Guareschi
di Sandro Bondi
Per Giovannino Guareschi (nato a Fontanelle di Roccabianca nel
1908 e morto a Cervia nel 1968) il suo Mondo Piccolo e lo
straordinario successo della serie cinematografica dedicata a Don
Camillo e Peppone hanno rischiato di rappresentare una camicia di
forza. Primo, perché si è tentato di rincantucciarli nel limbo dei
"B movie". In secondo luogo, perché il successo dei film ha messo
nell'ombra (complice l'ostracismo della critica togata) la bravura
letteraria di Guareschi, nel delineare la saga di Brescello, ma
anche nei quadretti di vita familiare, nelle prose giornalistiche,
nell'attività di illustratore. Guareschi è un grande esempio di
"scrittore popolare" della nostra storia letteraria (tra i
pochissimi, nell'Italia del dopoguerra) e un grande esempio di
moralista, nel senso più nobile del termine.
Con la schiena talmente dritta, da aver pagato di persona colpe
non sue (la pubblicazione di due lettere attribuite in un primo
momento ad Alcide De Gasperi) e da risultare tra i pochissimi
giornalisti italiani ad essere finito in carcere per aver fatto,
in buona fede, informazione. Ma nonostante questo - o forse anche
per questo - è stato uno degli scrittori italiani del Novecento
più conosciuti, letti e tradotti nel mondo. Le sue opere, che
affondano le radici in una realtà tutta italiana (se non padana),
sono state tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più
note sino all'islandese, al serbo, al croato, all'araba, al
lituano, al vietnamita. E in tutte le lingue del mondo hanno
entusiasmato i lettori per quel Mondo piccolo. Guareschi, insomma:
locale e globale. Un italiano universale.
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