Musica e leggende nel Salento incantato
di Pierluigi Mennitti

La strada che porta in Salento si srotola come una lingua infuocata nelle pianure arse del Tavoliere foggiano, costeggia l'Adriatico che all'altezza di Bari è già blu come la notte. Scende giù dall'Appennino e schiva la Murgia, fino a Brindisi e oltre, poi diventa piatta. Una lunga striscia d'asfalto senza più sussulti, senza più ostacoli che sembra non finire mai. Benvenuti nel Finisterre italiano, la terra perduta nell'abbaglio della luce meridiana, dove il sole non riscalda, brucia. Benvenuti alla porta d'Oriente, dove se lascierete andare le manopole della radio sarà difficile captare una stazione italiana. E invece vi perderete nelle litanie che viaggiano con il vento, sulle onde corte delle stazioni radiofoniche dell'Epiro, dell'Albania, del Montenegro e della Serbia.

Benvenuti in Salento. La Grecìa salentina, luogo d'incroci e mescolanze, di tradizioni e di austerità. E anche di turismo: belle città, belle spiagge, bel mare. Non perdetevi Lecce, Otranto, Santa Cesarea, Castro, Gallipoli, i Laghi Alimini e Santa Maria di Leuca. Ma è altrove che vorremmo condurvi. Nei luoghi del passato e del presente, in un Salento che di notte balla al ritmo della pizzica e di giorno scruta con angoscia le montagne d'Albania. Un Salento musicale e fiabesco, dove il bagliore del sole bianco, troppo bianco, suscita le stesse allucinazioni delle nebbie nelle terre di Avalon. Può capitare dunque di perdersi nell'interno, dove gli ulivi si attorcigliano smilzi sui tronchi, la terra è rossa come la lava di un vulcano e i paesini sembrano usciti da un catalogo di viaggi greco. Le strade piatte e dritte ingannano. Da qualche parte si uscirà e invece è un labirinto, fatto di vie che s'incrociano ma non si curvano e che si perdono nel nulla dell'afa di mezzogiorno. Percorrete quelle strade verso l'oblio e, appena potete, fermatevi in una piazza, laddove l'ombra di un palazzo taglia a fette l'esistenza: forse risuoneranno i motivi della pizzica, la musica tradizionale salentina.

Una musica antica che affonda le sue radici negli studi antropologici sul sincretismo e sul tarantismo, e una musica moderna che fonde i suoni del Salento con quelli gitani delle orchestre balcaniche e con quelli berberi delle coste del Magreb. Ripescate in libreria il libro di Ernesto De Martino, "La terra del rimorso", Est-Il Saggiatore, 396 pagine, lire 20.000, un reportage antropologico del 1959 nelle campagne della Puglia alla scoperta del mistero dei tarantolati. E ascoltate le musiche degli Zoé racchiuse in due CD, "Terra" e "Sangue Vivo", quest'ultimo colonna sonora del film omonimo del regista Edoardo Winspeare. La pizzica è musica e ballo e di notte le piazze della Grecìa salentina si riempiono di note e di gente che si dimena ricalcando i movimenti tragici e ossessivi dei loro nonni e dei loro bisnonni. Ma non fatevi ingannare: hanno tutti trascorso l'inverno a frequentare i corsi di ballo, perché la pizzica è diventata un business e il Salento ha un cuore antico e una mente moderna.

Ancora un paio di suggestioni musicali. Il Trio Aldo Nichil ha pubblicato un CD dal titolo "Nichil" che raccoglie le musiche di un altro film di Winspeare, "Pizzicata". Il gruppo etnomusicale salentino Alla Bua ha invece dato alle stampe il CD "Stella lucente", sonorità a cavallo tra la musica salentina e quella greca. Non abbiamo segnalato i prezzi dei CD perché, come in Irlanda, se avete la fortuna di assistere ai concerti, sarà più facile acquistare i CD a prezzi stracciati. Altrimenti vi toccherà andare nei negozi e lì il prezzo risente della distribuzione commerciale.

Per completare suggeriamo anche tre libri. Due classici come "Otranto" di Roberto Cotroneo, Oscar Mondadori, 263 pagine, lire 14.000, la storia di una restauratrice olandese che si perde nelle tracce delle sue origini familiari e "L'ora di tutti" di Maria Corti, Tascabili Bompiani, 335 pagine, lire 15.000, la ricostruzione romanzata dello sbarco dei turchi ad Otranto con un vivido affresco del Salento del Quattrocento. Quindi un canovaccio moderno, per comprendere le inquietudini contemporanee di queste terre: "Diario mediterraneo" di Raffaele Nigro, Laterza, 334 pagine, lire 28.000, storie dell'incontro-scontro tra Oriente e Occidente che ogni notte e ogni giorno si materializza nei gommoni degli immigrati che approdano sulle coste. Speranze, illusioni, incomprensioni, contrasti e dolori. Guardando l'azzurro del mare, ricordate che la Finisterre salentina è anche un ponte (e una diga) verso i Balcani.

27 luglio 2001

pmennitti@hotmail.com



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LINK:

LA PIZZICA

digilander.iol.it/
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SANGUE VIVO
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DIARIO
MEDITERRANEO

www.laterza.it/
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