Guglielmo Marconi
di Maurizio Gasparri
Guglielmo Marconi, l'inventore della radio, è stato un
protagonista della storia mondiale e, soprattutto, un grande
italiano. Collegò le due sponde dell'Atlantico, come Cristoforo
Colombo. Come Leonardo e Galileo Galilei fu un creatore puro, un
eccezionale artefice del progresso scientifico e tecnologico. Fu,
Guglielmo Marconi, il primo autentico protagonista della
globalizzazione. Centouno anni fa, il 12 dicembre 1901, grazie al
suo genio, il segnale radio varcava per la prima volta l'Oceano
Atlantico. Da Poldhu, in Gran Bretagna, a Saint John in Canada,
giunsero gli impulsi che con tre brevi segnali comunicavano la
lettera S dell'alfabeto Morse.
L'esperimento transoceanico, che seguiva di appena sei anni il
primo tentativo di trasmissione a breve distanza nella villa di
famiglia di Pontecchio (Bologna) dimostrò, in barba ai molti
scettici, che le onde elettromagnetiche possono superare gli
ostacoli naturali. La radio poteva arrivare ovunque, rendendo più
piccolo il villaggio globale. Fu un'intuizione incredibile,
prodigiosa, che un giorno avrebbe portato a Marconi un
riconoscimento mondiale, il Nobel per la fisica (1909), e un
seggio al Senato. Eppure lui al tempo dell'esperimento - che aprì,
di fatto, la strada alle più moderne risorse tecnologiche - era
solo un giovanotto autodidatta di ventisette anni. Un'invenzione
simbolo della libertà, destinata a cambiare la storia, la sua, e
anche a salvare molte vite: come nel 1912, quando - grazie al
segnale lanciato dal Titanic poco prima che s'inabissasse - 706
passeggeri furono soccorsi, sopravvivendo al disastro.
Marconi rappresentò anche la sintesi perfetta del talento e della
potenzialità italiana che si fa largo nel pianeta. Creò, infatti,
un vincolo tra il mondo della tecnica e quello dell'industria,
fondendo - come Leonardo - teoria e pratica, intuizione e
realizzazione, inventiva e applicazione. La sua nave-laboratorio -
"Candida nave che navighi nel miracolo e animi i silenzi" scrisse
Gabriele D'Annunzio - si chiamava Elettra, come la figlia (con la
quale l'anno scorso il ministero delle Comunicazioni ha voluto
celebrare il centenario della radio). E fu con quella che
attraversò - primo vero navigatore globale - decine di volte
l'Oceano, perché navigare necesse: per confrontarsi, sperimentare
ancora, avvicinare due mondi. Il Times di Londra, quando scomparse
nel 1937, profetizzò che "quando gli storici ripercorreranno il
ventesimo secolo vedranno in Marconi l'uomo più significativo
della nostra epoca, l'uomo da cui la nostra era prenderà il nome".
Ma forse la sua migliore definizione fu quella scritta da
D'Annunzio sulla sua tomba. Un epitaffio che sintetizza la
prodigiosa statura di un uomo che "diede con la sua scoperta il
sigillo a un'epoca della storia umana".
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