Le ragioni del Sud
di Raffaele Fitto

Il 2003 è per la Puglia un anno fortunato dal punto di vista della sua politica estera. Nei primi sei mesi la presidenza di turno dell’Unione europea è stata affidata alla Grecia. Tanto permetterà di sostenere, con più forza, la politica mediterranea dell’Unione determinando un più significativo ruolo della Puglia nell’ambito dell’area balcanica e della riva sud del Mediterraneo. Assieme alla nuova Costituzione europea, che la Convenzione partorirà nei prossimi mesi, l’evento simbolo di questa fase storica è l’allargamento a dieci nuovi membri dell’Europa centro-orientale e mediterranea che avverrà ufficialmente nel maggio del prossimo anno. Ma con tutto il rispetto per due nazioni importanti come Malta e Cipro, la dimensione meridionale di questo allargamento è piuttosto modesta, soprattutto dopo lo slittamento al 2007 dell’ingresso di Romania e Bulgaria. Ad essere privilegiate sono le nazioni continentali dell’Europa centrale e quelle baltiche dell’area scandinava. Dall’Estonia alla Polonia, dalla Slovacchia all’Ungheria non sarà il Mezzogiorno d’Italia a beneficiare direttamente dell’apertura dei Confini ad Est. Di certo le regioni del Sud Italia, che rientrano tutte nell’obiettivo 1 dei Fondi strutturali, perderanno significative quote finanziarie per il sostegno allo sviluppo a vantaggio delle regioni dei nuovi Stati, tutte più arretrate delle nostre. E non perché avranno conosciuto una crescita economica ma solo perché si è abbassata la soglia entro la quale si viene considerati poveri.

A un’Unione che valorizza di fatto la propria area nord-orientale occorre contrapporre l’interesse continentale anche per il Sud. E tanto si ritrova nei programmi che le due nazioni mediterranee hanno definito per i propri semestri, riservando un ruolo centrale alla cooperazione con le nazioni balcaniche ed all’avvio di un ulteriore processo per l’allargamento a Sud-Est. Per l’Italia in particolare, il presidente del Consiglio Berlusconi, incontrando il premier bulgaro Re Simeone, ha riaffermato che i Balcani, la Russia e tutto l’Est europeo rappresentano l’area di naturale interesse dell’economia italiana, rilanciando l’interesse del nostro Paese per la realizzazione delle reti infrastrutturali che dovranno collegare la Puglia al Mar Nero attraverso Albania, Macedonia e Bulgaria. In questa cornice che il semestre di presidenza italiano aiuterà a consolidare, la Regione Puglia intende muoversi per fornire, al livello di sua competenza, il proprio contributo. Il fronte meridionale dei Paesi ex-comunisti ha vissuto in maniera più drammatica la fine dei regimi popolari: Romania e Bulgaria hanno tardato a imboccare con decisione la strada di una riforma del sistema politico e burocratico e hanno indugiato ad abbracciare il sistema di libero mercato in economia. L’Albania si è presentata al mondo occidentale con tutte le problematiche di ordine politico-sociale ed economico determinate da quarant’anni delle peggiori dittature comuniste che l’Europa abbia mai conosciuto. La ex Jugoslavia è implosa in una guerra civile che ha riportato, nel cuore del continente, le atrocità dei conflitti etnici.

Per anni la Puglia non ha scorto all’orizzonte del mare Adriatico le opportunità di una nuova era ma i fantasmi di quella passata. Ha fatto fronte con fortezza e umanità ai ripetuti flussi migratori, ha alleviato le sofferenze di quanti fuggivano dalla miseria, ha rappresentato il primo approdo e la prima speranza in un mondo migliore per i tanti disperati. Ma ha anche conosciuto una nuova e più agguerrita criminalità e la ripresa del contrabbando esteso a quanto di più immorale si possa immaginare, armi e uomini. È stata anche avamposto militare durante la guerra nel Kossovo. Ha insomma dovuto sopportare sulle proprie spalle le macerie del crollo del comunismo balcanico, negli stessi anni in cui a latitudini più settentrionali, tra Est ed Ovest ripartiva il dialogo, la collaborazione, lo scambio. Oggi però quella fase è finita. E le nazioni che si trovano dall’altra parte del mare si sono scrollate di dosso il fardello del passato e hanno intrapreso una nuova stagione. Romania e Bulgaria sono impegnate in uno sforzo finalmente sincero per uniformarsi ai criteri richiesti dall’Unione e centrare l’obiettivo di una Ue a ventisette membri che Bruxelles ha dilazionato nel 2007. La Turchia è da troppo tempo in lista d’attesa e la sua adesione è un nodo che dovrà essere sciolto in tempi brevi come spera il nostro Paese che su questo punto si è apertamente impegnato.

In questa scia si è inserita la Croazia che ha appena presentato la propria domanda di adesione e spera nel via libera della Commissione per avviare la procedura. Ma anche gli altri Paesi balcanici, Albania, Bosnia, Serbia-Montenegro, Macedonia, inseriti dalla Ue nel Patto di stabilità per l’Europa sud-orientale, stanno compiendo passi da gigante verso la normalizzazione della vita politica ed economica. La Puglia segue con attenzione tali sviluppi: vi è il chiaro obiettivo di creare una vasta zona di libero scambio tra questi Paesi, che l’Italia deve favorire e promuovere. L’apertura dei mercati e delle frontiere inter-balcaniche potrà cancellare di colpo anni di guerre e di frizioni, aprire una stagione di sviluppo e precedere l’ulteriore integrazione nell’Unione europea. E per cominciare i presidenti di Albania, Bosnia, Croazia, Macedonia e Serbia-Montenegro hanno deciso di far fronte comune per richiedere all’Unione europea procedure rapide per avviare il processo di adesione. Non sfuggirà a nessuno il fronte comune fra Paesi che sino a qualche anno fa si fronteggiavano militarmente. Come non sfugge a nessuno la recente decisione di Serbia-Montenegro di abolire i visti d’ingresso per i turisti dei Paesi dell’Unione europea, degli Stati Uniti ma anche della Slovenia e della Croazia. È un momento di grandi opportunità per i Balcani e l’Europa deve cogliere l’occasione per sanare l’ultima ferita storica del continente.

Tutti dovranno fare la propria parte e la Puglia, per quel che le compete, è pronta a svolgere per intero, il suo ruolo. L’approvazione in via definitiva al Senato del disegno di legge di attuazione della modifica del Titolo V della Costituzione, che regola i poteri esteri delle Regioni, fornisce ulteriori strumenti. Il recente vertice di Bari dell’Iniziativa adriatico-jonica ha rilanciato la nostra Regione al centro dei nuovi equilibri geo-politici dell’Europa sud-orientale. Le iniziative della Fiera del Levante in Albania testimoniano una vocazione commerciale pugliese che vede nei mercati dell’Oriente il proprio punto di riferimento. In tale rinnovato scenario, la Giunta regionale in specifica seduta monotematica convocata, emblematicamente, il 31 maggio 2003, ad Otranto, ha approvato una serie di iniziative operative per migliorare il supporto alle imprese pugliesi che già da tempo operano nei Balcani e che sempre più dovranno farlo nei prossimi anni. Tra queste particolare importanza assume l’apertura di un ufficio della Regione a Tirana che rappresenterà una prima antenna per capire le esigenze e le specifiche necessità di chi opera in quel contesto.

Cooperazione tra regioni e partenariato

Nella stessa riunione di Otranto, la Giunta regionale ha varato lo schema di un disegno di legge sul partenariato per la cooperazione nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Interreg. III: 24 articoli che si propongono di sostenere i rapporti di cooperazione tra i Paesi. Gli interventi previsti sono sintetizzabili in azioni di partenariato tra comunità vicine, in particolare transfrontaliere; in cooperazione tra comunità distanti per territorio e per cultura; sul rafforzamento della capacità complessiva della Puglia a sostenere queste azioni. Una particolare attenzione è dedicata dal disegno di legge alla promozione della cultura dei diritti umani per l’affermazione dei quali, in un’ottica europeista, sono previste iniziative di sensibilizzazione e di educazione a sostegno della cultura della pace. Un ruolo fondamentale è attribuito ai giovani per cui la vocazione europea non è solo retorica ma prassi quotidiana e orizzonte naturale del loro futuro. Le iniziative programmate in specifico piano triennale saranno realizzate attraverso la approvazione di piani annuali di attuazione. È solo l’inizio di un percorso che porterà le due sponde dell’Adriatico a rinsaldare i rapporti culturali, sociali ed economici che hanno fatto di questo mare una delle culle della civiltà europea.

(da Ideazione 4-2003, luglio-agosto)