"Lo scudo stellare è più vicino"
intervista a Ludovico Incisa di Camerana di Cristiana Vivenzio

Americani, il giorno dopo. Nessuna commiserazione, nessuna debolezza, nessuna retorica, nessuna colpevolizzazione. Orgoglio e voglia di ricominciare, più forti che mai. Come si confà al popolo più potente del mondo. Nel perfetto rispetto di loro stessi, e della loro identità, gli statunitensi si stringono compatti attorno al loro presidente, nonostante ad essere messo in discussione sia stato proprio uno dei punti di forza della superpotenza mondiale: la sicurezza del territorio. Le reazione della prima ora sembra non tradire le aspettative di tutti coloro che hanno creduto fermamente nelle capacità reattive del popolo-modello. "Quanto è accaduto - afferma l'ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana - è certamente una grossa scossa dal punto di vista psicologico per gli americani. Ma non dobbiamo dimenticare che gli Usa hanno una mentalità, una tradizione, una visione del mondo tipicamente puritana, per cui chi è colpevole va punito, in cui il senso della giustizia non può essere conciliato con il sentimento del perdono. Certo, difficilmente si acconsentirà ad una ricerca prolungata dei colpevoli". 

Quale sarà la reazione statunitense di lungo periodo?

La strategia americana dipenderà molto dalla possibilità di individuare i responsabili di quanto è accaduto nei giorni scorsi. Certo, in ogni caso scatteranno tutte le misure reattive tipiche della lotta al terrorismo. 

Gli Stati Uniti si troveranno d'ora in poi a gestire le scelte di politica estera anche, e soprattutto, alla luce della propria vulnerabilità?

Sicuro. Ma quanto è accaduto non fa che rafforzare le scelte di politica estera di Bush. Lo scudo spaziale è vero che non difende da attacchi terroristici di questo genere ma certamente previene ipotesi ben peggiori, come un attacco nucleare. Oltretutto, credo che l'attentato terroristico agli Usa non faccia che avvalorare la proposta di un'estensione dello scudo spaziale anche ad altri paesi, come l'Italia, per esempio. Poiché significherebbe assicurare un sistema di protezione per tutti quei paesi a rischio terrorismo. 

E l'Europa, i paesi della Nato, la stessa Italia quale posizione dovranno assumere? 

I paesi dell'Alleanza atlantica devono continuare a dare, come è stato fatto, un chiaro segno di solidarietà agli Stati Uniti. Ciò può avvenire attraverso la dimostrazione di una piena disponibilità operativa, per esempio rendendo possibile l'impiego delle basi militari, come avvenuto per l'intervento in Kosovo. E' questo il momento di dimostrare la reciprocità del principio di solidarietà. Contravvenire a questo impegno significherebbe correre il rischio di avallare una politica isolazionista degli Usa. Isolazionismo inteso non tanto come disinteresse statunitense nei confronti dello scenario mondiale quanto piuttosto come precisa volontà da parte americana di agire autonomamente e di intervenire in quello scenario indipendentemente dalla volontà o dalle scelte degli alleati politici. Se poi il timore è quello di esporsi troppo non possiamo dimenticare che tutti i paesi europei, per un motivo o per un altro, potrebbero essere oggetto di ricatti terroristici . un pericolo che gli occidentali debbono scongiurare tutti insieme.

Come cambierà alla luce degli eventi la politica nel Medio Oriente?

Come ha detto giustamente il nostro ministro degli esteri: "Nulla è come prima, tutto è cambiato". Vero è che nello scenario mediorientale continueranno ad esserci quanti vogliono la guerra. Così come continueranno ad esserci quanti assumeranno posizioni apertamente anti-americane. Naturalmente però questo non vuol dire avallare le azioni terroristiche. Anche gli arabi sanno che gli Stati Uniti sono il paese più potente del mondo e nessuno di loro avrà il coraggio di porsi su posizioni di aperta ostilità. E soprattutto ora che non esiste più l'Unione Sovietica a spalleggiarli. Sanno che fare una cordata unica anti-americana sarebbe un vero e proprio rischio di annientamento per loro.

14 settembre 2001

cvivenzio@ideazione.com