Pitigrilli
di Fabio Andriola
La bussola di Dino Segre, in arte Pitigrilli, ha sempre puntato
Oltralpe. L'asse privilegiato era quello che, in direzione Nord
Nord-Ovest, collega la natìa Torino a Parigi. Col tempo l'ago ha,
però, indicato anche altre direzioni, soprattutto l'Est europeo e
il Sud America dove il nome di Pitigrilli dice ancora molto, ma
Parigi - finché Piti fu Piti e cioè fino all'8 maggio 1975 - restò
la città modello, in tutti i sensi. Non solo ci passò una buona
fetta di vita ma fece di tutto, prima di farsi parigino lui
stesso, per portare un po' di Parigi in Italia. Lo fece da par
suo, con un discreto successo nonostante una spiccata propensione
all'intempestività. Correva l'estate 1924 quando, varando in piena
crisi Matteotti le sue Grandi Firme, ammise candidamente di aver
come modello il periodico transalpino La vie parisienne. Non si
sorprese nessuno: già qualche anno prima Mussolini l'aveva
definito "uno scrittore francese che scrive in italiano". Per
Mussolini non era propriamente un complimento, per Pitigrilli sì.
Il suo essere "italiano globale", più umorista che scrittore
erotico anche se la fama vuole esattamente il contrario, lo portò
ad essere tradotto in circa venti lingue (russo ed ebraico
compresi) già negli anni Venti, di essere attaccato da fascisti e
snobbato prima e odiato poi dagli antifascisti al tempo stesso, e
di ritrovarsi a pensare che, in un Paese divisi tra quelli di
"Strapaese" e quelli di "Stracittà", il vero dilemma era tra "StraParigi"
o "StraMontparnasse".
Un dilemma che non sciolse mai anche perché, tra fine anni Trenta
e metà dei Cinquanta, dovette passare i suoi giorni prima tra il
confino di polizia, Torino e Roma, poi in Svizzera e infine in
Argentina. All'ombra di Peròn si riscoprì giornalista di razza, fu
pioniere della tv dei gauchos (con un programma di esoterismo di
gran successo) e fece finta di non ascoltare le accuse che lo
volevano spia dell'Ovra tra i fuoriusciti di Parigi. Accusa che lo
insegue ancora oggi ma che sembra trovare creduloni e cultori solo
in Italia. All'estero di Piti si legge e si racconta molto ancora
oggi: sue edizioni pirata circolano in Ungheria e Polonia, ma
anche in Brasile. In Germania il suo editore è lo stesso di
Moravia, Fassbinder nei giorni prima della morte sognava (e siamo
negli anni Ottanta) di fare un film dal romanzo Cocaina. Un sito
internet (www.pitigrilli.com) raccoglie messaggi di fans di tutto
il mondo. E in Italia, editori pigri ripubblicano solo un paio di
volumi facendo la felicità di chi vive delle bancarelle dell'usato
dove i libri e le riviste di Pitigrilli non conoscono tramonti.
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