Carmelo Bene
di Pietrangelo Buttafuoco

L'importante salma di Carmelo Bene non può certo essere collocata nel pantheon degli italiani illustri, bensì in quello dei meridionali fondamentali. Al Sud del Sud dei santi, Carmelo Bene incarna il tipo dell' "artista fuori dall'arte". In lui tutto è altrove: a teatro, nella pagina da lui scolpita, nello sguardo cinematografico dove trafisse quel vortice mai concluso della danza di Salomè. Ebbe anche il gusto nazional-popolare del match televisivo (lasciava dentro casa il televisore perennemente acceso ad audio spento). Fu sublime quando, dopo aver proclamato "Io non esisto", degnò di uno sguardo complice Roberto D'Agostino che gli chiedeva: "Ma allora, se non esisti perché ti tingi i capelli?". Troppo insopportabile per il pensiero corrente, Carmelo Bene. Egli appartiene ai nemici. S'incantò davanti all'apparizione in tv di Totò Riina. A Salvador Dalì chiedeva tutto, ma proprio tutto, di Josè Antonio Primo de Rivera. Natura insopportabile la sua. Da piccolo, lui che si abituò a giocare con Adriana Poli Bortone, impresse nell'economia dei ricordi questa immagine: "Ascoltavo alla radio i cori dell'esercito tedesco. Saranno stati diavoli, ma cantavano come angeli". Lui stesso fu un angelico demone.


 

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