La difficile ricerca del colpevole
di Rodolfo Bastianelli

Cercare di identificare i colpevoli e colpirli. Un collegamento logico quando si tratta di agire nei confronti di gruppi la cui responsabilità risulti chiara e facilmente identificabile ma che in questo caso invece presenta non poche difficoltà. Infatti, sotto la comune etichetta di "fondamentalisti islamici" si nasconde una serie infinita di gruppi che spazia dai più piccoli e disorganizzati movimenti fino alle grandi organizzazioni che dispongono di mezzi e coperture in quasi tutto il mondo. Sarebbe questo il caso di Osama bin Laden, il multimiliardario saudita da tempo rifugiatosi in Afghanistan sotto la protezione del regime integralista dei Talebani e che potrebbe essere tra i pochi in grado di organizzare un'azione così grave, visto l'estrema pianificazione con cui è stata preparata. Ma anche in questa, che al momento appare l'ipotesi più probabile, il da farsi si presenta complicato.

Bin Laden infatti non risiede in un punto determinato dell'Afghanistan ed un eventuale attacco potrebbe trasformarsi in un fallimento, come fu in occasione della rappresaglia decisa da Clinton nell'agosto del 1998 in risposta agli attentati contro le sedi diplomatiche statunitensi in Kenya e Tanzania. Sarebbe tuttavia errato ridurre il problema del fondamentalismo islamico alla sola organizzazione di Bin Laden. Il terrorismo integralista si è potuto espandere anche e soprattutto grazie al sostegno offerto da una serie di stati, primi fra tutti Iran e Irak ma anche Afghanistan e Pakistan. Nonostante il nuovo corso che il presidente moderato Khatami sta cercando di intraprendere, Teheran rimane tuttora un punto di riferimento per alcuni gruppi terroristici attivi in Medio Oriente come gli "Hezbollah", i quali godono del sostegno degli elementi più conservatori presenti nel regime iraniano. Un coinvolgimento diretto di Teheran sarebbe però, a detta di alcuni osservatori, da escludere sia per i rischi che questo comporterebbe che per i pessimi rapporti esistenti tra l'Iran ed il regime dei Talebani.

Improbabile pare invece un coinvolgimento dei gruppi estremisti palestinesi attivi nei Territori. Pur avendo un largo sostegno tra la popolazione, questi movimenti, vuoi per la loro organizzazione vuoi per la scarsezza di mezzi disponibili, non appaiono in grado di portare a compimento azioni al di fuori del territorio israeliano.

Resta quindi estremamente difficile accertare le responsabilità degli esecutori e dei mandanti, anche perché non si può eliminare l'ipotesi secondo cui gli attentatori proverrebbero dall'Arabia Saudita o da altri stati arabi moderati o che siano addirittura residenti negli Stati Uniti, circostanza questa che renderebbe lo scenario ancora più inquietante. Appena sono apparse chiare le dimensioni della tragedia, diversi esponenti politici americani hanno paragonato gli attentati alle Twin Towers di New York e al Pentagono all'attacco giapponese contro Pearl Harbor del 1941. Dimenticando però di aggiungere una differenza sostanziale: in quel caso gli esecutori avevano un nome e la divisa di un esercito regolare. Oggi non solo non sappiamo chi siano i responsabili ma non sappiamo nemmeno come quantificare l'entità della risposta una volta che questi siano stati identificati.

14 settembre 2001

rodolfobastianelli@tiscalinet.it