un ruolo importante nella ricerca della pace in Medio Oriente.

Nel semestre di presidenza italiana dovranno avere un ruolo fondamentale le relazioni con i Balcani ed il Mediterraneo. E se l’allargamento sarà la strada da percorre sul primo versante, per il secondo si dovrà procedere al rafforzamento del partenariato economico e politico (un nuovo impulso potrà essere dato dalla VI Conferenza ministeriale euro-mediterranea). L’obiettivo è quello di un’Europa equilibrata, quanto ad influenza politica e forza economica, sia sull’asse Nord-Sud che sull’asse Est-Ovest.

Un altro impegno della presidenza italiana, indicato nel programma del Ppe, dovrà essere l’attuazione delle misure decise dal Consiglio europeo di Siviglia in materia di lotta all’immigrazione clandestina, gestione comune delle frontiere esterne, relazioni con i Paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori. La presidenza italiana non dovrà poi dimenticare le comunità di europei all’estero. In questo campo, con l’attribuzione del diritto di voto agli italiani all’estero, il nostro Paese è all’avanguardia. Rafforzare i legami con le comunità di concittadini nel mondo arricchisce quella nazionale di un contributo insostituibile. Per essere in grado di affrontare tutte queste sfide l’Europa dovrà dare un nuovo slancio alla propria economia, nel quadro del Patto di stabilità, attraverso una riforma del proprio sistema di welfare e di previdenza. Il Gruppo azzurro all’Europarlamento sta lavorando da tempo perché si dia seguito alla “strategia di Lisbona” e si detti in sede europea la linea per avere un mercato del lavoro più flessibile e pronto alla competizione globale ed all’innovazione tecnologica. Le iniziative degli eurodeputati di Fi in materia di mercato interno, ricerca, politiche della coesione sociale, forniranno un valido supporto all’azione del governo.

Per rimettere in moto l’economia l’Europa ha bisogno di nuove infrastrutture e di una rete europea dei trasporti. In questa prospettiva, il ministro Tremonti ha proposto un piano per la crescita che prevede opere pubbliche finanziate dai privati e dal mercato con la regia dei governi nell’Ecofin, della Commissione e della Banca europea degli investimenti.

(da Ideazione 4-2003, luglio-agosto)