Dalla ripresa economica il riscatto politico
di Larry Kudlow

Dopo l'atroce crimine commesso dai terroristi contro gli Stati Uniti e il resto del mondo civilizzato, è necessaria un'inversione di rotta delle politiche americane se vogliamo usare la mano pesante che Dio ci ha dato. Siamo in guerra. E la guerra cambia tutto, comprese le politiche. Ora dobbiamo adottare politiche di guerra. Nella carneficina e l'immane sofferenza c'è un grido d'allarme che deve essere ascoltato allo stesso modo da democratici e repubblicani: viviamo in un mondo pericoloso e non dobbiamo mai dimenticare quanto sia importante mantenere le nostre difese per preservare la libertà e la democrazia e il nostro modo di vivere.

In termini finanziari questo costerà centinaia di miliardi di dollari. E sia. E' nel secchio della difesa della libertà. Venderemo buoni del tesoro per finanziare la sicurezza militare. I buoni finanzieranno l'investimento nella libertà. Allo stesso modo l'invasione terrorista di oggi cambia tutto in termini di politica economica. Per sostenere la ripresa della sicurezza nazionale abbiamo bisogno di azioni aggressive che stimolino la ripresa economica. Venti anni fa Reagan sosteneva che il declino economico americano negli anni Settanta aveva incoraggiato l'intraprendenza e l'espansionismo sovietico. Reagan sapeva che la ripresa economica nazionale avrebbe assicurato la ripresa internazionale all'estero.

In un interessante libro del professore Gary Dean Best, intitolato "Pride, Prejudice, and Politics", si sostiene una tesi simile sul legame fra la politica economica interna e la politica di sicurezza internazionale. Il professor Best osservava che il fatto che gli Stati Uniti non riuscissero a riprendersi dalla depressione - quando persino alla fine degli anni Quaranta il tasso di disoccupazione era ancora al 14,6 per cento - creò l'impressione che il paese, afflitto da problemi economici, sarebbe stato un giocatore debole sulla scena politica mondiale. Semplicemente Best sosteneva che la debolezza economica interna aveva incoraggiato Hitler e il Giappone all'estero.

In termini odierni, non si può fare a meno di chiedersi se i gruppi terroristici di base in Medio Oriente non pensino che i governi produttori di petrolio che li sponsorizzano possano semplicemente cambiare faccia, diminuire la produzione del petrolio, indebolendo così ancora di più l'economia americana. E' esattamente una coincidenza che le azioni terroristiche tese a chiudere Wall Street, a chiudere il Pentagono e persino a chiudere il governo americano, siano avvenute subito dopo l'arrivo di cattive notizie economiche e dopo una flessione del mercato azionario?

Non importa quali saranno i costi, gli Stati Uniti devono essere pronti a risanare la loro economia. Bisogna allontanare ossessioni ingiustificate sul debito pensionistico. Questo è il momento di adottare stimoli fiscali e monetari aggressivi per promuovere la crescita e la libertà finanziaria. Bisogna immediatamente attuare sostanziali tagli fiscali per gli individui, le aziende e gli investimenti di capitale. Minori tassi fiscali aiuteranno la ripresa riducendo i costi di produzione e di investimento stimolando, al tempo stesso, un ritorno economico imprenditoriale. Il Federal Reserve Board deve aumentare in maniera sostanziale le riserve bancarie per riliquefare il sistema finanziario e l'economia. Bisogna prendere con decisione misure per promuovere la produzione energetica.

Qui a New York, con la distruzione del World Trade Center, quelli di noi che appartengono alla comunità finanziaria soffriranno per la triste e tragica perdita di mariti e mogli che lavoravano Downtown. Molti di noi che hanno a che fare con la politica e il governo conosceranno persone che hanno perso la vita nei dirottamenti aerei. Mentre soffriamo, la nostra rabbia esige un'immediata rappresaglia americana che elimini i criminali terroristi e gli stati che li hanno sponsorizzati. Sappiamo chi sono. Sappiamo dove sono. E speriamo e preghiamo che il presidente Bush prenda provvedimenti immediati ed efficaci.

Ma fra la sofferenza e la rabbia, nessuno di noi dovrebbe perdere di vista l'obiettivo a lungo termine che è quello di preservare la nostra libertà e la nostra democrazia. E' un obiettivo che riguarda la sicurezza nazionale ed è anche un obiettivo di sicurezza economica. Quello che è successo oggi cambia tutto. Dio ci dia la forza di imparare da ciò e di fare le cose giuste.

14 settembre 2001

da National Review on line

(traduzione dall'inglese di Barbara Mennitti)