“Frodo vive!”. Etica ed estetica
di Ivo Germano


Venerdì prossimo a Milano ci sarà l'anteprima del "Signore degli Anelli": film più descritto che atteso, la cui sceneggiatura è tratta da quello che è stato considerato il maggior successo librario dell’intero Novecento, uscito per la prima volta nel 1954. Per più di un motivo siamo invidiosissimi che il nostro amico Maurizio Cabona se lo sia “pappato” alla première a Londra dell'8 dicembre. C'è che prima della trilogia di guerre stellari, quella tolkieniana rappresenta l'esercizio dello sconfinamento e dello spiazzamento. Esiste una vera e propria etica della “terra di mezzo”: libertaria, eterodossa ed irregolare. Che poi un filologo e linguista abbia concepito la Terra di mezzo come quel mondo secondario e subcreato, popolato da draghi ed elfi, maghi e miti cosmogonici, rende l'idea della trasmutazione del medioevo e del fantastico in una fascinazione assoluta.

Per dirla alla Geminello Alvi, Tolkien ha trascorso “una vita fuori del mondo”: prediligeva i fulmini rispetto ai lampioni, insegnava ai suoi studenti oxoniani ad amare i cavalli che nitriscono e non le automobili che rombano. Non avrebbe quagliato né con Benjamin né con Juenger, figurarsi con Marinetti. Strano a dirsi per un autore insigne ed estroso, associato a sentimenti aristocratici, cattolico britannico e certamente antimoderno, che avrebbe affascinato contemporaneamente i ragazzi italiani del Fronte della Gioventù e gli studenti hippyes e freak dei campus americani. Con il nuovo film è immaginabile, ma non augurabile, che si scatenerà la polemica fra i tolkieniani della prima ora - quelli che affrontarono l'orpello ideologico per leggersi in santa pace il libro del sudafricano tolkien - e quelli che resteranno per la prima volta infatuati dalla magia cattiva e arcigna di Saruman e Frodo. Con l'umano troppo umano Aragorn e la dolce Arwen.

La verità vera è che Tolkien come Collodi assunse l'impegno di spiegare il mondo degli adulti ai bambini. Che questo mondo non andasse alla grande se ne era accorto fra le trincee della Somme. La modernità materialista era una dimensione non gli era simpaticissima. Meglio pensare a persone in miniatura capaci di cambiare - negare? - la realtà. Buona visione o lettura? A voi la scelta. Già che ci recitino Ian MC Kellen e Viggo Mortensen è un motivo in più. Etica ed estetica. Come scrivevano i contestatori di Berkeley sui muri: “Frodo lives!”.

11 gennaio 2002

ivogermano@libero.it





 


 
 

 

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