Il federalismo della Terra di mezzo
di Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro


Dai “Campi Hobbit” ai no global G-ottini, sono stati in molti, nel corso degli anni, ad allungare le mani su J.R.R.Tolkien, a “tirarlo per la giacchetta”, ad arruolarlo d’imperio fra le proprie fila. Tentativi pretestuosi. L’autore del “Signore degli Anelli” non si presta a classificazioni arbitrarie entro le caselle grigie della politica. Di se stesso egli diceva: “Le mie opinioni inclinano sempre più verso l’anarchia (intesa filosoficamente come abolizione di ogni controllo, non come uomini barbuti che lanciano bombe), oppure verso una monarchia non costituzionale. Arresterei chiunque usi la parola stato (intendendo qualsiasi cosa che non sia la terra inglese e i suoi abitanti, cioè qualcosa che non ha né poteri né diritti né intelligenza); e dopo avergli dato la possibilità di ritrattare, lo giustizierei se rimanesse della sua idea!”. Non a caso, anche il suo mondo immaginario pare ispirarsi a questa regola.

Nella Terra di Mezzo, malvagio è colui che, non accontentandosi dei doni ricevuti da Dio, intende accaparrarsene altri e quindi - non pago del governo su se stesso - desidera governare gli altri. Il corollario non scritto è che più una persona viene privata del libero arbitrio (cioè: più viene governata), più essa smarrisce se stessa ancor prima della sua libertà. Sauron non è circondato da uomini liberi, ma da servi; i quali, a loro volta, sono a tal punto spiritualmente e moralmente corrotti da essere indistinguibili l’uno dall’altro. Anche Saruman, lo stregone complice del male, cade vittima della tentazione tipica dei re-filosofi descritti nella Repubblica di Platone: desidera forse il “bene comune”, e ritiene che soltanto la sua saggezza sia in grado di procurarlo. Gli uomini saranno felici solo quando qualcuno saprà costruire per loro una rotaia, quando porrà su tale rotaia un treno e quando essi prenderanno ordinatamente posto sul convoglio e seguiranno graziosamente gli ordini impartiti dal volto benevolmente arcigno del Potere. Ancora una volta, quando l’utopia diventa realtà, i binari smettono di essere d’oro e i vagoni si rivelano piombati. Per contro, un paese nella Terra di Mezzo è tanto più libero quanto meno il suo governo è invasivo.

La Contea degli Hobbit è una “nazione” sostanzialmente priva di governo, le cui quattro parti (i “Decumani”) sono per giunta legati da un patto di tipo federale. Anticamente la Contea era governata da un re, che aveva la sua sede a Fornost (Roccanorda): sede di cui, al tempo della Guerra dell'Anello, restavano solo le macerie infestate dalle erbacce. Del governo, d’altra parte, nessuno avverte il bisogno o la mancanza: "ogni famiglia si occupava dei suoi affari". Dal che si deduce che la società, lasciata a se stessa, riesce a trovare un ordine e un equilibrio spontanei. Una delle due cariche istituzionali rimaste è quella di Conte, detenuta dalla famiglia Tuc. Il Conte è il Giudice Supremo della Corte di Giustizia, il presidente dell'Assemblea Nazionale e il capo dell'esercito Hobbit, tutte istituzioni che esistono solo in periodo di emergenza (cioè praticamente mai): il titolo di Conte è più un'onorificenza che una carica. L'altro pubblico ufficio, che continua ad avere una funzione reale, è quello del Sindaco di Pietraforata, carica elettiva che dura sette anni e viene rinnovata alla Fiera Gratuita sui Bianchi Poggi, in concomitanza con la festa Lithe di Mezza Estate. Il ruolo del Sindaco di Pietraforata è presiedere i banchetti festivi, nonché occuparsi dei Servizi di Messi e della Guardia Nazionale (è infatti anche Ministro delle Poste e Primo Guardacontea).

I Guardacontea erano sostanzialmente l'unica forza dell'ordine presente; il loro ruolo è, ufficialmente, vigilare sulla sicurezza personale degli Hobbit, anche se "si occupavano molto più degli smarrimenti di animali": il che la dice lunga sul livello di criminalità nella Contea. E infatti ve ne sono solo dodici, tre per ogni Decumano, e la loro unica "uniforme" è una piuma sul berretto. Ce n’è pochi altri, in numero variabile, per sorvegliare le frontiere ed impedire a qualsiasi straniero "di dare fastidio". E’ il caso di notare che, quando la Contea viene occupata dagli uomini di Sharkey e questi vi applica la propria posticcia “razionalità” (nutrita di autentici “piani quinquennali”), la burocrazia si moltiplica e l’ordine spontaneo si dissolve in un uniforme grigiore. Tolkien, poi, afferma esplicitamente che le uniche leggi esistenti vengono attribuite dagli Hobbit ai tempi del re, e sono rispettate spontaneamente in quanto ritenute "antiche e giuste". Tali leggi - che evidentemente delineano un regime di common law, basato sull’autorevolezza più che sull’autorità - dovevano in sostanza sancire quello che, con Murray N. Rothbard, ci piacerebbe chiamare “assioma di non aggressione”: nessuno ha il diritto di aggredire la persona o la proprietà altrui.

11 gennaio 2002

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